Tra tutti i mesi dell’anno, dicembre è sicuramente quello che preferisco: non solo arriva il mio compleanno, che è la giornata in cui ci si sente legittimati a farsi voler bene da tutti ed essere al centro dell’attenzione, non solo l’atmosfera pre-natalizia permea le strade e i cuori di tutti, ma per i veronesi dicembre è il mese della festa più importante dell’anno a Verona, ovvero Santa Lucia, il 13 dicembre (che poi coincide con il giorno del mio compleanno, non è meraviglioso?).

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La santa protettrice della vista è infatti la protagonista di una festa molto sentita a Verona, forse più del Natale stesso: i bambini infatti ricevono durante la notte la visita di questa vecchina cieca a cavallo di un asino, e ricevono dolci e regali (se sono stati bravi durante l’anno, of course). Per questo motivo, Verona a dicembre è splendida, perché c’è una costante aria di magia, di aspettativa e di festa. E che festa sarebbe senza il dolce veronese per eccellenza, ovvero il Pandoro?

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Non mi soffermerò a discutere riguardo l’annosa questione Panettone VS Pandoro perché è chiaro, è il Pandoro il vero cibo degli dei, così soffice, morbido, versatile, si può mangiare da solo o accompagnato da creme, allo zabaione o al cioccolato che sia, può essere gustato nella sua semplicità o essere utilizzato come base per altri dolci e vince a mani basse sugli orridi canditi del panettone.

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Il mio vero obiettivo è infatti quello di convincere gli ultimi, pochi scettici che sostengono che il Pandoro non sia il dolce natalizio più buono che esista: dicono così semplicemente perché non ne hanno mai assaggiato uno artigianale, preparato con sapienza e amore dalle pasticcerie scaligere più rinomate, ne sono sicura.

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Ecco dunque alcuni indirizzi per convertire anche il più pervicace degli haters del panettone – vi assicuro che una sola fetta di questi pandori vale un intero weekend a Verona.

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Saporè, la rinomata pizzeria a San Martino Buon Albergo (VR) di Renato Bosco, pluri-premiato guru della pizza gourmet, durante il periodo natalizio al grido di #PizzaPanePassione estende la propria conoscenza e amore per i lievitati e sforna dei pandori talmente buoni che l’aggettivo che sento normalmente pronunciare appena assaggiato è “celestiale”.
Renato Bosco è anche uno sperimentatore e crea pandori e dolci natalizi (e sì, lo ammetto, anche panettoni!) con diversi tipi di farine, differenti aromatizzazioni, con varie lievitazioni o con lievito madre, e addirittura quest’anno è in arrivo il PandorZero, una ricetta di pandoro senza burro per gli intolleranti al lattosio.

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Forse non tutti sanno che in realtà il Pandoro nasce da un errore di preparazione di un altro dei dolci veronesi per eccellenza, forse un po’ più di nicchia rispetto al primo, ovvero il Nadalìn.
La tradizione vuole conferire al Nadalìn il primato di vero dolce lievitato tradizionale di Verona: molto spartano, povero, semplice, è il progenitore “magro” del pandoro odierno, perché per essere forgiato nella tradizionale forma di stella sottile a otto punte deve essere necessariamente un impasto meno ricco e burroso.

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Il vero maestro del Nadalìn, che ha recuperato l’antica ricetta e lo ha perfezionato negli anni, evitando la scomparsa totale della sua tradizione, è il signor Tomasi dell’omonima Pasticceria Tomasi, in Corso Milano: vi suggerisco di prendere un Nadalìn per fare un figurone da intenditori al pranzo di Natale coi parenti, ma di dare una chance anche al loro Pandoro, sicuramente più mainstream ma altrettanto gustoso.

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Infine, impossibile non citare un altro nome storico della pasticceria veronese e italiana, ovvero Perbellini. La storia della Pasticceria Perbellini (a Bovolone, una ventina di chilometri fuori dalle mura del centro storico) ha già inizio nell’Ottocento, e la cura, la passione, la ricerca si sentono tutte sin dal primo assaggio. Il classico colore giallo oro ma dal fondo leggermente scurito, la consistenza umida e il sentore inconfondibile dell’uovo e del burro fresco fanno sì che quello di Perbellini sia tra i migliori pandori al mondo.

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E per gli intenditori, la vera chicca è la premiata Offella d’Oro, il vero sigillo della dinastia dei Perbellini, una rivisitazione del pandoro ma, se possibile, ancora più buona e burrosa – suggeriscono infatti di riscaldarla qualche minuto in forno prima di servirla, proprio perché l’Offella possa “sudare” ed essere così ancora più gustosa. In edizione limitatissima, bisogna prenotarla con settimane di anticipo per essere sicuri di averla in tavola la sera di Natale.
Davvero qualcuno di voi è ancora lì a pensare al panettone? Credetemi, fatevi un favore e gustatevi una fetta di Pandoro artigianale veronese!