Daniela è l’unica pugliese che non ho mai sentito lamentarsi del freddo e della neve di Torino. L’ho conosciuta qualche anno fa, tra le aule della Scuola Holden. Parla pochissimo e ama camminare.
C’è una strada, in particolare, che ha fatto breccia dentro di lei, è il tratto semicircolare di via Borgo Dora, dietro Porta Palazzo, affollato di antiquari che espongono mobili in strada e piccoli bar.
Primo tra tutti Brocante, da Battista, qui Daniela si ferma spesso a bere una Tennent’s e a fare due chiacchiere. Un’isola felice dove in pausa pranzo è vivamente consigliato provare pasta e ceci. Se prima Daniela percorreva via Borgo Dora ogni giorno per andare a scuola, ora ci passa volutamente durante le sue passeggiate solitarie.
La prima volta non riusciva a indovinarne la fine, ora ci si sente a casa perché quel frammento di città, dice, ha un colore tutto suo, di giorno e di notte: la pavimentazione irregolare, gli abbaini, una vocazione pratica e al contempo romantica.
Giada è friulana e a passeggiate solitarie se la contende con Daniela. Ci siamo conosciute in un bar perché i nostri cani pretendevano di fare amicizia.
La sua stagione preferita a Torino è l’autunno, quando il parco Leone Ginzburg, sopra corso Moncalieri, si spopola e i percorsi si riempiono di un tappeto di foglie secche, su cui lei può camminare da sola con il suo cagnone.
Serena, come Daniela, è pugliese, si è trasferita qui per studiare e dopo due anni l’ha raggiunta il suo fidanzato. Dedica le sue passeggiate al verde cittadino e le piace sbirciare la Mole da una prospettiva insolita: attraverso gli alberi dei Giardini Reali. È il suo angolo di natura con la città a un passo. Ha preso ad andarci la prima estate che ha trascorso a Torino, per rinfrescarsi e per leggere “Verderame” di Michele Mari sulle panchine che si mimetizzano lungo i viali.
Muriel, invece, viene dalle montagne: ingegnere ambientale, è originaria della Valle d’Aosta. In questa città d’adozione il suo scorcio preferito è senza dubbio la Porta Palatina vicino al Duomo, un pezzo intatto dell’epoca romana con un bel color mattone che prende vita al tramonto.
Guardandola frontalmente riesce a immaginarsi i carri che passano nelle arcate centrali e i pedoni in quelle piccole, laterali. Sedersi nel parco della Porta Palatina a godere del sole le da molta serenità.
Ha fatto lì le chiacchierate migliori della sua vita torinese: una pausa fondamentale prima di un aperitivo da Casa Broglia o una cena da Cianci, in piazzetta IV marzo.
Sara è di Cuneo, laureata in psicologia, sta finendo il tirocinio abilitante. L’occhiata che le ha rubato il cuore l’ha scoccata una mattina d’inverno, passando davanti all’Arsenale della Pace, un monastero metropolitano aperto 24 ore su 24. Qui ci si incontra, si presta soccorso a chi è in difficoltà e si promuovono attività culturali. Ci si accede da piazza Borgo Dora, da un cortile interno animato dall’edera che regala uno sguardo intimo e nascosto, un’atmosfera incantata degna dei migliori film di Miyazaki.