Quando pensiamo ad un co-working immaginiamo scrivanie e computer. E se invece del lavoro puramente intellettuale, il co-working raggruppasse artisti che usano un banco da lavoro, materiali di ogni tipo, levigatrici e martelli? Avremmo CoLabo!
Questo co-working artigiano, il primo di Milano, nasce a sud, lontano dal centro città. L’ex-edificio industriale affaccia su tre diversi comuni: Milano, Rozzano e Assago. Un non-luogo coraggioso, così me lo descrive Eleonora, una delle fondatrici.
“Fino a 5 anni fa eravamo in affitto in via Meda, ma ad un certo punto abbiamo sentito l’esigenza di uno spazio più grande. I prezzi del centro erano scoraggianti, e gli spazi non si prestavano, così abbiamo puntato più a sud”.
Dentro questo enorme spazio si è insediato Mumble Mumble, la società che quasi 20 anni fa Eleonora Luca e il suo socio Riccardo Finotello hanno fondato dopo gli studi in accademia per realizzare pavimentazioni e complementi d’arredo in resina. “Tutto ha preso forma quando la resina ha cominciato ad essere utilizzata anche nei rivestimenti delle case, per i pavimenti. Abbiamo fatto molti lavori in cantieri e ad oggi mi rendo conto che vorrei dedicarmi maggiormente all’arredamento, ai dettagli. La libertà e la creatività che puoi esprimere con la resina, persino con i suoi scarti, è incredibile, e se penso alla sua massima applicazione penso alla scenografia, agli arredi”.
La storia di Mumble Mumble si è arricchita negli anni di collaborazioni con altri artisti. E da questa apertura, linfa vitale del lavoro creativo, nasce la proposta di uno spazio condiviso. “5 anni fa abbiamo acquistato questo capannone. Non sapevamo come sarebbe stato lasciare la città, ma abbiamo voluto provare.
Ci piaceva l’idea di riempire tutti gli spazi, dare una risposta ai tanti artigiani amici che cercavano un luogo di lavoro, ma anche uno spazio per condividere ispirazione creativa e necessità di amministrare la propria attività. Abbiamo pensato anche a tutte quelle persone che semplicemente avevano bisogno di uno spazio per realizzare il loro hobby, mettendosi a riparare, costruire con materiali di scarto”.
“Qui al CoLabo ci sono banchi da lavoro, attrezzi in condivisione, postazioni per fare una riunione, bere un caffè, ma soprattutto c’è la possibilità di accogliere il pubblico in un grande spazio espositivo dove mostrare e vendere la propria produzione, organizzare laboratori”.
Ogni angolo di questo piano è una scenografia affascinante di forme inaspettate. I gioielli intrecciati a mano di Fabrizio Reginato, le poltrone restaurate da Gemma Orlandi, e nello spazio centrale piccoli monili in legno e metallo nati da una collaborazione fra i due artigiani.
E ancora gli allegri tessuti che Caramelo Milano trasforma in tovagliette e grembiuli si uniscono ai vassoi e alle tazze in ceramica di Isa Lissoni.
Sulle pareti le bellissime illustrazioni di Sara Ciprandi che fanno comunicare l’oriente, Frida Kahlo e scene di vita ultra-contemporanea.
“Per comunicare con il territorio è stato importante creare Altropiano, la terza realtà di cui si compone questo spazio. Grazie a questa associazione abbiamo effettivamente organizzato eventi, fatto incontrare persone ed idee, messo a disposizione la nostra esperienza di questi anni a chi intende partire adesso con un nuovo progetto”.
Con Eleonora esco nello spazio esterno, il cortile che hanno riempito di tavoli fatti a mano, ombrelloni e piante. Mi colpisce la cura di questo spazio, la bellezza che hanno saputo creare fra capannoni e insegne industriali.
Ci fermiamo a bere un caffè. Le periferie, possono diventare proposte di libertà, di sperimentazione, ma hanno bisogno di essere accompagnate da interventi strutturali, marciapiedi, collegamenti, e soprattutto dal nostro desiderio di andare a curiosare altrove.