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Da Salt Lake City a San Francisco in jeep: 40 italiani in America

BigRock è una scuola di Computer Grafica. Ogni sei mesi più di 80 ragazzi imparano a creare un personaggio 3D, ad animarlo, a renderlo vivo, imparano che l’unico limite alla loro immaginazione è la loro immaginazione stessa.

BigRock si fonda su un principio base: il lavoro di gruppo. Qui si impara a stare in squadra, negli esercizi, nella vita normale, negli imprevisti.

È da questo principio che nasce il BigTour, un viaggio della durata di due settimane negli Stati Uniti d’America.

Sulla carta, sembra qualcosa di impossibile. Ci diamo un punto di partenza, Salt Lake City nello Utah, e un punto di arrivo, San Francisco in CaliforniaE qui la parte più bella: non prenotiamo niente, non programmiamo niente.

All’arrivo ci aspettano 10 fuoristrada… e su di essi scopriamo quanto è vasto il mondo.

1. Salt Lake City – Un passo alla volta

Salt Lake City è famosa per il suo enorme lago salato e Bonneville è il paesino minuscolo dal quale vi si può accedere. Corriamo per più di un’ora e mezza su di una strada dritta e ben presto non c’è più nulla attorno a noi, per chilometri. Siamo per la prima volta soli al mondo. Il sole sta calando, ma vogliamo vedere di più.

Dopo l’ennesimo rettilineo, il paesaggio cambia ancora. Benvenuti nel surreale. Le piane salate che tanto cercavamo sono ricoperte da un sottile specchio d’acqua. La terra da quel momento diventa sottosopra. Buttiamo le jeep dentro l’acqua, correndo su questo manto d’acqua e sollevando onde che al nostro passaggio ritornano a essere uno specchio perfetto del cielo.

Salt Lake City

Abbiamo affrontato un paesaggio che cambia un passo alla volta.

2. Bryce – E vasto sarà il tuo unico pensiero

Stamattina il cielo è terso. Meno 22 dice il termometro. Scongeliamo le auto e ripartiamo. Puntiamo verso sud. Lo Utah è famoso per cinque grandi parchi nazionali e oggi andiamo a vedere quello di Bryce.

Una distesa di colonne di pietra rossa, scavate dal vento, che si staglia in un paesaggio immenso. La neve bianca incornicia questo splendore e riflette i raggi del sole, che ci regala un ottimo tepore a meno 10. Decidiamo di discendere il canyon. Camminiamo attraverso questi pennacchi solitari e maestosi. Assaporiamo il silenzio che la neve ci regala. Riemergiamo dall’altra parte e lo spettacolo di fronte a noi ci impietrisce.

Un tramonto rosso acceso, che illumina una valle infinita di fronte a noi. Se prima pensavamo che “vasto” significasse “grande”, ora dobbiamo ricrederci.

3. Page – Chiudi gli occhi e dammi la mano

Page in Arizona ospita due luoghi veramente unici. Il primo è l’Antelope Canyon. In questa landa della terra Navajo aria e acqua hanno realizzato un’opera d’arte.

Entriamo in un buco nella roccia, scendendo scale ripidissime. “Le scale le hanno messe qualche anno fa, dopo che qui ci sono morte delle persone” ci raccontano gli indiani. Dentro l’Antelope Canyon si ha la sensazione di essere in un altro mondo, circondati da rocce rosse lisce, levigate da secoli. Anche se non vuoi, parli sottovoce, per paura di svegliare qualche spirito dormiente… L’uscita è ancora più inverosimile: uno spazio tra le rocce grande appena mezzo metro. Sembra di rinascere nel mondo normale.

Non è finita a Page. C’è un’altra cosa da vedere. Assolutamente.

