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Librerie, caffè e cocktail: una passeggiata d’autore a Bergamo

Ci sono due motivi per chiedere a un autoctono dove si trova via Quarenghi a Bergamo. Per sapere dove è e soprattutto per guardare la sua reazione. Perché via Quarenghi, secondo voce popolare, non è una via da frequentare e si potrebbe definire come il quartiere multietnico. Anche se la stampa locale tende a limitare la definizione alla “via del degrado”.

Via Quarenghi – Foto di Simone Tempia

In via Quarenghi ci si arriva costeggiando i binari e, ve lo dico subito, all’inizio non è bella. Grandi edifici anni ’70, squadrati e tristi come alcune località di mare abbandonate dai turisti. Ma via Quarenghi è anche una via piena di rumori, di voci, di negozi che vendono di tutto, di calzolai che ci tengono a ribadire l’avvento del signore tra di noi e di ristoranti boliviani che alla domenica mattina servono pollo arrosto e patatine. Non è bella da vedere, via Quarenghi. Ma è bellissima da sentire.

Incrocio Quarenghi – Foto di Simone Tempia

Non ci fermiamo qui, però, e proseguiamo fino in fondo alla via verso una libreria che si chiama Incrocio Quarenghi che, con sorprendente puntualità, si trova proprio all’incrocio di via Quarenghi. La libreria è grossa ma ancor più grossa è la vita di Monica che l’ha creata, voluta e fondata. La riconoscete perché è la signora con i capelli colorati. Al suo interno potrete trovare una delle più ricche sezioni di orientalistica dell’intera provincia.

All’interno di Monica, intendo. Ma anche la libreria se la cava. Se non c’è Monica potete parlare con qualcuno degli altri librai che lavorano a Incrocio Quarenghi: sono tutti diversi e tutti con personalità così ben distinte fra loro che sembra di essere finiti dentro a un romanzo fantasy con l’elfo, il guerriero, il chierico, l’esperto di fumetti e graphic novel, il dottorando in lettere, la libraia aggiornata sulle ultime novità. In questa libreria ho trovato spesso storie per ricompensare il mio maggiordomo immaginario e la maggior parte di esse erano conservate fuori dai libri.

Largo Rezzara – Foto di Simone Tempia

Due passi, e niente di più: esattamente di fianco a Incrocio Quarenghi c’è Bugan Coffee Lab, una micro-torrefazione che serve i propri caffè. E per propri si intende proprio: caffè prodotti in appezzamenti di terra tra Ecuador e Colombia acquistati dalla torrefazione. Tostati in torrefazione. E serviti insieme a una quantità di parole che ti fanno passare la voglia di aggiungere qualunque altra cosa al caffè. Zucchero compreso. Perché è già buono così. Solitamente c’è Maurizio, un uomo con il sorriso dei buoni e le guance scavate dalla passione per quello che fa. Io qui ho scoperto che ci può essere la mela verde e il bergamotto all’interno del sapore del caffè. Ma la menta no. Quella mai. Poi, se ce la sentite va bene lo stesso, per carità.

Quando si esce da lì c’è una sola cosa da fare: andare dritti. Si attraversano le vie, si intravede una galleria o un sottopassaggio, lo si percorre, si finisce in via Venti Settembre. Il corso principale, pieno di uomini, donne, passi e passeggini e negozi. Percorrete alcuni metri fino a spuntare in Largo Rezzara. A questo punto potete fare due cose: girare a destra e iniziare a salire. Via Sant’Alessandro dove si trova un negozio chiamato Schiaccianoci che di fatto è una cornucopia di delikatessen dai nomi peculiari e dalle provenienze ben in evidenza. Se volete entrateci: ci troverete della gentilezza. Ma questa potrebbe essere un’altra storia che racconteremo più avanti.

Artisan Cafè – Foto di Simone Tempia

Rimaniamo in basso, e perdiamoci per le vie che come rivoli di ciottoli e asfalto colano da piazza Pontida al mare della periferia. Non c’è più la geografia adesso, c’è solo l’improvvisazione. C’è ancora una tappa, in questo viaggio, ed è un bar. Si chiama Artisan Cafè, è in via San Bernardino. Andateci intorno alle 18.00 o la sera per un ultimo drink. Per entrarci dovete superare due cose: la folla di persone che lo popolano e la sensazione di essere di fronte all’incarnazione dello Zeitgeist per quanto riguarda l’interior design. Superatelo, sedetevi, sfogliate la lista dei drink.

Non guardatela troppo però: c’è il rischio di perdersi nell’elenco degli ingredienti dei cocktail. Tutti perfettamente descritti, geolocalizzati e soprattutto, in alcuni casi, decontestualizzati come un ready-made. Ordinate e lasciate che arrivi quell’azzardo qui chiamato ordinazione: sarà una bella storia da raccontare. Dal mio bicchiere, a volte, esce del fumo, a volte un grande cubo di ghiaccio. Altre volte c’è il profumo delle rose nei primi mesi d’estate. Ma sempre. Sempre. Ci trovo dentro un ricordo.

L'autore: Simone Tempia

Simone Tempia, scrittore, abita a Bergamo in compagnia di un maggiordomo immaginario. Vita con Lloyd è un libro edito da Rizzoli Lizard e una pagina fb visitata da più di ottantamila curiosi. Di sé, e del suo maggiordomo, dice: "Un maggiordomo immaginario va comunque mantenuto. Tale pagamento è composto solitamente da storie. Storie che si raccolgono, che si osservano, che si trovano camminando per strada o entrando nei luoghi. È per questo che sono diventato un discreto ricercatore di storie in giro per la città”.

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