Qualche tempo fa, durante un giro alla scoperta della città, in una vetrina ho visto delle piccole scenografie tridimensionali fatte a mano che rappresentavano degli interni di stanze molto curate e particolari. Nella cucina c’era un tavolo di formica che ricordava quello dei miei nonni e anche il salotto aveva qualcosa di familiare. Quelle piccole stanze di carta erano incredibilmente vive.

Foto di Cristina Ki Casini
Tempo dopo, attraverso la stessa vetrina che poi altro non è che una finestra, ho visto un gruppo di persone che armeggiava con forbici, colla e carta in maniera rilassata e divertita, così la mia curiosità si è attivata del tutto. Ma non c’era alcuna insegna o entrata per quel mondo parallelo in cui quei “bambini molto alti” avevano tolto la maschera da adulti.

Foto di Cristina Ki Casini
Accanto c’era solo un portoncino normale, chiuso e con tanto di sfilza di campanelli laterali tra i quali però non compariva alcuna indicazione. Cercando un po’ e chiedendo in giro, alla fine ho scoperto la chiave per entrare: Annalisa.
Annalisa Metus è una “paper engineer”, progetta libri, installazioni e scenografie pop-up e tridimensionali (e molto altro). Il suo atelier si trova in Cavana, quartiere che fa parte del cuore storico di Trieste chiamato Città Vecchia e divenuto il “distretto” delle botteghe dei nuovi artisti, creativi e artigiani. Una zona ricca di associazioni culturali, sale prova per gruppi teatrali, ma anche per la musica, piccoli spazi espositivi, locali particolari e tante piazzette collegate su più livelli, molto vive e scenografiche.

Foto di Cristina Ki Casini
Preso appuntamento con lei quando mi sono trovata davanti al portoncino ho mandato un messaggio “Ciao sono qui”, ma non ha funzionato. Così ho sbirciato alla finestra-vetrina e con un gesto di altri tempi e molto intimo, ho bussato sul vetro. E come in tutte le favole e i rituali magici, dove per entrare in un altro mondo devi superare qualcosa, una prova o trovare la formula, per me è stato vincere la timidezza facendo quel gesto informale con una persona che non conoscevo.

Foto di Cristina Ki Casini
Dopo un piccolo ingresso condominiale sono entrata in questa stanza calda, accogliente e piena di “trappole di carta per curiosi”. Al centro una piccola sedia a dondolo di legno color miele (che ho scoperto poi pieghevole) e su due lati due scrivanie e diverse mensole piene delle suddette “trappole” (che poi sono i suoi lavori pop-up e tridimensionali) e libri che avrei voluto trafugare.

Foto di Cristina Ki Casini
Annalisa mi racconta che dopo un percorso in Architettura, si è occupata per molto tempo di Musica Antica, studiando anche Canto Lirico e Musica Elettronica al Conservatorio, fino al momento in cui per la tesi finale nell’ambito del Sonic Interaction Design, realizza un libro pop-up di un metro per un metro e quaranta che rappresenta una foresta con dei sensori nascosti sotto la pagina, per cui come le persone si muovevano attorno a questo oggetto, il libro reagiva alle loro ombre e suonava. E così tutto ha preso il via. L’installazione è stata richiesta in diverse conferenze e ha avuto un gran riscontro, hanno cominciato a commissionarle lavori, mostre, piccoli oggetti, laboratori e si è accorta che finalmente tutte le competenze e i punti di vista acquisiti nel suo percorso convogliavano perfettamente nelle varie produzioni che realizzava.

Foto di Cristina Ki Casini
Un’artista poliedrica le cui creazioni si sviluppano sempre in un’ottica di design interattivo che coinvolge chi vi si accosta. E lo dice subito che per lei “il modo in cui ci si rapporta con l’oggetto ha lo stesso peso dell’oggetto. Mi piace lavorare in contesti non verbali, senza didascalie, o cambiando i titoli. Mi piace che le persone siano libere di trovare da sole la propria interpretazione, essendo i miei progetti tutti fortemente interattivi, manuali e materici”

Foto di Cristina Ki Casini
Annalisa è triestina ma ha vissuto soprattutto nel Carso, quando ha vinto il bando del comune per avere lo spazio per lo studio, la sua vita si è fatta più “cittadina” e questo è stato, mi racconta, un’opportunità per potersi vivere Trieste in tutti i suoi angoli particolari. Adora il suo quartiere, dove ogni cosa è vicina e a portata di mano. Per esempio il salone dove si va a fare i capelli è poco più avanti sulla stessa via e la dimensione è così familiare che è la sua coiffeuse a venire a trovarla in studio per controllare quando deve tornare ad aggiustare il taglio!

Foto di Cristina Ki Casini
Indago ancora un po’ sui nuovi punti di riferimento ed ecco alcuni suoi posti preferiti (per lo più del quartiere): il Knulp bar, del quale abbiamo già scritto su Everydaylife; il Cemut, enoteca e piccola osteria friulana molto carina dietro l’angolo del suo atelier (“Cemut” vuol dire “Salute!” in friulano); Mimì e Cocotte, locale originale che propone menù particolari e ospita eventi culturali come concerti, presentazioni di libri, laboratori, etc. Qui Annalisa ne ha tenuto uno, assieme a Mariano Tomatis, dal titolo “Unfolding Paper Wonders. La magia di Munari”, dove tra cartotecnica e arte di stupire venivano costruite storie di origami con elaborati segni grafici e avanzati principi di paper folding. Poi abbiamo Mug, dove può regalarsi “per i giorni speciali” uno dei tanti e golosissimi cupcake che sfornano ogni giorno; e poi la Triestina nella via di Cavana, l’unica bottega a Trieste che si occupa anche della fase della torrefazione del caffè che vendono.

