“Toto ho l’impressione che non siamo più nel Kansas”, diceva Dorothy al suo cagnolino atterrando nella Terra dei Mastichini dopo essere stata sballottata dal tornado. Mi sento un po’ così anche io, leggendo il volantino della 24° edizione del Riccione TTV Festival (in programma dall’1 al 4 novembre in città). La ricerca e la varietà di contenuti producono in me un effetto di spaesamento; sono a km di distanza, catapultato in una rassegna underground di Berlino. Non cito Dorothy casualmente, ma perché quest’anno il festival pesca a piene mani nel leggendario mondo di Oz.
Facciamo un passo indietro e capiamo meglio che cos’è il TTV. L’acronimo sta per “Teatro, televisione, video” ed è uno storico appuntamento biennale dedicato al rapporto tra arti sceniche, video e nuove tecnologie.
Nato nel 1985 da un’idea di Franco Quadri, il festival rappresenta un’avanguardia per il panorama italiano, soprattutto considerando che all’epoca teatro e danza difficilmente trovavano posto nel piccolo schermo. Nelle ultime edizioni, la direzione artistica ha portato a schiudere il concept originario allargandosi al cinema, ai media e all’illustrazione, con la fluidità di linguaggi che caratterizza il nostro tempo.
Il volto di questa mutazione è Simone Bruscia che incontro a Villa Franceschi per farmi raccontare cosa aspettarsi da questo festival. “Abbiamo voluto dedicarlo interamente a Chiara Lagani, spiega Simone “che è stata premiata l’anno scorso da Riccione Teatro per la sua costante ricerca nell’innovazione drammaturgica”.
Sulla compagnia Fanny & Alexander, di cui Chiara è fondatrice insieme a Luigi de Angelis, è incentrata la mostra allestita proprio qui in Villa Franceschi. “E’ una delle esposizioni più particolari che abbiamo mai fatto” dice Sara, curatrice delle mostre in villa “con proiezioni, audio, installazioni e fotografie per raccontare al meglio una produzione teatrale vasta e originale”.
La seconda mostra del festival è allestita in Villa Mussolini e si intitola “Tra sonno e veglia”. Le tavole dell’illustratrice Mara Cerri ci immergono nell’atmosfera del sogno in un “grande libro della buonanotte”, come lo definisce Simone.
La locandina di questo TTV firmata da Mara Cerri acquista ancora più significato, visto che l’illustratrice ha recentemente conosciuto “artisticamente” la Lagani in occasione della traduzione de “I libri di Oz” di Baum, curata da quest’ultima.
“Per i miei coetanei la casa del Mondo di Oz è il cinema” spiega con entusiasmo Simone “per questo ho pensato di portare gli spettacoli in una sala cinematografica”. Il Cinepalace di Riccione diventa così la location per 2 peformance: il recital di inaugurazione con letture e paesaggi sonori di Mirto Balliani e “Him” con proiezione de “Il mago di Oz” in 3D doppiato da un attore in sala vestito da Hitler.
Oltre a questi, tanti eventi collaterali, fra i quali un incontro dedicato alla scrittura femminile (con Laura Pugno), un convegno sul futuro del teatro (con Graziano Graziani e Rodolfo Sacchettini), un intervento dello scrittore Vitaliano Trevisan, un concerto di Massimo Zamboni (chitarrista dei CCCP) e di Cristiano Roversi, una lettura a cura di attori under 30 dell’Emilia Romagna Teatro degli autori vincitori delle scorse edizioni del premio Tondelli. Gli eventi sono tutti a ingresso libero, il programma completo è qui.
Per raccontare meglio l’anima e il senso di questo festival, Simone torna indietro al 2010, il suo primo anno in qualità di condirettore artistico. “Inaugurammo questa nuova formula con un cortocircuito di linguaggi e contenuti. Organizzammo una grande rassegna dedicata a Pina Bausch (nel primo anniversario della scomparsa) ma nel contempo invitammo anche Linus e Nicola Savino per presentare la loro DeeJay Tv e Cristiano Godano dei Marlene Kunz per conversare con il figlio di John Fante”.
Un’altra data da ricorda è quella del 5 novembre 2016, quando all’interno del TTV nasce lo Spazio Tondelli. “Questo luogo è sempre stato della città – racconta Simone – ci facevano incontri di pugilato e negli ultimi tempi era diventato il Teatro del Mare, ma questo è uno dei pochi punti di Riccione dove non c’è il mare. Sognavamo uno spazio artistico nuovo che diventasse punto di riferimento per la comunità. Abbiamo lasciato che il disegno parlasse per noi, affidando l’immaginario del progetto ad Alessandro Baronciani. Baronciani ha disegnato sulla facciata una ragazza con tante cose nello stomaco che sono i simboli della città: le onde del mare, le conchiglie, le stelle marine, la piramide del Cocoricò. Decidemmo di intitolare questo spazio a Pier Vittorio Tondelli, uno scrittore che ha saputo raccontare come nessun altro la Riviera Adriatica, lo spirito e la cultura di questo “gigantesco transatlantico arenato sulla sabbia”. Questo nome è diventato di grande richiamo, legittimando il luogo. Chi performa qua si accorge di non essere in un teatro all’italiana normale ma in una sala più underground”.
Insomma, attraverso immagini e fitti intrecci di suoni e parole voleremo con la fantasia, ma senza dimenticare la saggia Dorothy: “Nessun posto è bello come casa mia”