Milano capitale culturale, Milano capitale turistica, Milano esempio d’Italia. Ma che siamo matti? Fa strano leggerla così, eppure è la verità, nient’altro che la verità. Il capoluogo lombardo in questi ultimi anni sotto l’amministrazione prima Pisapia e oggi Sala ha aperto i suoi chackra. Ha mostrato la sua bellezza, che non ha a che fare con i monumenti (ce ne sono pochi) ma con l’energia del presente. Ha attratto le forze propositive dell’economia e della creatività, i capitali stranieri, ha cambiato pelle ed è oggi una città con una marcia speciale.

Foto di Carlo Pastore
Preso dal nuovo spirito cittadino, ho così preso la mia cagnolina Pierina e l’ho portata in giro per il mio blocco e poi alla vicinissima Darsena, simbolo di questa renaissance. Il termine francese è giustificato dalla fascinazione di Canal Saint Martin a Parigi, spesso – impropriamente – utilizzato come paragone.

Foto di Francesca Piovano
Nel progetto occultante e opprimente di qualche scellerato speculazionista doveva essere un parcheggio sotterraneo; oggi è invece uno spazio riconsegnato alla città, un luogo di socialità, un posto dove nonostante le acque verdi qualche temerario ragazzo su di giri tenta il bagno con sfida alla pantegana darsenensis, simpatico ma pur sempre laido esempio di topo d’acqua.

Foto di Carlo Pastore
Dicevamo del mio blocco, ovvero l’angolo di città chiuso fra Corso Genova, Viale Gabriele D’annunzio, via Arena e via De Amicis: Conca del Naviglio, così la chiamo io. Un tempo teatro di scorribande di balordi e poco di buono, oggi è un fazzoletto vissuto da famiglie borghesi, sciure e studenti, veterinari e fattoni, qualche latinos e qualche cinese.

Foto di Carlo Pastore
Cartina tornasole ne sono i giardini, dove attorno a una chiusa del naviglio (da cui Conca del Naviglio) si apre un piccolo slargo con alberi e panchine. È normale qui trovare mamme che fanno giocare i bimbi e cani a spasso con il padrone a pochi metri da ragazzi non troppo lucidi appena usciti dal Sert qui di fronte. Sono le contraddizioni a renderti bella, Milano.

Trattoria della Lina – Foto di Carlo Pastore
In questa zona c’è tutto in pochi metri: l’indianino aperto fino a tarda notte e il Carrefour 24/7; il tabacchino multiservizi; la laundry a gettoni, due calzolai e la ferramenta; due pizzerie, due ottimi ristoranti di pesce (rinomato Il Faro), il bio-contemporaneo Orto, il celebre Giordano il Bolognese e la infamous Trattoria dalla Lina, laddove tutto è fermo agli anni sessanta (compreso il rancio che temerariamente mangi e l’alcol che ordini). Puoi sederti nel dehor della rinomata pasticceria Cucchi, vertice alto della zona. Puoi goderti della cultura al circolo ARCI Cicco Simonetta o al Teatro 1.

Foto di Carlo Pastore
Per bere, niente di meglio che la Coloniale, simbolo meneghino, enoteca e champagneria con una enorme selezione e uno spirito ancora popolare nonostante l’hype. Qui è assolutamente normale trovare signori e giovani che giocano a scopa o briscola, e combattono la canicola con un ventilatore sparato in faccia e un bel bianchino alle 12 della mattina.

Foto di Francesca Piovano
Io il mio giro però lo chiudo al Ponkji, che è secondo me l’essenza di questo blocco. Ottima musica in diffusione, un’immagine di Che Guevara alle pareti, una clientela locale affezionata di gente operosa e ciondolosa, danarosa e no. Sulla veranda la scritta “le bar à vin”. La Francia, ancora una volta, ma dimmi tu.