Lo chiamano Horseshoe Bend, la piega a forma di ferro di cavallo. Per noi è indubbiamente il posto più bello della terra e visitarlo è una tradizione. La sua conformazione consente di avvicinarsi senza vederlo immediatamente. Per questo, quando mancano pochi metri, facciamo fermare i ragazzi. Facciamo loro chiudere gli occhi e li accompagniamo fino quasi al bordo del precipizio. Ecco il primo insegnamento: la fiducia. Dammi la mano, vedrai il mondo come un posto magnifico. E quando riaprono gli occhi, piangono.

4. Death Valley – Preoccupati per il gruppo e trascina la tua squadra fino alla meta

La Death Valley è un deserto enorme, vuoto. È il luogo più caldo del pianeta: d’estate si raggiungono picchi di 56 gradi. Fortunatamente, a gennaio ci si accontenta di un confortevole 17.

Scendiamo per una vallata, conosciuta come Zabriskie Point. Finalmente senza l’ingombro delle giacche possiamo correre per le rocce e scalare le montagne. Decidiamo di raggiungere la vetta di una collina. È facile alle prime battute, ma quando la terra diventa friabile, la salita impervia e ai piedi hai solo le scarpe da ginnastica…. Inizi a fartela sotto. Ma gli altri sono già su. E ti aspettano, ti incitano.

Non si lascia nessuno indietro, questa è la regola. Siamo pieni di sabbia nelle scarpe, le mani sporche e grattugiate dai sassi. Ma siamo in cima. Tutti.

5. Bakersfield – un problema alla volta

Cosa fai quando superi una valle della morte, fai il pieno di cibo e benzina convinto di dover fare un sacco di chilometri e dopo solo 500 metri ti senti dire “c’è un problema, la macchina si sta fermando”? Nel gruppo c’è sempre qualcuno che ne sa di meccanica… radiatore andato, dicono.

Chiama il carro attrezzi. In neanche mezz’ora un uomo corpulento arriva, si trascina la macchina sul camion e riparte…. Già, per dove? Bakersfield ha detto. Non era previsto. Dove alloggiamo? E perché a un’altra macchina si sta lentamente sgonfiando una gomma? Un problema alla volta… Chiama Hertz dell’aeroporto, fatti mettere da parte la macchina sostitutiva. Chiama l’albergo vicino all’aeroporto, tratta con la reception – in fondo siamo 40 persone. Prenota le camere. Chiama in radio la macchina con la ruota sgonfia, è stabile. Ottimo, allora basterà gonfiarla.

Se vi dicessimo che la serie di sfortunati eventi sarebbe continuata nei tre giorni successivi, non ci credereste.

6. San Francisco – è la tua occasione per perderti, per ritrovare la tua strada

San Francisco è grande, immensa. Per girarla ci vorrebbero due settimane, ma non è il nostro obiettivo. San Francisco è la meta del viaggio, la battuta finale. Avere un respiro della città è sufficiente, per lasciarci con un “arrivederci alla prossima” e poi ritornare a casa. È arrivare a San Francisco la vera prova. Abbiamo passato due settimane immersi nel niente e veniamo catapultati immediatamente nella bolgia, nel traffico, nelle difficoltà di una città. Ma abbiamo imparato a essere una squadra.

Abbiamo imparato a parlare per radio, a fare la conta delle macchine, ad aspettarci ai semafori, a fare la formazione Snake per uscire tutti insieme dai parcheggi. Il viaggio ci ha distrutti come persone, ci ha fatti rinascere come squadra.

Torniamo in Italia più grandi, più consapevoli delle nostre capacità. Più umili, più squadra. Più uniti.

Questo è il BigTour, e cambia la vita alle persone.

Articolo e Foto Credits: Lorenzo Busi – BigRock School

L'autore: Lorenzo Busi

Originario di Mogliano Veneto, ora vive di spritz a Treviso. Ha frequentato la scuola di computer grafica BigRock e da lì non se n’è più andato. Ora ci passa le sue giornate a inventarsi video o attività fuori di testa da proporre agli studenti, anche se sul biglietto da visita c’è scritto Responsabile della Comunicazione. Malato di film e serie tv di fantascienza.

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