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Monte Maddalena: il regno del Downhill bresciano

A 15 minuti di tornanti da Piazzale Arnaldo a Brescia, simbolo di mondanità e mocassini, nascosta nel bosco e lontano dai sentieri più frequentati dagli amanti del trekking, si allena un’insospettabile comunità di sportivi pazzi, perseguitori di adrenalina almeno quanto gli skaters da bowl e gli snowboarders da park.
Il monte Maddalena, alle spalle di Brescia, è tappa fissa per amatori di ogni disciplina. Basta trovarsi lì e guardarsi intorno in un qualunque giorno della settimana, dopo l’orario di chiusura degli uffici, e si nota il brulicare di gente che lì ci va per sudare.

Ci sono i ciclisti che scalano, con le tutine e le loro biciclette da corsa da 8 kg e 8 mila euro. Ci sono i mountain bikers d’asfalto, con qualche rarissima spruzzata di fango sulla schiena. Ci sono i runners da salita, una passione che non capirò mai. Ci sono i gruppetti di signorine che camminano con i capelli legati e il cellulare in mano, che fanno la camminata in Maddala per tonificare il sedere, due volte alla settimana quando non piove e non fa né troppo caldo né troppo freddo. Nei giorni giusti il cielo è perfino punteggiato dai colori delle vele dei parapendiisti, che si lanciano dalla cima e si godono il panorama e il silenzio.

Difficile però immaginare che tra le fronde ci siano dei pazzi (davvero non trovo un altro aggettivo) la cui passione è lanciarsi in bicicletta in un sentiero sterrato in mezzo ai boschi, passando a pochi centimetri dagli alberi a 50km all’ora. Curve paraboliche, salti lunghi fino a 5 metri, passaggi sulle pietre e radici un po’ ovunque lungo il percorso. Se passi nei pressi del tracciato della Cagnolera o della Susy in un giorno di allenamento probabilmente la prima cosa che noti è il rumore che fanno le biciclette per le sollecitazioni del terreno scosceso.

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Photo credits: Matteo Morandi

Senti arrivare i rider nel silenzio del bosco, quando ancora sono 30 metri sopra di te, passano veloci e in un attimo non li vedi più. Le bici da downhill sono super ammortizzate, la divisa comprende casco integrale da moto cross, paraschiena e protezioni varie, e ovviamente GoPro incollata sul casco. Lo scopo del gioco è gestire la gravità, lasciarla andare finché si riesce a stare sul track, gestire i colpi delle radici sotto le ruote e non farsi scaraventare nella stratosfera dal salto successivo. “Stay on the bike, stay on the bike!” ripete Brad Pitt nel narrare la sua visione della MotoGP. Percorrendo la Cagnolera a piedi penso che quel mantra dovrebbe essere tatuato sulla corteccia di ogni albero distante meno di un metro dalla pista.

Per la visita dello spot contatto Federico, un amico che ha sempre girato in mountain bike e da poco più di un anno si è avvicinato al mondo del downhill (un braccio rotto all’attivo in 14 mesi, un giorno ha preso la linea sbagliata di una delle paraboliche più veloci della Cagnolera e la bici l’ha scaricato contro la parete).

La Cagnolera

La Cagnolera

Organizziamo per un giorno e un orario della settimana in cui siamo assolutamente sicuri di trovare poco traffico: pericolosissimo percorrere i trails a piedi, anche se la regola tra i riders è di “rallentare e salutare” quando si incontra un pedone, cercando di non spaventare nessuno per il bene della convivenza. Mi faccio spiegare un po’ come funziona il mondo del downhill in città. Sul monte Maddalena esistono quattro trails: la Cagnolera, la Susy, la Margherita e la Musa. La Cagnolera e la Susy sono i due più battuti: il primo (dislivello 300m) inizia e finisce lungo la strada che dal centro città arriva al piazzale sulla cima, il secondo, molto più lungo, parte nei pressi del ristorante Grillo e finisce al villaggio Montini. Entrambi sono stati trasformati e adattati al downhill dai rider fautori del Team Brescia Dh nel corso degli anni. Passione e litri di sudore per spalare, espiantare e livellare il sentiero esistente: un po’ come i carcerati che si scavano l’uscita di galera, i riders si sono scavati la libertà di divertirsi in Maddala. Ora hanno il loro paradiso a pochi minuti dalla città, una realtà più unica che rara. Basta cercare in rete ed è subito chiaro che lo spot è un cult per la comunità downhill del nord Italia.

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Photo credits: Federico Benedetto

Il problema è la risalita, spiega Federico: il downhill, lo dice la parola stessa, si pratica in un solo senso, ovvero dall’alto verso il basso. Bici e protezioni sono troppo pesanti per risalire pedalando, inoltre già la discesa è faticosissima a quelle velocità, quindi i riders si organizzano in staffette di 6 o 7 con il furgone. A Brescia purtroppo non ci sono impianti di risalita come in altri park nel nord Italia, ma questo forse rende il tutto ancora più figo.
Il Team Brescia Dh si allena qui e gestisce gli spot. A loro va il merito di aver creato questo gioiello, e se vi va di provare l’ebbrezza del downhill a Brescia c’è la Downhill Academy che organizza tutto per voi: noleggio attrezzatura, corsi e risalita. In bocca al lupo e ricordatevi di stringere forte quel manubrio.

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Photo credits: Matteo Morandi

 

L'autore: Leonardo Maccagnola

Leonardo Maccagnola si occupa di mobile marketing e progetti di comunicazione come freelance. Appassionato di bella musica e film con tanti cattivi, dorme tantissimo, è dipendente dal tabasco e ha paura dell’arrivo delle AI. Vuole diventare nomade digitale per cambiare nazione due volte l’anno.

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