Scegliere degli scorci della mia città: mmmh, fatemi pensare. Beh, partiamo subito con uno che sembrerebbe una banalità pazzesca, ma una volta che vi troverete lì mi darete certamente ragione: il Piazzale del Castello. È il punto più alto da cui poter ammirare la città, e francamente è proprio bello circumnavigare il muretto che lo delimita ed ammirare il paesaggio da tutti i versanti.
La scalinata per arrivarvi, soprattutto adesso che fa caldo, vi farà sudare ma sarete sicuramente ripagati a dovere una volta in cima. Potete anche prendere la navetta che vi porta direttamente su, però che schiappe, dai.
Adesso invece faccio molto più il figo: il mio secondo panorama preferito è quello del Terrazzigno. Che cos’è? Niente di più di un delizioso studio di proprietà del mio amico Ricky situato proprio in centro città, dalla cui terrazza si gode di una splendida vista.
Tecnicamente vi dovrei dire che è proprietà privata ed è un posto segretissimo, ma in passato e tuttora ci organizziamo con una certa frequenza feste, aperitivi, o semplicemente mettiamo su dei dischi aprendo una bottiglia di vino e godendoci il tramonto, quindi è molto probabile che in fondo conosciate qualcuno che conosce qualcuno che è amico di qualcuno che ci è stato, o addirittura si trova lì in questo preciso momento e se adesso lo chiamate chiede a Ricky, che è buono, e vi fa salire.
Ultima location: piazza Libertà, ma non basta, più precisamente, la Colonna della Statua della Giustizia. Come mai? Che scorcio incredibile mai si potrà godere da questo precisissimo punto? In realtà, sebbene vi troviate in una delle più belle piazze di Udine, non è un posto che amo per ammirare la città, ma i suoi abitanti.
Fin da adolescente, con walkman e cuffie a palla, ci ho aspettato amici che sono arrivati, che sono arrivati tardi, che non sono mai arrivati (alcune migliaia di anni fa, prima dei cellulari).
Ma poi, dopo le prime volte che mi sono seduto lì aspettando, ho scoperto che era bellissimo vedere gli Udinesi che passavano, guardandoli mentre andavano al lavoro, mentre facevano una vasca il sabato pomeriggio tirati tutti a lucido, i ragazzini che si aspettavano alla fermata dell’autobus per i primi appuntamenti, i mitici pazzi che popolavano la città in quegli anni e ai quali avevamo dato un nome preciso per ciascuno. In silenzio, mi godevo gli stralci delle vite di tanti miei concittadini, e di come loro vivessero la città.