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Cesare Malfatti racconta la sua Città Esposta

Cesare Malfatti è un musicista milanese che vanta molte collaborazioni, sia come musicista sia come produttore, con artisti come Afterhours, Dj Graff, Otr, Casinò Royale, Ritmo Tribale, Out of Body Experience, Mau Mau, Syria, ma noto a molti per due progetti storici dei quali è parte integrante: i La Crus, con Mauro Ermanno Giovanardi e Alessandro Cremonesi, e The Dining Rooms, con Stefano Ghittoni.
Dopo lo scioglimento dei La Crus nel 2007, si è dedicato anche alla carriera da solista. L’ultima sua avventura si chiama Una Città Esposta, un lavoro incentrato su Milano, realizzato in collaborazione con ExpoinCittà e che prende spunto dall’iniziativa “Milano A Place to BE”.
Abbiamo incontrato Cesare in occasione dell’ultimo video realizzato a Brera per questo progetto.

Cesare Malfatti Credit: Mariagrazia Giove

Cesare Malfatti Credit: Mariagrazia Giove

EVERYDAYLIFE: Prima di parlare del progetto vorrei sapere qualcosa del tuo rapporto con Milano, sia personalmente sia musicalmente: come la vivi e come consideri la realtà milanese?
CESARE: Da milanese, ossia da uno che ha sempre vissuto qua, ho un po’ di difficoltà a valutare Milano. Ultimamente mi sembra abbastanza cambiata, non per fare pubblicità al periodo post Expo però mi sembra più viva, anche in un certo senso un po’ più fricchettona, meno attenta al lavoro (inteso come lavoro impiegatizio con i ritmi sfrenati), un po’ più divertente e divertita come città. In generale però non ho mai vissuto tanto in altre città per poter dire Milano è diversa, o meglio stare a Milano. Tra l’altro sono praticamente nato e vissuto sempre nella stessa zona di Milano, a parte dai 13 ai 20 anni i cui i miei si sono trasferiti fuori città e lì ho capito cosa vuol dire essere a Milano, però è più un rapporto fra la provincia e la città. Sono sicuramente legato a Milano e ho vissuto e goduto del fatto che è una città grande, metropolitana, con tantissime possibilità di arricchimento culturale e di vita. Sicuramente è la città del Nord Italia più europea, più legata alla parte alta di questo continente e dopo l’Expo lo è diventata ancora di più.

Per esempio qui vicino alla zona Navigli il rifacimento della Darsena è un cambiamento grosso, passare di lì a qualsiasi ora del giorno e vedere quel tipo di vita, in un certo senso anche avere un posto dove perdere la giornata, è una cosa nuova per Milano.
Musicalmente, Milano rimane una tappa fissa per quasi tutte le band medio grandi che arrivano in Italia, però alla fine degli anni Novanta si poteva andare a vedere un concerto quasi ogni sera, c’erano posti come il Tunnel, il Rolling Stone, i Magazzini Generali… Anche oggi ci sono il Biko, l’Ohibò, il Magnolia, ma è la fascia più alta che manca rispetto ad allora. Prima potevi vedere in questi luoghi i Portishead o i Massive Attack, ora li puoi vedere in realtà molto più grandi. C’è da dire che purtroppo crescendo si sta meno attenti a tutte le proposte, si sta più in casa, ma seguendo meglio le programmazioni, oggi ci sono di nuovo molte cose interessanti da vedere.

EVERYDAYLIFE: Parlando de La Città Esposta, ti hanno proposto o sei stato tu a scegliere questo progetto?
CESARE: No, l’ho inventato io e sono andato io a propormi. Tutta la genesi di Una Città Esposta è questa: ho saputo quasi un anno prima del periodo dell’Expo, quindi nel 2014, che Alessandro Cremonini, il terzo dei La Crus, stava lavorando con Filippo Del Corno, assessore alla cultura di Milano, a un progetto che poi è diventato Expo in Città, che prevedeva la scelta di sei icone d’arte che potessero rappresentare i sei mesi dell’Expo. Cremonini insieme a Del Corno ha scelto le opere e si è inventato uno slogan che era “Milano A Place To BE”, in cui BE fosse l’iniziale di alcune parole che rappresentassero le sei icone: BEginning, associata all’opera di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato; BEloved, il tema dell’amore rappresentato dal Bacio di Hayez; BElong rappresentata dall’icona dell’appartenenza, Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello; BEside indica la solidarietà raffigurata dalla Pietà Rondanini di Michelangelo; BEyond indica è il guardare oltre con il Concetto Spaziale – Attesa di Lucio Fontana; per finire BElieve con l’icona che invita a credere, ossia L’Ultima Cena di Leonardo.
Quando ho sentito di questo progetto ho pensato che potesse essere una cosa bella farne un disco scrivendo sei canzoni, il cui testo parlasse delle opere scelte. All’inizio avevo dato il compito ad Alessandro di fare i testi, però lui è sempre molto impegnato, infatti anche se è il terzo La Crus e si è sempre occupato dei testi, non ha mai fatto un concerto con noi!

