“Voleva che la portassi in Oregon per vedere il paese dei Goonies ma la deviazione era davvero troppo lunga e non me la sono sentita!”, ammette Alfredo. “Ero ossessionata da quel film” pronuncia una voce dall’altra stanza. “Sognavo di poter visitare un giorno Astoria e cercare il tesoro del leggendario pirata Willy l’Orbo”, confessa Marianna raggiungendoci e lasciandosi dietro la porta socchiusa del suo ufficio. S’intravedono tende rosse e un pavimento a spine bianche e nere come quello de La Loggia Nera di “Twin Peaks”. Mi confesserà più tardi che il tormentone “Chi ha ucciso Laura Palmer?” ha segnato profondamente la sua adolescenza e che desiderava avere, da grande, un frammento dell’immaginario di David Lynch tutto per sé.

Foto di Francesco Rigoni
Incontro Alfredo e Marianna sul set del loro film preferito: il loro hotel, a Riccione. Il The Box Hotel è la scatola magica dove conservano i loro viaggi e la loro passione per il cinema. Si compone di 34 camere e 6 suite, un cocktail bar, un gift shop, un’area coworking e un appartamento vista mare da affittare per eventi privati al 5° piano.

Foto di Francesco Rigoni
L’albergo è adult only, non propone mezza pensione (rarità per il target della Riviera), ha una cucina dagli orari flessibili e un piano terra aperto agli esterni. “La prima decisione” mi spiega Marianna “è stata quella di spostare il bar al centro e lasciare la reception defilata” perché, aggiunge Alfredo: “Come nei film di Indiana Jones, il bar dell’albergo è il fulcro dove si incontrano uomini d’affari, avventurieri, professionisti”.

Foto di Francesco Rigoni
Varcata la porta d’ingresso ci si tuffa nelle atmosfere del Gran Budapest Hotel di Wes Anderson, con pezzi di design originali degli anni “60 e lampade eccentriche con dettagli ottonati. Che Hollywood sia di casa qua, lo capiamo dai cuscini che vestono i divanetti e che ritraggono, in maniera neoclassica, i volti degli attori più famosi del pianeta, da Brad Pitt a Jack Nicholson. Gli occhi si incrociano tra le biografie delle icone del passato, disseminate qua e là fra piatti di Fornasetti e riproduzioni di Jeff Koons: Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Grace Kelly, Steve Mc Queen.

Foto di Francesco Rigoni
Marianna prende in mano il tomo di Audrey Hepburn. “Mi sono sempre chiesta quale fosse la sua vita fuori dalle scene, la storia dietro l’icona” confessa “così per una volta non sono andata da Tiffany sulla Fifth Avenue o al 169 della 71ma Strada nell’Upper East Side, ma sono partita per un viaggio verso la Svizzera. Ho visitato un paesino di poche anime dove Audrey ha trascorso metà della sua vita e ho cercato di conoscerla un po’ di più ripercorrendo i suoi passi, visitando i luoghi che frequentava abitualmente, che amava e dove si rifugiava tutte le volte che poteva.”

Foto di Francesco Rigoni
In viaggio, lo sport preferito di Marianna e Alfredo è la caccia di movie location. Insieme sono stati in Alabama, nel villaggio dove Tim Burton ha girato Big Fish, nella caserma dei Ghostbusters a New York, nella prigione dei Blues Brothers a Chiacago e nella casa del Grande Lebowski a Venice Beach.

Foto di Francesco Rigoni
Per questa coppia il cinema non è solo un divertimento, ma l’occasione per conoscere meglio se stessi attraverso le storie altrui, aprire la mente e portare lo straordinario nella vita di tutti i giorni.

Foto di Francesco Rigoni
“Corri, sta morendo! Chiama il 9-1-1!” … e magari voleva solo una colazione in camera. Per contattare la reception si deve digitare il 9-1-1, come il numero telefonico d’emergenza che viene spesso citato nei telefilm americani. “Alessandro Cattelan ha chiamato in reception solo per dire “Che figata il 9-1-1!”, racconta Alfredo divertito.

Foto di Francesco Esposito
Qualche mese fa i giovani registi YouNuts hanno scelto l’hotel per girare qualche scena di un film in uscita nel 2020 con Isabella Ferrari. Appassionati e nerd (come loro stessi si definiscono) di cinema, serie tv, e tutto quello che riguarda la cultura popolare degli anni ’80 e ’90, hanno trovato qua il loro soggiorno perfetto.
Come biasimarli? Difficile esimersi da un selfie con la mascotte E.T. “Il film di Spielberg è stato uno dei primi di cui ho ricordo, ho ancora un gadget promozionale a casa” ricorda Marianna “Qualche anno fa Alfredo me l’ha regalato in scala reale. Lo vedi là che ascolta i vinili”.

Foto di Stefano Migani
L’extra terrestre è l’icona di quel mood anni Ottanta che oggi, consapevolmente per le passate generazioni e, forse, inconsapevolmente per le nuove, rivive in film come Super 8 e serie tv come Stranger Things.

Foto di Francesco Rigoni
Per le feste di Natale pochi infiocchettamenti e luminarie, ma un ironico “Dear Santa, I can explain…” che campeggia sulla facciata. “L’albero appeso a testa ingiù è il primo indizio” suggerisce Marianna, riferendosi al programma di Capodanno.

Foto di Francesco Rigoni
Dopo il cenone di San Silvestro curato dallo Chef Francesco Montemurro, si varcherà un’altra dimensione: quella dello Stranger Party e del Sottosopra. “Party like it’s 1985” recita il volantino. Come accade nella serie Stranger Things, non mancheranno gli omaggi alla cinematografia di quegli anni. Per ricreare le atmosfere di film cult come Ritorno al Futuro, La Storia infinita, e i Goonies ci saranno piccoli set con carta da parati, montaggi video di scene indimenticate e la selezione musicale eightees curata dai Riviera e dai Club Paradiso.

Foto di Francesco Rigoni
La carta dei drink dedicata a Stranger Things (che dura 52 giorni, il periodo a cavallo tra le festività) si aggiunge a quella nota di Oscar Quagliarini (uno dei 10 barman migliori al mondo) ispirata alle città più amate, rendendo ancora più difficile la scelta. Francesco mi prepara un Hawkins. La tazza sembra quella di un innocuo thé caldo, ma avvicinando il naso, il profumo dei frutti rossi si mescola alle fragranze di rum e brandy. Me lo gusto lentamente, come un buon film, che hai già visto ma di cui cogli particolari che non avevi notato.

Foto di Stefano Migani
“Tu mi piaci, Lloyd. L’ho sempre detto io. Sei il miglior barman del mondo. Il migliore tra tutti i dannati barman che ho visto fra Timbuktu e Portland, Maine”, è il cuscino di Jack Nicholson che mi fissa e mi suggerisce i complimenti da fare a Francesco.