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Il Bialbero di Casorzo: storia di un gelso che dà vita a un ciliegio

Spicca isolato, maestoso, tra terra e vigneti, unico sovrano delle colline che lo circondano. È un’anomalia, una rarità, ma la convivenza sembra non pesare né al gelso secolare, che affonda le radici nella terra rossa, né al ciliegio selvatico, che da circa trent’anni ha preso dimora tra le fronde della pianta. Il bialbero di Casorzo compare all’improvviso, quasi dal nulla, lungo la strada provinciale SP38, appena fuori dall’abitato. Ad indicarlo un cartello un po’ sbiadito, con una freccia che punta una piccola area verde: qui, accanto a due tavolini da pic-nic, uno spicchio di prato e una scultura che ricorda il supporto del Consorzio Tutela del Malvasia, si erge inaspettata questa bizzarra coppia di piante.

In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il Bialbero

“Sembra un albero a castello, come nei cartoni animati”, commenta Pietro, dando fiato con la sincerità dei suoi otto anni al pensiero che sorge spontaneo, quando si arriva al cospetto del grande albero. Si rivolge al papà, chiede di essere preso in braccio, sollevato, per poter vedere più da vicino il punto in cui il ciliegio si congiunge al gelso. “Deve essere stato qualche uccello con un’ottima mira –spiega Carlo, appassionato di botanica, al primo pic-nic sotto le fronde cariche di more – Il tronco del gelso è pressoché cavo, le radici del ciliegio arrivano a terra attraversando completamente l’altra pianta. Ne ho già visti altri, in passato, passeggiando nei boschi, anche se devo ammettere che questo è in ottimo stato”.

In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il Bialbero

Una perfetta convivenza, che non sembra ledere nessuna delle due piante, che hanno i rami puntellati dei frutti selvatici che, tra qualche settimana, saranno maturi. “Così c’è anche varietà di scelta sulla frutta!”, commenta ridendo Stefania, che accompagna Carlo e che ha visitato il bialbero parecchie volte. “Ricordo che è stato il mio primo pensiero, quando sono arrivata qui sotto, anni fa: vedere due alberi così diversi, così strani, capaci di produrre frutti mi ha affascinato”. Merito del caso, certo, ma anche di chi per anni se ne è preso cura: in paese raccontano di Natale e Francesco, che per primi hanno notato questa anomalia, e di Luigi, che per tanti anni ha potato i rami di entrambe le piante.

In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il BialberoÈ proprio Luigi, “governatore onorario del Bialbero”, come recita l’attestato che, orgoglioso, mi mostra, a spiegarmi che “questi gelsi ci sono da almeno un secolo, ma il ciliegio è più recente, avrà venticinque, trent’anni al massimo. Quando ci siamo accorti di questa strana pianta ci siamo organizzati per curarla e, spesso, lì sotto, ci si trovava per la merenda, o per stare insieme. Così lo abbiamo battezzato “Bialbero della Felicità”, come buon auspicio. Io me ne sono occupato per un po’ di tempo, ora a curarlo è il Consorzio per la Tutela del Malvasia”. In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il Bialbero

La Cantina Sociale di Casorzo, patria del Malvasia, sorge al centro del paese basso, tra le ville e i negozi. Frequentatissima, accoglie circa ventimila clienti ogni anno, è un punto di spicco per gli appassionati di vino e, negli ultimi tempi, ha adottato il bialbero. “Il terreno è di un privato, che l’ha concesso in uso gratuito. –raccontano – Nell’area verde si realizzano spesso manifestazioni, eventi per i bimbi, incontri”. “Come quell’anno che hanno attaccato ad una bicicletta una grossa dinamo e un faro – spiega entusiasta Matilde, milanese che da anni visita il paese – le persone pedalavano e riuscivano ad illuminare a giorno la pianta: era uno spettacolo incredibile”.

In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il Bialbero

Camminando per il paese, mentre cerco di conosce meglio i ricordi che legano i casorzini al bialbero mi tornano in mente le parole di una delle abitanti incontrate ai piedi della pianta. Commentando la posizione del gelso, isolato e timido, quasi schivo all’idea di perdersi tra tutte quelle viti, la donna spiegava come proprio la riservatezza fosse uno dei tratti salienti di chi vive tra queste colline.

In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il BialberoLa signora Maria, però, vince la diffidenza e mi racconta come il bialbero sia magnifico in primavera, “quando è fiorito sia sopra che sotto, e si vede anche dalla parte alta del paese, dal balcone. Lì di notte ci vanno gli innamorati, a guardar le stelle: non c’è una luce per chilometri!”.

In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il BialberoCamminando per le strette vie del paese, arrivo al cospetto dell’immensa chiesa della Madonna delle Grazie, risalente al XIII secolo e oggi adibita a spazio per mostre e convegni. Marcello, a passeggio col proprio cane, mi racconta che tra quelle mura, sconsacrate, ci si son rifugiati anche i partigiani, e che ogni gradino riporta il nome dei caduti. “La aprono solo un paio di volte all’anno – mi spiega – e in estate fanno letture, racconti, mostre di quadri”.

In provincia di Asti, nella strada tra Grana e Catorzo, terra della Malvasia, c'è un paesaggio unico. Un albero su cui sorge un altro albero: il Bialbero Gli chiedo del bialbero, se si ricorda cosa ha pensato la prima volta che l’ha visto. Si lascia sfuggire un sorriso e ammette di non ricordare. “Sembra ci sia da sempre, è l’albero di tutti. In paese lo abbiamo coccolato, è diventato il luogo per fare amicizia, per trovarsi, per fare comunità. Anche quel nome, “bialbero della felicità”: la felicità ce la portavamo noi, quando ci incontravamo lì sotto. Sarebbe bello continuare, non crede?”

L'autore: Stefania Cava

Nata ad Alessandria, classe 1986, scrive e racconta storie da che ha memoria. Giornalista e blogger, ha collaborato con diverse testate nazionali e locali, a caccia di belle notizie, alla ricerca di un altro punto di vista sul mondo. Le piacciono i social, il cibo ed i racconti.

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