“It’s a beautiful day. Don’t let it get away”. Quando arrivo a Eden Park la musica nelle casse sta passando Beautiful Day degli U2. La palestra è uno spazio enorme: con attrezzature sportive di ogni tipo, dagli anelli e le funi alle piste da skate fino a due altissime pareti da arrampicata. Lì mi aspetta Caloggero, detto Lillo, il presidente dell’associazione. “Come potrai evincere dal nome non sono originario di qui, ma vengo da Agrigento, anche se Bologna è la mia casa ormai dal 2006. Anzi, si può dire che ormai la mia casa sia Eden”.
Eden Park nasce dopo la chiusura di Oz Bologna, l’area sportiva più grande d’Europa, e si trova nel piccolo comune di San Lazzaro in via Commenda, a una rotonda di distanza dalla grande città. Il focus è sugli sport underground: skateboard e bmx mountain bike, ma anche attività circensi: tutti i tipi di attrezzi aerei come cerchio, trapezio e tessuti, e anche alpinismo: più precisamente boulder, cioè la sua versione indoor, infine parkour.
“Io stesso sono un parkourista, anni fa decisi di lasciare la facoltà di biologia molecolare qui a Bologna e di dedicarmi costantemente a questo sport, infatti se vedi questi sono i risultati di una mossa troppo azzardata mentre mi allenavo”. Lillo ha una gamba immobilizzata da un tutore, ma si muove quasi come se ci fosse abituato: “Rischi del mestiere”.
La principale attività di Eden sono i corsi, dove insegnanti esperti guidano ragazzi di tutte le età: “Non essendo questo un percorso mainstream, o particolarmente riconosciuto, e anche a volte pericoloso, i ragazzi oggi sentono il bisogno di qualcuno che, quando questi sport sono nati, ha avuto la possibilità di crescerci dentro e che ora riesce a spronarli a fare le cose per bene. Per esempio, io quando ho iniziato ero per strada sui muretti taglienti, poi piano piano ho capito che esistevano i materassi”
Oltre ai corsi però c’è anche la possibilità di intraprendere delle free sessions, che non si vedono spesso nelle palestre convenzionali, soprattutto per le arti circensi, per lo meno in Italia. Dalla strada sento dei rumori di ruote da skate che si muovono sull’asfalto, entrano tre ragazzi sui sedici anni che scendono in corsa e vanno spediti verso le rampe. Fra loro c’è Andrea, studia al Liceo Classico e skata da quando ha undici anni. “Lo skateboard è uno stile di vita, non è semplicemente uno sport. Siamo un po’ anarchici, anche se poi ci vestiamo da capo a piedi con Nike, cose che un anarchico non potrebbe permettersi diciamo.”
A Bologna oltre a Eden ci sono Elbo skate, una delle migliori bawl d’Europa, o uno skate park a Castel Maggiore, che oltre a un luogo dove allenarsi è anche un vero e proprio punto di ritrovo. Questi sono i luoghi ufficiali, dopodiché ci sono i ritrovi di fortuna, come la scalinata da undici gradini con “passamano killer”, come lo chiama Andrea, nel parcheggio del cimitero La Certosa, in zona stadio, o Piazza Liber Paradiso, oppure ancora presso la zona fiera, sotto le Torri di Kenzo, “dove ci sono dei bank con gap e hips belli incazzati alti un paio di metri, con superficie in blocchi e pavimentazione non certo liscissima, dove per altro ho iniziato anche io”.
Riprende la parola Lillo, che racconta: “La cosa interessante è che tutti questi ragazzi seguono un percorso anche la sera, cominciano la serata in alcune cicchetterie, come il Bar Tito o Il Balanzone. Però se devo farti un nome ti direi sicuramente il Kindergarten: è un punto di riferimento per i nightclubber più “alternativi” di Bologna, grazie specialmente ai ragazzi del TimeShift, un collettivo bolognese che da anni organizza eventi Techno. Io personalmente ormai frequento zona Baraccano, Pratello e via Mazzini, ma ho 31 anni, quindi non faccio molto testo, anche se sono ancora capace di spaccarmi la gamba mentre saltello in giro”.
Incontro Riccardo, trentatré anni, laureato in ingegneria ma da un paio di anni si guadagna da vivere grazie alla sua passione per la tavola. Qui tieni corsi da skate per bambini e adulti. “Ai corsi oggi mi capita di avere sia bambini che uomini di quarant’anni, oppure genitori che portano i loro figli e li guardano mentre skatano o fanno arrampicata o vanno sui roller. Se penso che quando ero ragazzo io vivevo lo skate come una lotta continua con i miei genitori… le cose sono davvero cambiate, ma meglio così, almeno non sei costretto a spaccarti le ginocchia nei vicoli per diventare bravo”. Rievoca quell’epoca: “Prima del 2010 a Bologna e dintorni non esisteva nessun skate park, ci arrangiavamo skatando sotto i portici, con il rischio che la gente ci tirasse addosso delle secchiate d’acqua, personalmente mi è successo molte volte, o che addirittura ci mandasse dietro i cani. Oggi ci siamo fatti furbi e per la città giriamo solo quando sappiamo che è semi deserta, per esempio ogni due anni, quando ci sono gli europei o i mondiali di calcio, si può girare che è un piacere”.
I ragazzi che skatano provengono da tanti gruppi diversi, e per ognuno c’è un modo diverso di andare su tavola. “I metallari per esempio preferiscono grindare o fare evoluzione a terra, chi ascolta rap fa sempre girare la tavola altissima da terra. Ogni gruppo poi frequenta luoghi diversi, i rapper escono all’Insomnia o a Mercanzie, invece i metallari li vedi sempre al Metal Factory o al Black Fire. Ma conosco anche uno skater bravissimo che però nella vita studia chitarra classica al Conservatorio. Siamo ovunque!”. Quando mi allontano da Eden stanno passando in diffusione gli Incubus, con Drive. “Whatever tomorrow brings I’ll be there, with open arms and open eyes, yeah.”