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La Trieste Selvatica di Luigi Nacci: sconfinamenti, sentieri, storie nascoste

Luigi Nacci è uno scrittore di Trieste. Da diversi anni ha incentrato la propria vita e ricerca poetica sul concetto di “viandanza”. Dopo l’esperienza (laica) del 2006 fatta sul Cammino di Santiago, Luigi mette su un gruppo, i Rolling Claps, che cerca di ritrovare le antiche vie, fonda il Festival della Viandanza e partecipa alla Compagnia dei Cammini.

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto di Luigi Nacci

Trieste Selvatica (Contromano Laterza) è il suo ultimo libro. Lo scrittore ci conduce attraverso la città di Trieste, con i suoi confini e sconfinamenti, territorio che sottende un labirinto mutante e vivo. In un caleidoscopio di punti di vista differenti, come un pifferaio magico, ci ammalia conducendoci per una strada che sale dalle case (che si spostano a causa della bora o in cerca di una patria) della città affacciata su scambi commerciali, buffet e caffè letterari; passando per piazze simbolo della ricchezza imperiale asburgica e dai quartieri popolari tirati su dalla manodopera slovena; fino ad arrivare a quelle caverne, sentieri e selve che hanno accolto storie ben più complesse e aspre, il Carso. Tante Trieste differenti, con sfaccettature, contraddizioni e storie anche nascoste, sotterranee o rimosse.

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto di Luigi Nacci

Nel libro dici “Trieste è la città del troppo presto o del troppo tardi”. Che effetto ha sulla tua vita questo vivere in un contesto sempre fuori tempo, fuori sincrono? E quali posti secondo te identificano meglio questo status? Essere fuori dal tempo, fuori tempo, fuori tempo massimo è secondo me una delle massime forme di libertà. Si vive spaesati, sempre lievemente assonnati, un occhio chiuso, l’altro aperto, come un orso in letargo. Il Carso in inverno è il luogo ideale: si sta nell’attesa della nuova stagione, ci si ricarica, ci si tempra nel freddo, si ragiona su ciò che avverrà al risveglio, la testa in una nube di intuizioni. Lì ogni strada è aperta e percorribile.

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto di Luigi Nacci

Qual è il posto preferito da cui guardi, senti, ascolti la bora? Il Molo Audace deserto, quando c’è la bora scura. La cima del Monte Stena, quando è chiara.

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto di Luigi Nacci

Trieste è la soglia che ha due lati e quindi due punti di vista. “Non ci sono barbari al di là del confine, non c’è confine, noi siamo il confine, noi siamo i barbari.” Qual è il luogo, o i luoghi, che per te rappresentano maggiormente questo concetto? Quando si incontrano nel bosco i vecchi cartelli del confine Italia – Slovenia o il terribile confine spinato tra Slovenia e Croazia si comprende di colpo l’assurdità e la prosopopea dell’uomo. Non esiste un confine naturale. Basta attendere l’arrivo della bora, farsi travolgere, sentirsi piccoli. Nessuno potrà mai dividere in due parti un vento.

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto via Facebook

Facciamo una mappa della tua Trieste. Dimmi i luoghi che frequenti: un bar, un’osteria, una libreria, una biblioteca, un negozio, un museo, una strada a cui sei legato. Amo i piccoli bar e le vecchie osterie che non stanno sulle guide, e in generale tutti i luoghi poco affollati, poco laccati, poco raffinati, dove stanno in bilico gli ultimi o i penultimi. Vivo con gioia nel rione di Barriera Vecchia, spero che resti popolare, con più vie pedonali ma popolare.

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto via Facebook

Quando gli chiedo di dirmi il nome di qualcuno di questi posti, non risponde. Fa il selvatico (appunto). Ma non importa, conosco anch’io i nomi di questi luoghi, perché piacciono anche a me e perché vivo a San Giacomo, il quartiere popolare storico della città. Ma ne rivelerò solo alcuni. Credo sia giusto trovarseli da soli. Sono buffet/osterie in cui,  appoggiato a mensole e tavolinetti alti messi all’entrata, mangi in piedi quella che era la colazione dei portuali che si svegliavano in piena notte. 

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto via Facebook

Qualche polpetta e una tartina con il rodoletto (prosciutto cotto in crosta di pane con il kren grattugiato sopra). Accompagnando tutto con uno o più bicchieri di vino. Questi sono i posti degli autoctoni. Se ci andate toglietevi il mood e lo sguardo da turista. Non riceverete grandi sorrisi, ma potrete rilassarvi e assaporare i gusti veri di chi questa città la maledice e la ama allo stesso modo viscerale. 

Lo scrittore Luigi Necci, autore di "Trieste Selvatica" ci racconta una Trieste di foreste sterminate dove ha avuto luogo la Storia e di quartieri popolari

Foto via Facebook

Non guardatevi troppo intorno, qua si beve parecchio e spesso si contempla solo l’irraggiungibile e la stanchezza del quotidiano. E se si scherza è solo per sfogare la fine della giornata, lamentarsi e prendersi un po’ in giro. In Barriera vecchia c’è Clai (le polpette di patate sono quasi quelle di mia nonna). In Borgo Teresiano c’è Roby mix di età e provenienze diverse. E poi a San Giacomo c’è un piccolo reticolo di vie che è una sorta di ritrovo del quartiere. Tra via del Pozzo, via Giuliani, via dell’Industria e via della Guardia ci sono diversi posti in cui un turista non è mai stato visto, credo. 

L'autore: Cristina Ki Casini

Filmmaker e insegnante. Dopo un percorso in Lettere e Discipline dello Spettacolo, si laurea in Teoria e Tecnica dei Mezzi Audiovisivi a Pisa. Frequenta la scuola Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi e la Masterclass Farecinema di Marco Bellocchio. Lavora per diversi anni presso il Festival dei Popoli di Firenze, come responsabile della formazione e insegnante, poi come responsabile della web tv. Ha inoltre insegnato allo IED (Istituto Europeo di Design) a Venezia e a Milano, all’interno del corso diretto da Silvio Soldini Il Documentario Come Sguardo. Al momento vive a Trieste dove sta lavorando al suo primo lungometraggio e conduce Visioni Personali, un laboratorio di formazione sul cinema documentario. Nel 2016 con il corto TRA LE DITA vince il Globo d’Oro, Premio della Stampa Estera come miglior cortometraggio e altri 18 premi in giro per festival italiani e internazionali.

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