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Claudio Pelizzeni: travel blogger in tutto il mondo, di casa a Piacenza

Sul viale Facsal piovono foglie dai platani. «Sono cresciuto su questo viale – dice Claudio Pelizzeni – dove i miei ricordi sono solo prime volte: la prima compagnia, la prima ragazza…». So che è abituato al grande spazio del mondo, ma gli chiedo di restringerlo in una città. La sua Piacenza. «Dove – ammette – qualche volta mi sento forestiero».

Originario di Piacenza, Claudio Pelizzeni dopo essersi licenziato gira il mondo come guida turistica, e per terapia. Abbiamo fatto un giro con lui in cittàI chilometri fatti non li conta più, i paesi attraversati sono più di ottanta, ma di preciso non lo sa neppure lui. D’altronde le esperienze non sono riducibili a numeri. Nei ritagli di tempo, capita però che Claudio Pelizzeni, travel blogger, metta ancora piede a Piacenza. Mi racconta la sua storia a ritmo di passo, per le vie della città. Da quel giorno che ha detto ai colleghi di banca: io vado per il mondo. Aggiungendo: lo faccio a piedi.

Originario di Piacenza, Claudio Pelizzeni dopo essersi licenziato gira il mondo come guida turistica, e per terapia. Abbiamo fatto un giro con lui in città

La sua scelta, che definisce «una lucida follia», lo ha condotto attraverso 44 nazioni, senza l’ausilio di aerei, cinque continenti camminati per mille giorni. Un po’ sogno, un po’ scommessa, anche perché ad accompagnarlo c’è il diabete di tipo 1. «Non era previsto parlarne, poi ho compreso che il mio viaggio poteva rappresentare una testimonianza per chi è nelle mie condizioni». Storie raccontate sul suo blog Trip Therapy, come quella in Nepal, dove «in un orfanotrofio di Alapot, sistemavo le grondaie e facevo il muratore, e ho conosciuto 18 fratellini». E altre che hanno reso la terapia del viaggio un nuovo atteggiamento nei confronti della vita. «Dobbiamo cercare di realizzare i nostri sogni, tutti abbiamo dei talenti. Vanno scoperti e coltivati».

Originario di Piacenza, Claudio Pelizzeni dopo essersi licenziato gira il mondo come guida turistica, e per terapia. Abbiamo fatto un giro con lui in città

Il nostro camminare si ferma in via San Siro. «Nella mia micromappa cittadina non può mancare l’Irish Pub. Quando non sai dove andare, vai all’Irish e trovi da fare due chiacchiere e una buona birra». È qui che riprendiamo a parlare. Claudio organizza tour esperienziali: Myanmar, Patagonia, Giappone per citare gli ultimi. «Viaggi in cui metto la faccia. In Marocco, ad esempio, con un gruppo abbiamo accompagnato una famiglia berbera durante la migrazione sulle montagne dell’Atlante».

Originario di Piacenza, Claudio Pelizzeni dopo essersi licenziato gira il mondo come guida turistica, e per terapia. Abbiamo fatto un giro con lui in città

Porta a spasso circa 200 persone ogni anno. Lo scorso autunno, però, ha indossato i panni del pellegrino e si è avventurato da solo, zaino in spalla, fino a Santiago de Compostela. Con il voto di silenzio. «Dobbiamo imparare di nuovo ad ascoltare». Ogni viaggio è legato a un piccolo rito che lo precede e lo segue. «La sera prima della partenza e quella in cui ritorno è ormai prassi cenare alla Pizzeria L’Undici. Sai, la pizza è la cosa che mi manca di più quando sono via». Non solo. «Naturalmente penso molto alla famiglia e agli amici, con i quali mi ritrovo spesso alla Birreria Christiania, garanzia di una buona bruschetta».

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Ora camminiamo davanti alla Libreria Feltrinelli, dove in vetrina è esposto “Il silenzio dei miei passi” (Sperling & Kupfer), il suo libro che racconta del viaggio a Santiago. Guarda la libreria e dice: «Ecco un’acquisizione più recente, un altro luogo di Piacenza che sento ormai un po’ mio».

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Da quel viaggio è nato un progetto – «L’idea di un altro pellegrinaggio, quello buddista degli 88 templi sull’isola di Shikoku» – ma anche un paragone – «Se cerco il silenzio qui, lo trovo in Valtrebbia. Non a caso, per andare a Santiago, sono partito da Bobbio». Ci salutiamo nei chiostri di San Sisto davanti all’effigie che riproduce la Madonna Sistina di Raffaello, un tempo custodita nella chiesa. Claudio ha messo il campobase qui vicino, «in attesa di mollare gli ormeggi».

L'autore: Filippo Lezoli

Giornalista, si interessa di arte e dintorni. Gli piace camminare per le strade raccogliendo appunti, osservare le persone e lasciarsi attrarre dai luoghi. Perché, scriveva Caproni, "non sei mai dove sai".

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