“Per oltre vent’anni ho creato strumenti in vetro per laboratori di chimica, imparai in una fornace a Milano. Producevo fiale, ampolle, provette. Ma, mentre lo facevo, ci vedevo altro: oggi, i miei vasi pensili diventano regali in cui inserire una piccola candela o un fiore”.
Siamo ai mercatini di Natale di Padova, nell’area artigianale di Piazza Capitaniato organizzata dall’Associazione Arti Itineranti, ed è con queste parole che Leo – che ai mercatini espone da nove anni – introduce le proprie creazioni trasparenti, sospese da alcuni fili tesi lungo il soffitto del gazebo o appoggiate su un allestimento di valigie d’epoca, fra bancarelle di vecchi libri e oggetti di design realizzati con materiali di recupero.
La nostra passeggiata inizia qui. E, fra le diverse storie delle casette di Natale, diventa anche l’occasione per chiedere a passanti e abitanti della città il proprio luogo del cuore a Padova nel 2019 e quello dove si ripromettono di andare o tornare nell’anno che verrà.
Da un banchetto di giocattoli artigianali Roberto “Bobo” di Artegiocando sta ammaliando una piccola folla di bambini e ragazzi. Ciò che propone sono problemi di logica in legno e metallo:“A insegnarmi a giocare è stato mio figlio, che oggi ha ventisei anni. Giocare appartiene alle azioni insite in noi: se smetti di farlo, la tua maschera ti sovrasta. Il primo gioco che creai fu un trick con cordino e anello. Da lì ne ho ripresi o ideati oltre cento, cercando la loro origine e la loro storia prima nelle biblioteche e oggi anche in Internet. Quello, signora, – si interrompe, indicando una tavola ricoperta di quaranta tappi di sughero – lo scoprii in una tesi di laurea del 1972 dedicata ai giochi di logica. Quello invece è legato alla successione di Fibonacci”. Un bambino riesce a risolvere un rompicapo e lancia un grido di entusiasmo. “Quello che vendo davvero è questo – conclude – i giochi sono solo una copertura”.
Nel biglietto da visita di Dr. Unclewood, attività di lavorazione del legno, si legge: Ogni albero ha la sua storia e ognuno dei miei oggetti, in parte, la riflette. Il suo titolare Davide ne parla piano, il volto incastonato fra portafrutta e lampadari: “Iniziai ad appassionarmi al legno nel 2010, quando decisi di realizzare il fasciatoio di mia figlia. Seguirono un letto e alcune ciotole. Lavoro legni di ogni tipo: faggio, larice, anche se il mio preferito è il pero, per la sua bellezza compatta. Non so cosa mi piaccia di più di questa attività, ma mi dà uno stato di pace quasi zen”.
Attraverso le piazze e le vie del centro, le bancarelle della Fiera del Natale raccontano di una città a festa, fino alle casette in legno del Villaggio di Natale di Piazza degli Eremitani. È qui che Fabrizio, titolare del ristorante La Posa degli Agri di Polverara – venti minuti da Padova – sta distribuendo vin brulé, panini con musetto e torte fatte in casa.
“Ci piace definirci un ristorante di campagna. Ci troviamo in una dimensione rurale, con un nostro orto, le nostre api, una piscina nel verde. Siamo famosi soprattutto per la gallina di Polverara, una razza di pollo nutrita quasi esclusivamente a miele e latte. Io poi sono perito agrario, ho nel cuore la dimensione di crescita dei prodotti. E, con esso, l’amore per la campagna”.
Nel cuore di Alessandro, che lavora in un’agenzia di comunicazione e che oggi è in visita ai mercatini, la scelta del luogo preferito della città nel corso del 2019 cade sulla Sala dei Giganti di Palazzo Liviano – frequente sede di concerti di diverso genere -, mentre fra i programmi per i prossimi mesi figura almeno un passaggio alla storica enoteca Severino di Via del Santo.
Riccardo, studente di web marketing, sceglie Porta Savonarola e le mura cittadine come luogo del passato e Piazza delle Erbe durante il mercato come luogo del futuro, mentre le mete in città di Alessio, che si occupa di organizzazione eventi, saranno il negozio di strumenti musicali Tarli e Farfalle, il Battistero del Duomo e il Teatro Verdi.
Quelle del fonico Luca sono il Portello, il parco giochi per tutta la famiglia Il Mappaluna e lo storico negozio di dischi Ventitré. È Vanessa, studentessa universitaria, a raccontare però più degli altri un luogo simbolo della città: “Aspetto l’estate per tornare ai Navigli e respirare la vita universitaria e per gli eventi e i concerti al Parco della Musica. Credo tornerò al Parco Iris, un parco immerso nel verde che ho scoperto da poco. Non ho invece dubbi sul luogo del 2019, perché è sempre lo stesso: Prato della Valle, che per me è il simbolo di Padova da sempre. Non mi abituo mai a quanto mi lasci sempre incantata. Luogo più nel cuore, non credo davvero ci sia”.
È un luogo che cita anche Chiara, che ad esso aggiunge però anche la trecentesca Torre dell’Orologio affacciata su Piazza dei Signori: sul quadrante blu, a scoccare la mezzanotte verso il nuovo anno sarà una lancetta rifinita in foglia d’oro zecchino, mossa dal più antico meccanismo del suo genere forgiato al mondo. Dopo aver incontrato nel corso del giorno tutte le stelle che adornano il cerchio fra i segni zodiacali e gli indicatori delle ore, per tutto l’ultimo minuto del 2019, mentre tutti staranno già iniziando a festeggiare tra le piazze, lei rimarrà immobile. Ma sarà solo la sua delicata oscillazione finale a permetterci di dare a chi abbiamo vicino i nostri migliori auguri.