Foto di Cristina Ki Casini
Curiosa e sempre attenta a cosa accade nei circuiti della vita culturale della città, Annalisa tiene anche laboratori per adulti e per bambini. In vetrina spesso compaiono piccole installazioni pop-up o tridimensionali legate a storie o eventi che ruotano attorno a Trieste. Lo scorso ottobre, per esempio, in relazione all’evento della Barcolana, ha dato vita a una piccola regata di barche di carta. Un laboratorio per bambini nel quale ognuno ha realizzato la propria pagina pop-up raffigurante un Optimist (ovvero la prima imbarcazione con cui si impara ad andare a vela) per poi farli giocare tutti assieme a fare la regata.

Foto di Cristina Ki Casini
La cosa che più mi piace dei suoi lavori è proprio il fatto che giochi sulla tridimensionalità non solo a livello spettacolare o di effetto magico, ma su quello che comporta, ovvero una percezione diversa se sposti il punto di vista da cui guardi. Ad esempio nel 2014, per una mostra sul tema dell’ingresso di Trieste in guerra, realizza un libro tunnel che nasce come installazione e che è lungo un metro e mezzo.

Foto di Cristina Ki Casini
“Un lavoro che prevede che le persone si posizionino ai due estremi in modo da osservarlo dalle due parti. Una divagazione su quella che potrebbe essere la diversa percezione della distanza per chi rimane e per chi parte. Chi rimane guarda fuori dalla finestra e vede la sua via, la città, il mare di Trieste e poi immagina pianure, terre lontane, montagne fino a che, a un certo punto, è come se non potesse più caricare immagini, perché non sa, non vede e non conosce l’abominio della guerra. Mentre dalla parte opposta il soldato spia dentro il tunnel da dei fori molto piccoli che impediscono di vedere tutto il paesaggio e quindi la visione che ha è parziale, vede solo il viso della persona dall’altra parte e i dettagli che compongono il suo quotidiano”. Chi è partito si attacca ai ricordi tenendoli il più vicino a sé. Sempre giocando sulla percezione personale, Annalisa realizza anche delle piccole opere che raffigurano una sorta di “Trieste in scatola”, ovvero dei quadretti tridimensionali, teatrini pop-up che ci fanno vedere delle diverse zone della città, ma la cui veduta cambia se ci posizioniamo da un certa angolazione o da un’altra.

Foto di Cristina Ki Casini
Mentre sono nel suo studio e parliamo è difficile non farsi agganciare lo sguardo dai suddetti dispositivi per la cattura dei curiosi. Un libro sapientemente esposto e illuminato infatti mi chiama come una sirena. Ha a che fare con una donna invisibile e dei vestiti. Impossible resistere, siamo fatti di carne. Chiedo e Annalisa mi racconta che è molto orgogliosa di questo lavoro perché all’interno di una modalità di progettazione che principalmente usa inevitabilmente delle tecniche che si ripetono, qui lei è riuscita a inventarne una sua ed originale. Nell’ambito di una mostra sul Bloomsday (uno degli eventi cardine della città in onore di Joyce) realizza questo libro tridimensionale su Molly Bloom, relativo alla parte dell’Ulisse in cui viene immaginata dal protagonista mentre si veste in attesa dell’amante. Su questa idea di una donna immaginata Annalisa gioca sulla sottrazione del corpo che diventa la parte mancante del libro, solo la sagoma. Riflettendo ancora attorno a questa idea Annalisa rielabora il lavoro e ne sviluppa uno in cui ognuno possa essere libero di vedere Molly come vuole, facendone una versione queer per il Pride.
Assieme all’associazione Wunderkammer poi, organizza spettacoli di musica classica per bambini con musicisti di ottimo livello, curando anche le scenografie e le storie. Per esempio, assieme allo scrittore Enzo Stera e alla Casa della Musica (scuola di musica che si trova nella stessa via del suo atelier) mette in scena e replica da tre anni uno spettacolo dal nome “Storia di una stella marina”. Spettacolo che è stato tradotto anche in sloveno e che consiste in una storia raccontata attraverso un grande libro pop up di 2 metri che lei anima aprendone diverse parti e spostando i personaggi con delle calamite in modo da poterli posizionare sulla pagina.

Foto di Cristina Ki Casini
Per il mese di Dicembre, e intorno a Natale, Annalisa ha preparato dei laboratori di decorazioni che sicuramente non avranno niente di banale. E di preciso venerdì 6 per adulti e sabato 7 per bambini. In più sta realizzando dei piccoli barattoli contenenti refoli di Bora e piccoli boschetti perfetti da regalarsi come ricordo o da regalare per le feste. La creatività e capacità di reinventarsi di Annalisa infatti è tale che è possibile commissionarle anche piccoli lavori per eventi speciali e personali, fino alla realizzazione di alberi di Natale smontabili che i musicisti selezionati dal comune si porteranno in giro per la città, per allestirli come scenografia dei propri concerti.