L’articolo “UNA” davanti a “galleria” non significa qualunque, perché cercare di alzare un velo sull’arte contemporanea a Piacenza equivale a una sfida. Dallo scorso maggio la scena artistica all’ombra del Gotico annovera “UNAgalleria”, spazio espositivo che nella premessa “una” intende mantenere una promessa: portare un po’ di ricerca in un campo, quello dell’arte contemporanea, che non sempre ha visto Piacenza eccellere. Sia sufficiente ricordare quando nel ’65 andò deserta una mostra che, stando ai prezzi, “regalava” opere di Lucio Fontana che nel giro di breve sarebbero valse cifre da capogiro. Altri tempi e questa è un’altra storia.

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Quella di oggi si chiama “UNAgalleria”. Ci si arriva in due minuti a piedi da Piazza Cavalli, superando i locali dell’aperitivo e dello struscio. Lo spazio di via Sant’Antonino 33 è piccolo, ma dal cuore della città guarda la scena internazionale, così ha appena inaugurato un’esposizione in collaborazione con la galleria rumena Sabot.

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Da qui si strizza l’occhio all’arte giovane. Anche perché di gioventù le due galleriste Paola Bonino e Marta Barbieri ne sanno qualcosa. «Ci interessiamo a lavori che sentiamo vicini a noi, non decorativi, che osservino il mondo in cui viviamo. In questa città non sempre è semplice lavorare con artisti emergenti».

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“UNAgalleria” è rivolta a un pubblico curioso. Che sappia miscelare ieri e oggi, come i gusti di Paola e Marta, che gestiscono anche la programmazione dello Spazio Leonardo a Milano. Dice Paola: «Dell’arte di Piacenza amo BOT e il design di Davide Groppi». Che ritroviamo, quest’ultimo, nel filo di luce che taglia il soffitto.

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“UNAgalleria” è anche conversazione. Che nasce dalla curiosità nell’entrare e nel vedere foto di fumogeni accesi in alta montagna, immagini di luoghi di confine, bandiere impossibili e paletti stradali divelti, che insieme vanno a formare Paysage, la mostra personale di Filippo Minelli. Paola racconta e le vibrazioni sono positive quando dice «non amo usare il termine concettuale perché è ormai una sorta di etichetta da apporre a qualsiasi cosa di cui è complicato afferrare il senso». Poi divaga poeticamente spiegando come l’autore intenda dare «forma e colore al silenzio», le cui tracce sono fissate in fotografie dall’alto valore estetico.

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“UNAgalleria” è un luogo per parlare della città da prospettive diverse, come la foto che ritrae le galleriste da un’altezza improbabile.

Foto di Filippo Lezoli
Allora chiedo: tu e Marta quale angolo consigliereste a un forestiero che si trova a passare per Piacenza? «Saremo romantiche, ma consiglieremmo la Muntà di ratt (salita irta e non scalinata dei topi), una Piacenza che ha mantenuto qualcosa della città vecchia, tra stradine strette e scalinate inattese». Ma quell’articolo lascia un ultimo dubbio. «Perché “UNA”? È quello che siamo. Un po’ di semplicità, in un’arte spesso volutamente complicata».