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Il Teatro Trieste 34 di Piacenza, dove si va in scena ma anche in ostello

Sono fermo davanti a un muro giallo che illumina la mattina di primavera. Si ferma un furgoncino bianco, un uomo scende e comincia a caricare delle ramazze, le scope di saggina degli spazzini. Filippo Arcelloni sta sbaraccando gli attrezzi di “Rifiuti a Manovella”, lo spettacolo per bambini che si è tenuto il giorno prima. Del Teatro Trieste 34, il cui nome è preso in prestito dalla via, Arcelloni è il direttore artistico, di quelli che fanno un po’ tutto, per necessità e forse anche un po’ per piacere, di quelli che quando ti elencano quel “tutto” posizionano il termine “direttore artistico” in coda alla lista. È il “Factotum” di questo spazio, che con i suoi 99 posti è l’unico teatro indipendente di Piacenza e provincia: tra i 40 e i 50 spettacoli all’anno, che significa su per giù 400 eventi e 17.000 spettatori circa dal giorno dell’apertura, nove anni fa.

In un ex capannone industriale degli anni '50, sorge il Teatro Trieste 34: teatro indipendente di Piacenza, diventato da poco anche ostello

Foto di Filippo Lezoli

Filippo, insieme ai suoi collaboratori Ottavia, Claudia, Stella e Alberto, offre una rassegna che va dagli spettacoli visual comedy, basati sulla figura del clown contemporaneo, in cui il linguaggio del corpo prevale sulla parola, fino alla narrazione, al teatro d’attore, e poi danza contemporanea, teatro per bambini, improvvisazione. 

In un ex capannone industriale degli anni '50, sorge il Teatro Trieste 34: teatro indipendente di Piacenza, diventato da poco anche ostello

Foto di Filippo Lezoli

Il colore esprime un carattere. Dice Arcelloni: «La maggior parte dei teatri sono scuri. Io volevo un luogo che emanasse energia e, non senza la perplessità di chi me li ha venduti, ho scelto questo giallo acceso e il verde chiaro». Com’è il tuo teatro giallo? «Deve fare sentire la gente a proprio agio. E deve presentare spettacoli gradevoli e inusuali, ma comprensibili».

In un ex capannone industriale degli anni '50, sorge il Teatro Trieste 34: teatro indipendente di Piacenza, diventato da poco anche ostello

Foto via Facebook

Si dice: tutta la vita è teatro. Allora chiedo ad Arcelloni di pensare a Piacenza e di scegliere uno spazio cittadino che abbia una natura teatrale. Nomina la Cavallerizza, oggi è il luogo dove sorge Eataly, ma un tempo era l’area delle scuderie del convento di Sant’Agostino. Poi mi prende per la gola. «La pasticceria Groppi, qui in via Trieste. Un luogo speciale. A Natale ho fatto lì alcuni spettacoli come “La scuola dei lupi cattivi”. Si terminava mangiando panettone e dolci».

In un ex capannone industriale degli anni '50, sorge il Teatro Trieste 34: teatro indipendente di Piacenza, diventato da poco anche ostello

Foto di Filippo Lezoli

A febbraio il Teatro Trieste ha inaugurato il suo ostello nella stradina di fianco, a due passi, in via Trento: 10 posti letto e tre sale polifunzionali con impianti audio e luci. «Accoglierà chi fa corsi e laboratori, ma anche i pellegrini della via Francigena».

In un ex capannone industriale degli anni '50, sorge il Teatro Trieste 34: teatro indipendente di Piacenza, diventato da poco anche ostello

Foto via Facebook

Così scopro che Arcelloni va oltre il palcoscenico, che ha percorso il cammino di Santiago de Compostela e fa parte degli hospitaleros, coloro che accolgono i pellegrini in viaggio. «Un aspetto che è anche legato al teatro. Per me è fondamentale l’accoglienza, l’empatia che si crea con le persone, ecco perché prima dello spettacolo mi piace parlare con chi è tra il pubblico, anche se non lo ho mai visto prima. Negli ostelli è interessante trascorrere giornate con persone di tutto il mondo, cenare e parlare con loro».

In un ex capannone industriale degli anni '50, sorge il Teatro Trieste 34: teatro indipendente di Piacenza, diventato da poco anche ostello

Foto via Facebook

E magari scoprire che al proprio destino non si scappa. «In una di quelle cene stavo raccontando della commedia dell’arte facendo esempi di linguaggio maccheronico. Uno dei pellegrini, mai incontrato in precedenza, mi guarda e mi fa: lei dovrebbe darsi al teatro».

L'autore: Filippo Lezoli

Giornalista, si interessa di arte e dintorni. Gli piace camminare per le strade raccogliendo appunti, osservare le persone e lasciarsi attrarre dai luoghi. Perché, scriveva Caproni, "non sei mai dove sai".

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