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La Milano di Via Paolo Sarpi: sapore di Cina, Brasile e dell’Italia di una volta

Esiste un circuito perfetto tra sapori di tradizioni lontane e un’atmosfera sempre nuova nel cuore di Milano. Una strada pedonale dal ritmo vivace dove curiosare fra botteghe di take away orientale e piccoli bar locali, incrociando gli abitanti cinesi insediati da quasi un secolo in questa zona della città. Via Paolo Sarpi è nell’immaginario di tutti la piccola Cina milanese.

Non solo Chinatown: via Paolo Sarpi a Milano è un incrocio di culture, sapori e suggestioni di ogni tipo da tutte le parti del mondo

Foto di Carmela Menzella

Il mio percorso culinario non può prescindere da una prima tappa asiatica, ormai un’associazione automatica tutte le volte che arrivo qui. Mi metto in fila e rileggo come un mantra le caratteristiche della Ravioleria Sarpi.

Da una manciata di anni, una vera fusione tra ricette orientali di facile asporto e ingredienti di attenta provenienza locale. L’azienda biodinamica Cascine Orsine e la macelleria Sirtori riforniscono questo piccolo banco da lavoro di un’ottima materia prima che viene sapientemente trasformata da un gruppo di pastaie cinesi.

Non solo Chinatown: via Paolo Sarpi a Milano è un incrocio di culture, sapori e suggestioni di ogni tipo da tutte le parti del mondo

Foto di Carmela Menzella

Rapidissime ed energiche prendono ordinazioni e consegnano in mano ai gongolanti avventori fumanti ravioli dall’inconfondibile sapore di zenzero e soia, e sostanziose crepes orientali di cui ignoravamo l’esistenza, nella versione vegetariana o con carne.

Il dilemma è sempre con cosa cominciare. Ma velocità di realizzazione e prezzi modici permettono di gustare entrambe.

Dopo aver conquistato una panchina e consumato il mio bottino, proseguo verso un altro eccellente prodotto del quartiere: il caffè da Coracao do Brasil, la Torrefazione storica di via Sarpi. Nel 1958 questa bottega viene inaugurata con il marchio dell’Ente brasiliano per il caffè ed è ora alla sua seconda gestione. Un’enorme e tradizionale macchina per la tostatura accoglie all’entrata insieme al profumo dolce ed esotico di cialde, miscele e bevande appena servite. C’è un’atmosfera ritemprante e semplice in questo luogo. Esattamente quello che ci si aspetta da un buon caffè.

Continuando per alcune centinaia di metri, via Sarpi termina e fa intravedere i caselli di Porta Volta, strutture ottocentesche che immettevano alla via di comunicazione tra la città e il cimitero monumentale, lungo le antiche mura spagnole. In un casello dall’aspetto tanto austero si nasconde il mondo curioso e retrò del Circolo Combattenti e Reduci.

Non solo Chinatown: via Paolo Sarpi a Milano è un incrocio di culture, sapori e suggestioni di ogni tipo da tutte le parti del mondo

Foto di Carmela Menzella

Questa storica associazione nazionale ha sede qui da un tempo incerto e raccoglie gli stessi soci da almeno 50 anni, tutti legati dalla comune aderenza al mondo partigiano milanese. Il luogo è decisamente corrispondente a quello tipico di un circolo del passato: fotografie d’epoca insieme a cimeli di guerra, tavoli da gioco, un vecchio punto bar gestito da un membro più giovane dell’associazione che negli ultimi anni ha iniziato a godere di una certa popolarità fra i ragazzi. Ma è il cortile esterno a lasciare sempre esterefatti.

Non solo Chinatown: via Paolo Sarpi a Milano è un incrocio di culture, sapori e suggestioni di ogni tipo da tutte le parti del mondo

Foto di Carmela Menzella

Un rarissimo esempio di piccolo mondo distaccato dal resto, dove non avverti il traffico, dove non vieni assalito da camerieri intrepidi con menù in doppia lingua e dove puoi sorseggiare un amaro quasi in solitudine, immaginando la prossima volta che ci verrai a cena e occuperai una delle tavolate tra il palchetto, le voliere e i tavoli da ping pong.

Questa è la mia sequenza preferita di via Sarpi. Provatela.

L'autore: Carmela Menzella

Nata a Matera, ha studiato lingue a Roma e lavorato principalmente nel campo dell'interpretariato e della mediazione per i diritti umani. Da qualche anno a Milano, decide di scoprirla raccogliendo storie legate al cortocircuito fra passato e contemporaneità.

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