Sopra ad un palo bianco inclinato a quarantacinque gradi, si slancia verso l’alto la parola Florida – il blu e la grafia simile a una scritta a mano la fanno sembrare un appunto contro il cielo azzurro. Dietro alle prime lettere dell’insegna sta sventolando la bandiera degli Stati Uniti, ma il mare, appena visibile dietro a una fila di ombrelloni nell’estremità destra della foto, è quello di Viareggio e Florida è il nome di uno dei suoi lidi, ritratto in uno degli scatti di insegne di stabilimenti balneari della Versilia raccolti sui social sotto l’hashtag #FontDiBagni da Michele Boroni – giornalista che si occupa inoltre di comunicazione per aziende e brand.
“Io vivo a Viareggio – racconta Michele Boroni – ma fino a qualche anno fa ci trascorrevo solo le vacanze. Andavo in bicicletta con mio figlio perché ero scocciato dal mare, cercavo di trascorrere il tempo in altro modo. Sono rimasto folgorato dalle tante insegne degli stabilimenti balneari, i cosiddetti bagni, e dalla loro varietà: la Versilia ha venticinque chilometri di lungomare, ogni centro metri c’è uno stabilimento e ognuno ha la propria insegna. Sono partito da Viareggio, poi, appassionandomi al progetto, l’ho esteso a tappe più lontane. Lanciando un hashtag, perché chiunque possa partecipare”.
Da Marina di Pietrasanta a Forte dei Marmi, FontDiBagni è oggi una collezione di insegne marine e oggetti iconici degli stabilimenti al mare nel tempo, in un immaginario che alterna font in stile littorio a targhe da commedia all’italiana e insegne realizzate a mano, spesso accompagnate nelle descrizioni dal nome del carattere usato, individuato grazie ad alcuni amici grafici.
La prima foto in assoluto è quella dell’insegna rosa del bagno Imperia, una proiezione in formato CinemaScope immobile sopra a tre righe color pastello. Tra le ultime, la grande scritta Miraggio davanti a un piccolo porto, seguita da una freccia che ne indica la direzione.
“A colpirmi sono soprattutto i contrasti, sia tra gli stili dei diversi stabilimenti, ma anche tra parola e carattere: per esempio quella del bagno Impero che, a scapito del nome, sembra scritta da un bambino. E che è una delle mia insegne preferite insieme a quella del bagno Milena, che esprime una creatività tutta artigianale nella lettera elle che diventa un ombrellone”.
Oltre a condividere le foto scattate dalla sua bicicletta nei propri profili, Boroni apre una pagina Tumblr, una repository di scatti affacciati sul Tirreno che, da un’estate all’altra, si arricchisce di nuove testimonianze, accompagnate dai racconti dei microcosmi balneari che l’autore del progetto immagina prendere vita oltre alle insegne.
“Il bagno in Versilia è una sorta di seconda casa, un luogo dove molte persone passano l’intera giornata. E dove diventa interessante immaginare i vissuti dei diversi stabilimenti, i micromondi dietro a ogni insegna sulla base dell’ispirazione data solo dal nome e dal font usato. Anche perché, in realtà, non sono mai entrato in nessuno dei bagni di cui ho scritto”.
“Credo di aver letto un articolo in cui un signore evocava una possibile storia dietro al nome del bagno, leggendo in Bemi l’abbreviazione di Belli Miei, un omaggio ai propri bei tempi andati”, mi dice al telefono Massimo Bemi, gestore dell’omonimo stabilimento a Massa “In realtà, è il cognome della mia famiglia. Mio padre costruì lo stabilimento nel ’58, io ci lavoro da quando ho quattordici anni. Quando vedo l’insegna, rivedo lui mentre la costruiva, le sue mani che levigano il legno. Come le mie, che in inverno staccano le lettere per rimetterle a posto”.
Nei delfini bloccati per sempre in un tuffo intorno all’insegna del Bagno Biagi di Marina di Pietrasanta, anche Michela Biagi ritrova la storia della propria famiglia: “Qui sorgeva una colonia, quando prendemmo in gestione il bagno lo ricostruimmo interamente. A intagliare i delfini fu mio padre, che oggi ha settantasette anni. È elettricista, idraulico, tuttofare, ma sarebbe voluto diventare falegname: oggi, le sue creature in compensato marino sono il nostro logo e vivono all’ingresso, nei disegni sul pavimento, nelle decorazioni delle lampade”.
“Gestiamo il Bagno Milena dal 2009” racconta invece Marta Stefani Marcucci “Negli anni, l’insegna è stata rielaborata, ma mantenendo intatto il suo stile anni ’50 nell’uso del legno e nella rievocazione dei colori. Quando la vedo, penso al vero mare: l’ombrellone, le cabine in legno, i colori sgargianti. Quando abbiamo preso in gestione il bagno, non abbiamo nemmeno pensato di cambiarne il nome, un po’ come si fa con le barche. Nel mantenerlo, ciò che davvero manteniamo è la nostra origine”.
Per il Bagno Oceano, stabilimento a Lido di Camaiore che gestisce da oltre trent’anni, Alessandro Montaresi ha invece affidato la costruzione dell’insegna a un fabbro: “Ma l’ho disegnata io, pensando ai vecchi portali. Spesso scambiano l’insegna per un tributo alla Giamaica, ma quelli che ho scelto sono i colori dei miei ombrelloni, i colori del mio Oceano. Nel progettare l’insegna, l’ho voluta come un tramonto sul mare. Quando iniziarono a diffondersi, ci aggiunsi anche un led: vorrei che i colori del bagno fossero visibili a qualsiasi ora”.
È stato forse lo stesso fabbro a realizzare anche l’insegna del Bagno La Perla di Forte dei Marmi, un filo di metallo verde acqua piegato con maestria in un’insegna esile e calligrafica: “È lì almeno dal ’46, la commissionarono i miei genitori cercando un simbolo che, come una perla, fosse semplice ma raffinato” racconta Gianna Bramanti. “Ce l’ho davanti da quando ho occhi per vedere. Per me, rappresenta la storia della mia vita, come una presenza delicata”.
Con una fedeltà alla tradizione sottolineata anche dallo stesso Boroni: “Pur nel cambiamento che sta vivendo il suo turismo nei modi, nei luoghi, nei riti, la Versilia resta sempre piuttosto fedele alla sua origine e alla sua storia. Di queste insegne, mi attrae che riflettano un lavoro creativo molto artigianale, spontaneo, a volte naif”.
Un po’ come quello di colui che deve aver disegnato l’insegna del bagno Corallo – sette lettere rosse appoggiate su un arco bianco che sembrano replicare la struttura della creatura marina in alcune capricciose curvature alla fine di ogni lettera: immaginiamo l’artigiano vederne un’immagine, trovarla affascinante, dirsi: Voglio che anche la mia insegna ricordi un corallo, che ci si possa vedere il cielo attraverso.