Tre stanze e un cortile. Una stanza è piena di bottiglie, una di libri, nella terza c’è un pianoforte. Non è un indovinello, ma la composizione di Colibrì, locale inatteso in via Laghetto 9, nel pieno centro di Milano.
Siamo a cinque minuti dal Duomo e dall’Università Statale e a pochi passi da quella meraviglia sconosciuta ai più che risponde al nome di San Bernardino alle Ossa, piccola chiesa che ospita anche un ossario con pareti interamente ricoperte di teschi e ossa. Lontano da queste atmosfere macabre e posizionato nei locali dove un tempo sorgeva una storica vineria, Colibrì è un locale inatteso perché è in una zona che è fuori dai comuni giri di aperitivo o post-cena, ma anche perché ognuna delle sue anime sa sorprenderti senza mai entrare in conflitto con le altre.
Entrando nel bar a colpire è la piramide di bottiglie alle spalle del bancone: “Quando sono arrivato ce n’erano solo otto – racconta Alessandro Leuci, direttore della parte bar di Colibrì – Mi era stato chiesto di portare la mia esperienza decennale come barista, perché a Colibrì mancava uno storico, mancava qualcuno che avesse fatto gavetta in giro per la città”.
Da zero, Alessandro ha creato la lista dei cocktail del locale, che cercano di stuzzicare i clienti per convincerli ad abbandonare il classico spritz.
A Colibrì i primi clienti arrivano per pranzo: ogni giorno viene proposto un menù differente, perfetto per chi cerca di evitare pause pranzo monotone, ma il grosso del pubblico arriva verso l’ora dell’aperitivo.
C’è l’universitario che ha appena finito la giornata sui libri e il professionista che si scioglie la cravatta: chi sta al bancone, chi cerca una sedia in uno dei tavoli vintage, magari sotto la vecchia credenza che sembra uscita dalla casa di campagna di una nonna.
D’estate, però, i posti preferiti sono due: il cortiletto adiacente al locale, dove rifugiarsi in cerca di un po’ di fresco, oppure l’area davanti all’ingresso, che a volte viene svuotata dalle macchine per ospitare piccoli eventi e dj set.
Nel frattempo ci siamo spostati nella stanza adibita a libreria, dove troviamo Arianna Montanari, che si occupa proprio di libri e degli eventi: “Abbiamo creato l’abitudine di venire a Colibrì grazie a una serie di appuntamenti fissi – spiega Arianna – Da settembre 2015 ogni giovedì c’è stato un concerto e andiamo avanti tutti gli anni fino all’estate. Accanto ai concerti, organizziamo presentazioni di libri, portando avanti il bar e la libreria in parallelo: è un equilibrio delicato, ma è l’identità di Colibrì”.
Sugli scaffali di Colibrì si trova un po’ di tutto, ma ovviamente ha grande peso il gusto delle libraie, che accompagnano i volumi con biglietti in cui raccontano perché quel libro è imperdibile. “Io ne consiglio sempre uno: Exit West di Mohsin Hamid”, confessa Arianna.
Mentre sfoglio una copia, il locale inizia a riempirsi e dall’altra stanza il volume delle chiacchiere aumenta, così come il suono del ghiaccio che gira nei bicchieri.
“Il mio cocktail preferito è il Gimlet Tassotti – interviene di nuovo Alessandro, il barista – Contiene un rametto di rosmarino e per questo può avere un gusto che ricorda l’arrosto, ma in realtà è molto fresco”.
Un gusto inatteso, appunto: l’unicità di Colibrì è proprio qui.