Da ormai qualche chilometro il mio parabrezza è invaso da un verde tenero che scintilla dolce sotto il sole di un mezzogiorno. Con il Monte San Bernardo che ne segna l’inizio, la Val Maira si apre ampia e spaziosa ai bordi della provinciale 24. Sono pochissime le case visibili e il ritmo stesso dell’esistenza, dopo essermi lasciata il centro abitato di Busca alle spalle, sembra aver cambiato passo. Guardando un punto lontano tra le vette più alte immagino i soldati della legione Tebea che, guardandosi alle spalle, qualcosa come duemila anni fa, corrono nella mia direzione in cerca di rifugio tra questi boschi compatti. Li immagino con la faccia brunita dal sole, i riccioli neri e le mani sporche di terra di chi, per giorni, non ha potuto far altro che combattere, o fuggire. Hanno nomi antichi: Costanzo, Dalmazzo, Olimpio, Isidoro. Sono un pugno di uomini, gli unici sopravvissuti di una legione che contava più di seimila combattenti.

Foto di Martina Merletti
C’è chi sostiene che la Riserva Naturale Ciciu del Villar, verso cui mi sto dirigendo, sia popolata dai resti pietrificati dei 100 legionari romani che si gettarono all’inseguimento di Costanzo e che lui, prima di soccombere e compiendo un miracolo, trasformò in “ciciu di villar”, “fantocci di pietra”. Nonostante ciò, questo non è un luogo di pellegrinaggio religioso, bensì di folklore popolare che anima la collettività del comune di Villar San Costanzo da diversi decenni.

Foto di Martina Merletti
Si tratta di una riserva che delimita 64 ettari di una zona montana popolata da circa 400 colonne di erosione pressoché uniche, i “ciciu” appunto: formazioni rocciose naturali simili a funghi giganteschi, composti da un lungo “stelo” di terra e pietrisco ferrosi provenienti dai detriti prodotti dallo scioglimento dei ghiacciai, e un cappello costituito da massi erratici di gneiss, scaraventati alle pendici del monte San Bernardo da antichi terremoti. Il lavorio di erosione, nei secoli, ha via via dilavato la formazione più friabile lasciando intatti i massi scuri che vi erano caduti sopra e che oggi, per il piacere di visitatori, si trovano in bilico su esili colonne aranciate di sedimenti glaciali.

Foto di Martina Merletti
La Riserva anche se di piccole dimensioni è gestita magistralmente dalla comunità locale che offre visite guidate e un’attenta sentieristica che si diversifica nel percorso turistico lungo il quale si trovano tipici casotti in pietra contenenti informazioni sulla storia, la natura e la geomorfologia del territorio – adatto a tutti e della durata di circa 40 minuti – e un più ampio anello escursionistico che in meno di due ore porta al colle della Liretta a 1116 metri e al suo balcone naturale sulla pianura cuneese.

Foto di Martina Merletti
A un chiosco di legno un ragazzo giovane, sorridente e molto disponibile mi vende i biglietti d’ingresso e io mi preparo al mio incontro coi ciciu. Altre leggende vogliono che i ciciu siano opere delle “Masche”, le streghe buone della tradizione popolare piemontese, o addirittura siano le Masche stesse pietrificatesi nel bosco dopo un uragano che interruppe un importante rito magico.

Foto di Martina Merletti
Dopo pochi passi non mi stupisce affatto che queste formazioni siano state in grado di alimentare tanto folklore popolare e religioso: i ciciu illuminati dai raggi di sole che passano tra il reticolo di foglie sembrano animati ognuno da una propria personalità peculiare. Ci sono ciciu solitari o riuniti in assembramenti, ciciu più chiari e più scuri, enormi e piccini, ognuno con il suo particolare cappello, chi dritto, chi sbilenco, chi abnorme chi appena sporgente.

Foto di Martina Merletti
Due ciciu incastrati uno sotto l’altro costeggiano un ampio tratto di sentiero, fino ad arrivare a uno strapiombo su cui torreggia un ciciu alto due volte me. Più avanti una vera e propria famiglia di fantocci. Sparsi qui e là cappelli che hanno perso le loro colonne. Anche i più scettici rispetto al genere faticheranno a non riconoscere un che di magico in questo percorso, terminato il quale è possibile mangiare e riposarsi in due aree attrezzate o alla Locanda dei Ciciu. Se avete piacere di qualcosa di più raffinato invece potete rivolgervi alla Locanda i Gelsi, un luogo immerso nel verde, molto curato tanto nella cucina quanto negli arredi, situato alle spalle della zona industriale di Villar Costanzo.

Foto di Martina Merletti
Insomma, la Riserva Naturale dei Ciciu del Villar, con annessa visita al Santuario romanico di San Costanzo, è una tappa che non può mancare, soprattutto se con bambini e cani a seguito, ma adatta a chiunque abbia voglia di un’esperienza tolkeniana oserei dire.