Altro che centro estivo! Chissà come doveva essere trascorrere una vacanza qui. Me lo chiedo guardando una foto in bianco e nero con un sacco di bambini sulla spiaggia, con camiciette e pantaloncini tutti uguali e lo sguardo da piccoli teppisti. E’ una delle prime immagini che esce quando cerco nel web notizie sulle colonie della costa romagnola.
Nate come ospizi marini alla fine dell’800 e diventate con il regime fascista strutture dal forte intento propagandistico, le colonie nel secondo dopoguerra sono diventate più simili ad alberghi “alla buona” e permettevano a molte famiglie di far trascorrere ai propri figli una vacanza indimenticabile lontano da casa. Questi edifici che potremmo considerare autentici monumenti del turismo sono state dismesse e del tutto abbandonate negli anni Settanta. Così le vediamo oggi passeggiando nel tratto di spiaggia tra Rimini e Riccione. Silenziose e a tratti spettrali, in contrasto con la vita della città che continua a pulsare. Passo dopo passo vi racconterò quello che c’era ieri e tutto quello che c’è da fare oggi in zona.
La prima colonia che incontriamo è la Colonia Murri, costruita nel 1911 per curare i bambini affetti da Scrofolosi. L’edificio ricalca l’architettura ospedaliera del XIX secolo con quattro grandi padiglioni collegati da un unico corridoio lungo 169 metri. Le ampie aperture permettevano ai bambini di stare a stretto contatto con l’aria e l’acqua del mare. Prima di proseguire, potete concedervi uno spuntino veloce da I Mattarelli. Solo da loro potete trovare la “piada matta” rivisitata con impasti aromatizzati alla paprika dolce e al curry e farcita con abbinamenti gourmet.
Inforcata la bicicletta raggiungiamo la ex Colonia Novarese, un gioiello dell’architettura razionalista. La sua ossatura in cemento armato ricorda un transatlantico a cinque piani. L’avvento di Mussolini muta profondamente la connotazione curativa delle colonie e le rende delle strutture atte ad esaltare il primato del rigore.
Basta attraversare la strada per trovarsi di fronte ad una colonia costruita negli stessi anni ma con un’estetica molto diversa dalla Novarese. Le facciate in mattone e gli elementi decorativi della Colonia Bolognese derivano dalla tradizione del capoluogo emiliano. Grazie ad una convenzione, l’associazione di promozione sociale Il Palloncino Rosso ha avuto la possibilità la scorsa estate di organizzare attività culturali nell’ex refettorio e nell’ampio giardino.
Jessica Valentini, uno dei volti di questo piccolo miracolo mi racconta: “Vivere e utilizzare un posto è l’unico efficace rimedio contro il degrado. I concerti, gli incontri e le proiezioni cinematografiche hanno coinvolto la cittadinanza e la partecipazione è l’inizio della rigenerazione urbana”.
Ad animare le serate autunnali è arrivato in zona anche Stella Maris. Un night riconvertito a club, fresco d’inaugurazione, che vuole portare nel territorio buona musica in un’atmosfera informale. Ogni sabato i resident locali (Jack Torsani, Riviera, Progetto B, Pakkio Sans) si alterneranno ai dj “esperti” (Margot, Massimino Lippoli, Uovo), spaziando tra funky, disco house ed elettronica. Una bella festa come non si vedeva da anni.
Dimenticando il rigore delle strutture precedenti, intorno agli anni Cinquanta e Sessanta, la tipologia delle colonie marine diventa maggiormente a misura di bambino. In questo contesto si inserisce la ex Colonia Enel, firmata da Giancarlo De Carlo, dove salta all’occhio la complessità dei volumi e le finestre sfalsate che lasciano sventolare i brandelli delle tende rosse sul blu cobalto delle piastrelle delle facciate.
Che dite? Ce la meritiamo una bella cena? A due passi dalla ex Colonia Enel troviamo La Siesta, un ristorantino sulla spiaggia dal sapore rustico. Provate ad ordinare il famoso “rimorchio” e verrete seppelliti da una vagonata di pesce alla griglia e fritto di ogni tipo!