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Un’isola supersonica a due passi dal centro: una serata al Lio Bar di Brescia

A Brescia lo conoscono tutti, e se devo pensare a un posto dove bermi una cosa easy e ascoltare musica live di un certo livello – per giunta gratis – penso al Lio Bar. Arrivi entri, ordini da bere al bancone e poi attacca il concerto. Facile facile. È sempre bombato di gente, anche di chi non è prettamente interessato al live ma è li per broccolare un po’. L’età della gente che lo frequenta è molto varia, va dal pischello brufoloso fresco di maturità al cinquantenne misantropo un po’ nostalgico e tutto sembra molto normale. Non si bevono cocktail sofisticati, ma sono comunque generosi e tutto sommato poco costosi. Ah c’è pure la Guinness alla spina.

L’esterno del Lio Bar, con ingresso e binari – Foto di Pietro Paletti

La cosa più assurda del Lio Bar è che è un isola tra le due linee ferroviarie Brescia – Milano e Brescia – Edolo e per accederci devi superare un passaggio a livello vero e proprio con sbarre e binari. Si riempie sempre molto e la gente può godersela all’esterno dove c’è un grande portico con sedie, tavolini e pure un dondolo. C’è chi si siede anche sui binari che dopo una certa non sono più attivi. A volte c’è talmente bolgia che la gente finisce in strada oltre le sbarre. Non è una zona centrale, ma comunque in zona ci vivono delle famiglie: zero lamentele a quanto ne so.

I binari della linea Brescia-Edolo – Foto di Pietro Paletti

Il boss è Lino, un visionario per quanto mi riguarda. Mai, in quindici anni che frequento il Lio, l’ho visto imbronciato o stanco. Ha sempre scelto con cura i suoi baristi e collaboratori, che devono essere easy come è easy la filosofia del posto. Marco Obe Obertini è lo storico agitatore musicale di Brescia che da ormai dieci anni segue la programmazione musicale del locale con dedizione e lungimiranza.

Il bancone del Lio Bar – Foto di Pietro Paletti

Grazie a queste due adorabili persone, Brescia si è nutrita per anni di bella, bellissima musica senza pagare mai il biglietto. Ci sono passati tutti da li, io stesso ci ho suonato. Solo nell’ultimo anno abbiamo ascoltato Motta, Calcutta, Pop X, Winstons, Bello Figo e un sacco di band straniere semi-conosciute che hanno spaccato. Dopo il live c’è sempre il dj set e ti trovi a ballare con i regaz della band, a meno che non si stiano rilassando al flipper vicino all’ingresso.

Il palco del Lio – Foto di Pietro Paletti

Tutti quelli che ci hanno suonato possono dire di essersi trovati da Dio su quel palco minuscolo che ti sbatte il pubblico dritto in faccia e chi ci va per un drink lo sa che al Lio si sta bene e non ci sono obblighi. Zero biglietto, zero menate, nessun dress code particolare e parcheggiare è facile. Da 25 anni c’è sempre l’atmosfera giusta, si sta bene perché il Lio è davvero un’isola supersonica a due passi dal centro.

L'autore: Pietro Paletti

Pietro Paletti, classe 1980, cantautore, autore e produttore. Cresciuto professionalmente a Londra dove collabora con registi e musicisti di fama internazionale come Ridley Scott e Goran Bregovic. Lavora più tardi a Roma per la Fox e a Milano per la McCann. In attività sui palchi italiani e internazionali dal 2005 con The Record’s e ora con il suo progetto solista Paletti. Autore per la Sugar ha scritto l’ultimo singolo di Mina e Celentano “Ma che ci faccio qui”.

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