Quando arrivo al giardino di San Faustino, trovo un pianoforte sull’erba e gruppi di persone assorte. Più in là qualche gazebo, aree coltivate a fiori e piante, uno stagno, il percorso di un alveare urbano.
Il contesto di quartiere è quello dell’Ortica, che mi accoglie ancora con quell’aria di villaggio dalla personalità forte, comunitaria, a sé stante per la sua storia sociale e politica. E non poteva che nascere qui il San Faustino, giardino condiviso più grande della città, che ha oggi più di un anno. Quando è nato a marzo del 2017, ha avuto la pretesa e il sogno delle cose fatte dal basso ma anche la fortuna di intercettare la volontà dell’amministrazione che già da alcuni anni promuoveva il recupero di aree dismesse.
Mi racconta Giorgio Zerbinati, coordinatore del Comitato di gestione, che di quest’ area non si sapeva nulla. Si presentava come una zona incolta, una discarica. Se ne scopre l’appartenenza all’ Università Statale e inizia il percorso di affidamento al Comune e poi di presa in carico da parte del Municipio. Un bando pubblico ha poi permesso a sei associazioni di gestire porzioni del giardino per le loro attività.
Nasceranno così l’Orto d’Oriente, un progetto di coltivazione urbana di fiori, frutta ed ortaggi cinesi per generare uno spazio d’incontro fra le due comunità; il Giardino della Biodiversità, un percorso di fauna selvatica fruibile liberamente con pannelli didattici.
Vedranno la luce gli Alveari Urbani, con arnie disegnate da giovani creativi e specie botaniche utili agli impollinatori; La Radura dei Ricordi che coinvolgendo la comunità realizzerà strutture mobili e temporanee sui temi più rappresentativi del quartiere; si svilupperanno i progetti di Insieme nel Verde e Sei Orme Insieme, per organizzare letture ed eventi culturali nel verde e attività di educazione cinofila e di zooantropologia didattica.
Quando tutto ha cominciato a prendere forma è stato fondamentale intercettare i veri bisogni della comunità, coinvolgere le personalità più significative dell’Ortica, un quartiere che come un villaggio di campagna di una volta vive molto di relazioni.
Così il San Faustino muove i primi passi ed insieme a lui, a poche centinaia di metri si muove anche Orme, Ortica Memoria, il primo progetto di quartiere museo di Milano, che inizia a dipingere sui muri la storia di questa periferia e quella della memoria collettiva dei milanesi affinché il baricentro di interesse si sposti da questa parte, dove la prima ferrovia arriva a fine ‘800 e dove prima l’agricoltura e poi l’industria creano un mondo urbano a parte, coeso, capace di ispirare gli artisti che qui venivano a cercare un’autenticità diversa.
La musica popolare, la legalità, i versi di Jannacci, le donne della resistenza, quando si gira per l’Ortica ci si sente osservati.
Tutti questi volti con cui ci si scambia uno sguardo e i colori inaspettati di questi muri rendono l’Ortica, un luogo ancora più affascinante.
Orme e il San Faustino presto si strizzeranno l’occhio, quando uno dei murales sarà realizzato proprio di fronte al giardino.
Insieme alla storica Balera che oltre al liscio propone serate di swing e cene affollate di giovanissimi, e al Circolino con i suoi viaggi intorno al mondo dei brunch della domenica e le sue feste per diffondere partecipazione, disegneranno sempre più quel circuito di appartenenza ad un luogo particolarmente vivo, che ti accoglie sempre con un pizzico di orgoglio.