A Milano tutto cambia in continuazione, ma alcune certezze resistono nel tempo: ad esempio sai che in bicicletta il tuo peggior nemico sono le rotaie del tram, o che quando sali le scale della metro in piazza Duomo resti sempre un po’ a bocca aperta quando ti appaiono le prime guglie. Oppure che se sei in centro e hai fame, Margy Burger è aperto, sempre e comunque, sette giorni su sette fino alle 2 di notte.
A Milano è un’istituzione: aprisse oggi, lo si chiamerebbe hamburgheria, ma dare una simile definizione a questo locale suona quasi riduttivo. Aperto dal 1968, quest’anno Margy festeggia 50 anni: il ‘68 a Milano, come nel resto d’Italia, non è stato un anno come gli altri e Margy, con tavolini che si contano sulle dita di una mano e sgabelli per occupare il minor spazio possibile, già c’era.
Posizionato strategicamente a pochi passi dall’Università Statale, ha visto accadere davanti alle sue due vetrine proteste e scontri: “Tra i nostri clienti c’è un signore – ci dice Rosy Gagliano, da vent’anni dietro al bancone con il fratello Maurizio – che racconta sempre di come nel ‘68 i ragazzi entrassero nel locale per scappare dalle cariche e dai lacrimogeni, fuggendo poi dalla porta posteriore”.
Da quei giorni, da quelle fughe, la sensazione è che Margy sia cambiato davvero poco. A cominciare dal menù, proposto con fotografie alle pareti che ormai si possono definire d’epoca: da Margy si mangiano hamburger, wurstel e salamelle con ogni salsa e condimento, senza dimenticare una lunga lista di panini speciali. Una proposta che oggi non stupisce, ma che è in piedi da quando il concetto di fast food in Italia nemmeno esisteva. Paninari prima dei paninari, perché Margy ha retto all’urto degli anni ‘80 di Burghy ed è rimasto in piedi senza problemi anche dopo l’avvento di McDonald’s e Burger King, per non parlare della recente ondata di hamburger gourmet, che ha invaso la città non più tardi di un paio di anni fa.
Il segreto? “Qui si mangia bene – continua Rosy – e poi abbiamo una clientela fedele: c’è chi viene sempre lo stesso giorno della settimana e non ha mai assaggiato nient’altro che non fosse il suo panino con wurstel e crauti e chi invece viene solo per la birra, perché dice che una rossa così buona non l’ha trovata da nessun’altra parte”.
In 50 anni, davanti al bancone è passato chiunque, da Ruud Gullit a Roberto Vecchioni, ma soprattutto tante persone normali, che non riescono a non tornare: “Di giorno è pieno di studenti – precisa Rosy – ma anche di persone che lavorano qui intorno: c’è un professionista che veniva ogni giorno, poi si è trasferito lontano, ma appena torna a Milano passa da qui per un hamburger. I nostri clienti ci vogliono bene, alcuni di loro venivano da bambini con i genitori e adesso tornano con i figli”.
Tre generazioni unite da un panino e da una certezza: se sei in centro e hai fame, stai tranquillo che Margy è aperto.