Entrambi in forte sintonia con il presente e in connessione con tanti altri luoghi del mondo, Milano ed Emiliano Ponzi si somigliano tantissimo. Da più di quindici anni le sue illustrazioni, come esseri ultra-dinamici, si alternano fra gli States (sulle pagine di magazine come The New York Times, The New Yorker) e l’Europa (per Le Monde, La Repubblica o per case editrici storiche come Penguin Books, Einaudi e Feltrinelli).
Alla storia della mappa della metropolitana di New York ha dedicato un libro, edito dal MoMA. Alla metropolitana di Milano, linea Lilla, ha dedicato una serie di illustrazioni che accompagnano i passeggeri.
I suoi lavori, con la loro bellezza contemporanea, l’impatto netto ed immediato, sono capaci di consegnarti altri mondi e recapitarti sempre un messaggio. Gli abbiamo chiesto di illustrarci la sua Milano.
Quando hai scelto Milano come la tua base professionale e come pensi che il tuo lavoro ne sia stato influenzato? Mi sono trasferito a Milano nel 97 da Ferrara. Mio padre mi comprò uno dei primi cellulari grande come un telecomando ma con uno schermo piccolissimo. Era un epoca pre-internet e dunque l’idea che tutti avevamo del mondo era molto parziale confrontata con quella che abbiamo adesso. Avendo vissuto in una piccola città di provincia, andare a Milano ha rappresentato un cambio notevole di paradigma. Prima di allora non sapevo nemmeno bene cosa volesse dire “illustrazione”, cosa fossero gli opening, gli aperitivi o i PR. In quella fase una città del genere mi ha aperto una conoscenza inaspettata.
Puoi descriverci la Milano dei tuoi esordi come illustratore e dirci come l’hai vista cambiare? Era tutto nuovo. Andare alla stazione di Cadorna, sedersi sulle panchine e disegnare il via vai di pendolari è una delle prime memorie che ho. Frammenti di un primo approccio alla città dove ogni esperienza è stata una scoperta: fare un giro al parco Formentano in largo Marinai D’Italia tra una lezione e un’altra, le vasche in corso Vittorio Emanuele durante il weekend popolata da orde di “forestieri “ (me compreso), la Corso Como fighetta e i locali notturni strascico della Milano da bere dei calciatori e veline. Il Rainbow e il rock, Il Leoncavallo e le torte alla Marijuana. La Borsa del Fumetto di via Lecco, tappa fondamentale per noi giovani disegnatori. Il Jolly, la sala biliardo in corso Colombo frequentata da coppie improbabili, modelle/modelli stranieri e qualche abituè.
E oggi? Molte cose non esistono più, sono cambiate e sono cambiato anche io. Dall’Expo del 2015 Milano ha avuto una trasformazione radicale.Il seme era già lì ma con gli investimenti e la globalizzazione ha avuto la propulsione per esprimersi al meglio e non solo in modo superficiale ma arrivando alla consapevolezza di essere una metropoli pulsante al pari delle altre capitali europee.
Sappiamo che sei spesso a New York. Come ti sembra Milano vista dall’estero e cosa ti piace ritrovarci quando ci rimetti piede? Ogni esperienza quando diventa abitudine perde, in qualche modo, di sapidità. La routine ci rende assuefatti alle abitudini. Passando diversi mesi all’anno a Ny il momento del ritorno mi permette quello che potrei chiamare un rinverginimento esperienziale per cui ri-apprezzo la brioche del bar vicino allo studio o il silenzio della notte. Milano è un diorama di Ny: dinamiche simili ma su una scala più piccola.
Quali sono i luoghi imprescindibili che mostreresti a qualcuno per dargli un’idea della tua Milano? Hai un tuo percorso ricorrente? Il tuo quartiere? Rispetto a 15-20 anni fa le zone di interesse a Milano si sono moltiplicate. A quelle storiche e turistiche si sono affiancate nuovi quartieri hipe dove la gentrificazione di aree più periferiche ha portato ad una nuova e diversa vitalità. Se venisse un alieno in vista da Marte gli mostrerei le diverse anime della città, come le ambivalenze coesistano in armonia: la navigli turistica del weekend, e il centro d’incisione per amanti del genere. Corso Garibaldi e il quartiere Isola con le bellissime librerie di zona (ndr. eccone alcune: Spaziob**k, Micamera), i grattacieli di citylife e le cartomanti di Brera, Via Montenapoleone e i birrifici artigianali di Lambrate, gli opening in Triennale e il silenzio del cimitero Monumentale, il festival di Bookcity e la lirica vista dalla balconata della Scala.
Quale città e che umanità rappresentano le illustrazioni della metro Lilla di Milano? La fermata Tre Torri sulla metro lilla è stato un progetto molto interessante per diverse ragioni. E’ un’installazione permanete e non un murales che può essere coperto con una tag o ridipinto, il materiale su cui è stato impresso gli permette una grande longevità. È un nuovo quartiere che si è innestato in una zona residenziale più tradizionale: lo sforzo è stato quello di far convivere le due realtà anche attraverso le illustrazione che accompagnano ogni giorno chi vive o lavora in quei luoghi.
Scendendo i gradini verso le banchine – conclude Emiliano – volevo che tutti vedessero uno specchio, che si sentissero rappresentati in un grande progetto di inclusione sia di fatto che estetico: dai ragazzini che fanno skate alle mamme che portano i bimbi al parco, dal bar vecchia Milano alla festa sul rooftop di newyorkese memoria.