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L’ultimo bar della notte, la prima brioche del mattino: Mantova tra sonno e risveglio

Dove andiamo a bere il penultimo? Anche perché l’ultimo non si dichiara mai, pensa l’ansia. A un certo punto li guardi tutti e inizi a urlare a più gente possibile: “Regaz tutti dal Lele??!!”. Ed ecco che come grandissimi combattenti medievali tutti ci spostiamo dal Lele, al secolo Daniele Goffi, una vera istituzione mantovana. Il nome reale del bar è Caffè Accademia omonimo della stessa via in cui si trova. Il Lele è un ragazzo molto intraprendente che da vent’anni ci fa volare fino all’ora che decidi tu. Il bar è minuscolo e non è un difetto, anzi, lo rende intimo, romantico e caciarone allo stesso tempo.

Foto di Martina Mai

Quando i guerrieri si affacciano sull’ingresso, Lele sussulta dal terrore conoscendo molto bene le conseguenze di quel fatidico arrivo. Ma è un sussulto a doppia faccia, perché contiene anche gioia. Il delirio – se vogliamo chiamarlo così – inizia mediamente lento, ma con la sicurezza di una crescita esponenziale. Il primo battagliero prende le redini del retro dove c’è il mitico laptop da dove escono le canzoni più improbabili della storia. Chiaramente non esiste alcun tipo di senso di playlist o genere. Passiamo dalla spagnola a Max Pezzali a Calcutta, Thegiornalisti, popx con la gente che inizia a voler avere il controllo di un laptop che in quel momento sembra l’unica ragione di vita: SCELGO IO LA CANZONE, TOCCA A ME.

Nel frattempo altri guerrieri stanno saccheggiando il bar, togliendo ogni potere al Lele, che intanto balla abbracciato a qualcuno di noi. È tutto fuori controllo. Dopo grandi discussioni confuse e grandissime opinioni su tutto, il Lele dice: “Ragazzi, devo chiudere”. IL PANICO. Lui inizia a mettere le protezioni in legno sui vetri della porta del locale e ti sale un’ansia incredibile perché sai che sta per finire tutto. Chiedi l’ultimo o provi il fai da te. Finisci al volo poi ti arrendi ed esci.

Foto di Martina Mai

Ecco la lampadina di uno dei vichinghi che non molla l’ascia neanche a morire: “Ragazzi disco?” La folla esplode e si va.
Dopo tutto quello che si può immaginare sia successo arrivano le 5:30/6:00. Ovviamente nessuno vuole andare a letto. E che si fa? Truzzi. Truzzi è un forno storico in via xx Settembre. Dopo aver ballato si monta in taxi o in bici, se è estate, facendo garini in ciclabile e cercando di stare dritti in sella. Si arriva finalmente al mitico Truzzi con serranda ancora abbassata ma con grandi possibilità di avere quell’ultimo/primo pasto del giorno. Quello che tecnicamente si può definirre “asciugo”.

Si entra da una vietta nascosta che solo i mantovani puri conoscono e si chiede da mangiare a Mr. Truzzi. Lui con anni di grande esperienza della gente della notte alle spalle, serve  pizzette, brioche e tutto quello che il forno può dare. Tra grandi gag e ultime risate si mangia e si beve per davvero l’ultima birra. O la prima del giorno dopo.
Poi capita l’anziana signora del sabato mattina che arriva a chiedere il pane e li si ti senti morire e pensi ok, ora vado a letto. È tutto finito per oggi, ma solo per oggi.

L'autore: Martina Mai

Martina Mai, classe 1989, vive a Milano. Ha frequentato l’istituto Marangoni e si è laureata a Londra in Styling. Ora lavora presso Foolica Publishing Srl dove si occupa dello styling e del brands partnership delle band dell’etichetta (M+A, Thegiornalisti, Paletti). Le grandi passioni sono la moda e oltre ogni limite il Tennis, del quale è veramente ai confini del fanatismo.

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