Camminare nei dintorni di Piazza di Porta Ravegnana mi sorprende ogni volta: è come se qualcuno avesse deciso di dare la possibilità ai suoi concittadini di passeggiare per Bologna sempre, anche con la pioggia. Mi dirigo verso uno degli ultimi palazzi di via Mantegna, dove mi aspetta Mirco Mariani, polistrumentista e artista dalle molteplici idee.
Tastierista di Vinicio Capossela, fondatore di Saluti da Saturno, definita come “orchestra da piano-bar futuristico elettromeccanico”, che propone sonorità a cavallo tra free jazz e cantautorato, nonché fra gli ideatori di eXtraliscio, “punk da balera”, tradizione romagnola con piglio indie e con Moreno il Biondo, per tanti anni membro dell’Orchestra Casadei.
Entrati nel cortile del palazzo, Mirco apre la porta di un grande appartamento al piano terra, diviso in due stanze: benvenuti al Labotron, spazio interstellare che ospita una delle più importanti collezioni europee di mellotron: ovvero piccoli organi che hanno al loro interno una combinazione di nastri che emettono ognuno una registrazione diversa: “con un solo mellotron”, spiega Mirco, “posso registrare un album”.
Il Labotron inoltre contiene diversi modelli di sintetizzatori, campane tubolari, un vibrafono e persino una celesta. “La mia collezione esiste da quando ero bambino” racconta mentre collega qualche cavo: “Il professore della banda dove suonavo mi portò dal mio paese in Romagna fino a Cesenatico per la mia prima esperienza da batterista, e tutti i soldi che guadagnai quell’estate suonando il liscio li investii per comprarmi le prime tastiere Farfisa”.
La luce soffusa delle abat-jour illumina gli strumenti esposti: “Il mellotron è il primo campionatore della storia. Sul nastro tu avevi otto secondi per registrare qualsiasi cosa, e dopo dovevi avere la pazienza di farlo per ogni nota. Molti li ho trovati sparsi in giro per l’Italia, spesso in locali in cui stavano prendendo polvere, e finalmente sette anni fa ho deciso di creare questo spazio apposta per custodirli, insieme a un altro che però è in Romagna. Qui comunque ne ho veramente tanti, il bestione grigio che vedi in fondo alla stanza per esempio è lo stesso modello che c’è a Abbey Road, quello suonato da Paul McCartney per intenderci. Un altro poi l’ho trovato addirittura buttato per strada e dopo ho scoperto che era il mellotron usato dalla PFM per anni”.
Fra tutti gli strumenti, quello a cui è più affezionato è l’ondioline. “Uno dei primi strumenti nati per simulare il suono degli strumenti veri, uno dei primi esperimenti di sintetizzatore. Richiede molte cure, ha molti anni ed è molto raro, quasi introvabile. Un giorno va bene, un giorno meno e, come succede con tutte le cose un po’ traballanti, ci si affeziona di più”. Nel suo prossimo disco, Jorgensen, che unisce, scopriremo come, la musica finlandese a, per esempio, un Francesco Bianconi, tutte le parti strumentali sono affidate all’ondioline.
Torniamo a Bologna. Mirco ci è arrivato nel ’91 e ha cominciato a suonare in alcuni jazz club. “Era la città più importante d’Italia per chi come me si è affacciato alla musica con la passione del jazz. C’era un fermento che oggi si è conservato solo in parte. Per dirti, Alberto Alberti, il fondatore dell’Umbria Jazz, era di Bologna. Se vuoi ritrovare un po’ di quell’atmosfera vai alla Cantina Bentivoglio, dove ho suonato anch’io in passato, lì qualcosa si è conservato. Credo che locali dove si arrivava il pomeriggio per suonare e la serata degenerava in un concerto infinito, che durava tutta la notte fino al mattino, non esistano più. Il luogo oggi per me più interessante è il Teatro San Leonardo in via San Vitale, chiesa sconsacrata, ora centro di ricerca musicale diretto da Massimo Simonini. Qui trovi la musica senza tempo, la sperimentazione e il lusso di un pensiero libero e seriamente creativo”.
Oggi il suo locale di riferimento si trova proprio in via Marsala, è l’Enoteca Italiana. “Inizio con la colazione, poi spesso pausa pranzo o merenda con la mortadella più profumata della città e una incredibile scelta di vini. È gestita da persone che riescono ancora a far vivere l’atmosfera di osteria di una volta con una qualità di prodotti eccelsa. Tanti incontri e molte chiacchiere, anche di musica. Invece da Scolopendra, negozio di strumenti vintage, ritrovo tanti pazzi appassionati come me, e questa cosa mi rilassa e mi fa sentire meno solo”.
Uscendo dal Labotron, incrocio lo scrittore Ermanno Cavazzoni, che in collaborazione con Federico Fellini scrisse soggetto e sceneggiatura de La voce della luna. È qui per lavorare ai testi di uno spettacolo con l’orchestra eXtraliscio, Liscio Letterario. Intanto Mirco conclude: “Quando sono qui con tutti gli strumenti pronti all’uso mi sento di avere una fortuna sfacciata che mi protegge dalle mode e dal consumismo frenetico e sconclusionato che vedo oggi nella musica. Il Labotron è il mio salvamusica”.