Lo Sposalizio della Vergine, Raffaello Credit: Mariagrazia Giove

Lo Sposalizio della Vergine, Raffaello Credit: Mariagrazia Giove

I testi tardavano ad arrivare, allora dopo un po’ ho chiesto il permesso ad Alessandro di proporre questo lavoro ad altri autori tra cui Francesco Bianconi, che ha aderito subito e in due settimane ha preparato due testi (Concetto spaziale e L’ultima cena). Con l’adesione di Francesco si è un po mosso tutto perché ho fatto sentire i due pezzi a Paolo Benvegnù, che a sua volta mi ha fatto altri due testi. A quel punto si svegliato anche Alessandro Cremonesi, che ha fatto Lo Sposalizio della vergine, poi Luca Morino… Ho chiuso i sei pezzi e poi ho allargato il progetto con altre sette opere d’arte o storie particolari minori, per rappresentare anche una Milano non ufficiale, fatta di piccole storie oppure di monumenti strani, divertenti. Storie che potessero rappresentare Milano in maniera più attuale e contemporanea. Le opere sono legate a Milano perché sono nei musei di questa città, invece le storie sono più legate al territorio, più strane, come la storia del Teatro Continuo.

Sono state scritte 13 canzoni, per le quali ho fatto tutti gli arrangiamenti e le linee melodiche anche del cantato. È nato così questo progetto; una volta finito sono andato a proporlo all’assessore Filippo Dal Corno e abbiamo pensato di fare i video nei musei con l’esecuzione delle canzoni e le opere d’arte come sfondo.
È quindi partito il progetto, i cui video si stanno concludendo solamente adesso per problemi burocratici non legati al comune di Milano, ma alle opere di Brera. Problemi che si sono sbloccati con il nuovo direttore James Bradburne. Con Lo sposalizio della Vergine siamo riusciti a concludere tutti e sei i video. Sarebbe bello ora riuscire a portare avanti il progetto producendo dei video anche per le altre sette storie e opere che raccontano Milano.
Il progetto è legato all’Expo in quanto l’obiettivo era mostrare le bellezze di Milano a chi arrivava per l’occasione, ma è un progetto che può continuare.

La Pietà Rondanini, Michelangelo

La Pietà Rondanini, Michelangelo

EVERYDAYLIFE: Qual è il tuo rapporto con l’arte?
CESARE: Il mio rapporto con l’arte è nato con questo progetto. Non sono mai stato un grande appassionato, mi piace fotografare, vivere quelle che possono essere le bellezze e le caratteristiche di un paesaggio, ma non sono mai stato un esperto d’arte. Ho scoperto il valore di queste opere e le storie che ci sono dietro proprio con questo lavoro.
È stato molto bello riuscire a entrare nei musei e fare delle esecuzioni in luoghi che normalmente sono poco aperti ai visitatori, se non a quelli interessati.

EVERYDAYLIFE: Quale di queste opere ti ha maggiormente coinvolto ed emozionato, anche nella composizione?
CESARE: In realtà gli abbinamenti sono stati fatti dopo. Tutto è partito con Francesco Bianconi, al quale ho dato due pezzi che pensavo potessero piacergli ed è stato lui ad abbinarli alle due opere. Quindi sono stati gli autori a indirizzare le associazioni delle melodie alle opere. Io avevo una serie di idee musicali molto più ampie. Sono partito da una trentina di composizioni che sono diventate 13 canzoni. Gli abbinamenti si sono creati man mano. Ci sono stati anche diversi cambiamenti, per esempio all’inizio il testo de Il quarto stato doveva essere scritto da Manuel Agnelli, oppure La Pietà Rondanini doveva essere fatta da Vinicio Capossela. Ci sono stati tantissimi giri, contatti, autori interessati che poi non sono entrati a far parte dei disco. Ci sono tante idee che si sono sviluppate ma che poi non sono state realizzate.

