A Piacenza, come altrove, il Natale porta con sé i sapori dalla tradizione, giunti a noi generazione dopo generazione, con poche variazioni da famiglia a famiglia. Così, per la cena della Vigilia, ai tortelli fatti in casa segue il burattino (anguilla marinata), in attesa che il pranzo di Natale si ammanti dell’odore leggermente pungente del brodo di carne in cui sono annegati gli Anolini.

Foto di G. Spotti
Benché parliamo di una città in cui i cambiamenti si avvicendano con ritmi lenti, specchio del mansueto incedere del Po, Natale può essere vissuto in maniera inconsueta, seguendo altre coordinate geografiche. E altri menù.

Foto di Filippo Lezoli
Dal centro storico, in cui per un gioco d’illuminazione la torre della piazza diventa un cielo blu da cui nevicano stelle, un dedalo di vie mi porta nella regione di Paranà, in Brasile, a festeggiare il Natale carioca.

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Un profluvio di luci illumina la soglia del Copacabana Rio, ristorante dove sono accolto da Dorigo Thiago e Caetano Gustavo. «Per noi – dice il primo – questo è il mese dell’uva passa. Dalle nostre parti, per Natale la inseriamo in ogni piatto, tanto che ormai la cosa ha generato anche delle barzellette”.

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“È una festa che riguarda tutta la famiglia – continua a raccontare – e che ha il suo culmine alla Vigilia, con grandi grigliate di carne e pesce, riso in bianco e tacchino ripieno al forno (Peru de Natal), prima della preghiera della mezzanotte. Una festa lunga, le danze proseguono anche il 25».

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A quelle latitudini il Natale casca d’estate, è un’esperienza da vivere all’aperto.

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A Piacenza, invece, quell’atmosfera si respira al Copacabana la sera del 24, tra cestini natalizi, tranci di carne e balli sotto la dicitura “Ordem e Progresso”, iscritta nel cuore della bandiera verdeoro.

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Tra i fornelli del Tropico Latino, invece, c’è Ligia, cuoca di Guadalajara, in Messico, dove il Natale ha un gusto esotico. «Per la cena della Vigilia gli ospiti sono ricevuti con un bicchiere di ponche, quindi si mangia tacchino o Pierna, la coscia del maiale.

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“E non mancano mai i Tamales – dice Ligia – involtini di foglie di mais ripieni di carne o verdure, mentre i Buñuelos sono il dolce tipico natalizio». Suggerimenti da testare al Tropico Latino anche la sera di San Silvestro, quando questi sapori accompagneranno i clienti fino – e oltre – lo scoccare della mezzanotte.

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Una volta stuzzicato, lo spirito latinoamericano ci porta da Don Teo, ristorante peruviano che offre un Natale dal gusto differente. Victoria e Katy ben conoscono la tradizione delle feste del paese andino e sono pronte a diffonderla anche a coloro che si siederanno al tavolo, sotto lo sguardo austero di una divinità Inca che osserva dalla parete.

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Però le feste non sono tali se prive di dolce, necessario per zuccherare le brume di dicembre, tanto più che all’ombra del Gotico passa Santa Lucia a distribuire leccornie a volontà. Al ChocoCaffè il tema è declinato in ogni possibile soluzione: io ad esempio mi sono perso in una cioccolata con panna. Tentare di resistere alla tentazione di uscire da qui con una barretta fondente, al latte o alla nocciola, o un’idea regalo di quelle che più dolci non si può, è solo una fatica sprecata.