Il Quarto Stato, Pellizza da Volpedo

Il Quarto Stato, Pellizza da Volpedo

EVERYDAYLIFE: Però potrebbero uscire in un secondo momento?
CESARE: Sì forse sì, c’è la possibilità di fare Una Città Esposta 2. Ci sono anche molte cose che potrebbero essere fonte di ispirazione per altre canzoni, perché c’è una Milano nascosta che ha un suo fascino.
In realtà io credo che ci siano in tutte le città! All’inizio del progetto Francesco Bianconi disse che l’idea di legare delle canzoni alle opere d’arte nelle città si potrebbe trasmettere anche ad altre città italiane, pensa a Roma, Firenze…

EVERYDAYLIFE: Scendendo nel dettaglio di queste canzoni legate ad opere “altre”, come mai hai scelto due targhe?
CESARE: Quando ho coinvolto Luca Gemma, lui mi ha detto che da tanto tempo voleva fare un progetto che raccontasse le storie strane delle targhe commemorative che ci sono a Milano. Fra quelle di cui mi ha parlato, ne ho scelte due. La prima che riguarda una targa nel Cimitero Monumentale sulla tomba del figlio di Mozart: questa targa commemora l’esistenza sulla terra del ragazzo ma non descrive assolutamente che cosa egli abbia fatto, l’unica sua importanza era l’essere figlio dell’illustre musicista! L’altra targa invece ricorda che all’Osteria della Pesa, tuttora attiva, Ho Chi Minh ha fatto il cuoco negli anni Trenta. Gemma avrebbe voluto fare tutto un disco su questo tipo di targhe, io gli ho detto che gli volevo rubare l’idea e gli ho chiesto due testi su queste due targhe.

L.O.V.E., Cattelan Credit: Mariagrazia Giove

L.O.V.E., Cattelan
Credit: Mariagrazia Giove

EVERYDAYLIFE: Dato che le composizioni sono state fatte prima, e le associazioni con i testi e gli autori dopo, quali sono le combinazioni che ti hanno emozionato di più?
CESARE: Uno degli abbinamenti testo-opera d’arte che mi piace molto è la descrizione de Il Quarto Stato di Benvenù, perchè legge il quadro in una chiave ancora più moderna del quadro stesso. Ma anche il concetto spaziale di Bianconi, perché è una lettura di quello che ha significato il quadro, di tagliare la tela, che descrive quell’epoca, che è stata anche importante per Milano, e fa capire che solo a Milano si poteva avere il coraggio di tagliare una tela e farla diventare un’opera d’arte. Anche il testo di Luca Lezziero sul dito di Maurizio Cattelan che si chiama L.O.V.E. (Acronimo di Libertà-Odio-Vendetta-Eternità), ed è una mano intenta nel saluto fascista ma con tutte le dita mozzate, eccezion fatta per il dito medio. L’ironia è che si trova davanti alla Borsa di Milano, e in più negli anni è diventata anche un dormitorio di barboni di notte, ancora di più una contrapposizione fra il tempio economico nazionale e la realtà dei senzatetto.

Ogni canzone è legata a tantissime cose e storie. Ho appena fatto un concerto a Roma e avevo il timore di concentrare un concerto tutto su questo disco, invece mi sono lasciato andare nel raccontare le storie prima di ogni canzone e al pubblico è piaciuto tantissimo. Io ho sempre cercato di evitare di parlare ai concerti invece mi sono reso conto che che questo tipo di album ha bisogno di questo.

EVERYDAYLIFE: Diventa un’interazione che avvicina il pubblico a quello che c’è dietro e dentro una canzone.
CESARE: Si, alla gente piace capire il significato delle parole di una canzone, perché non è sempre immediato.

EVERYDAYLIFE: Inoltre si parla di storie vere di una città, di una realtà comune.
CESARE: Speriamo nella continuazione di questo progetto perché, a mio parere, la musica ha il potere di arrivare alla gente meglio di qualsiasi altro mezzo di comunicazione, allora ben vengano le canzoni che trasmettono un messaggio culturale o sociale!

Il Bacio, Hayez

Il Bacio, Hayez

L'autore: MariaGrazia Giove

Collabora con etichette discografiche e con riviste musicali e di viaggio, nazionali e internazionali, sia come fotografa che come editor e critica musicale. Ideatrice del progetto Musica Nomade dove fotografia, musica e territorio si intrecciano in un forte messaggio culturale.

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