Se la mia vita a Milano fosse un libro Fantasy con ambientazione vagamente medievale, il Circolo Arci Ohibò sarebbe una locanda al crocevia tra due mondi: ai confini tra centro e periferia, dietro piazzale Lodi, ma non troppo distante da Porta Romana. Per arrivarci bisogna passare su un ponte, scendere delle scale, immergersi in un bosco di melograni e fare la tessera ARCI.
L’Ohibò sta ai confini tra la serata sudatissima con artista internazionale e le birrette al concerto del tuo amico con poche persone, ma buone. Spesso capita di trovarci la cosiddetta situa (una sorta di sacro graal delle velleità milanesi), ma se ti annoi puoi svoltare tutto giocando a calcio balilla o a biliardo, come fosse l’oratorio.
Di recente questa locanda vuole occupare un altro spazio di confine, ponendosi a metà tra il locale frequentato principalmente per la musica dal vivo e una buona offerta di serate danzanti, coi dj fino a tarda notte. Il mio errare in questa Milano dei cento acri mi ha portato a essere uno di questi dj.
Non chiedetemi come sia successo, credo di aver girato delle manopole su una vera consolle quattro volte in tutta la mia vita, ma in compenso, accanto al prode compagno di ventura Vittorio, nell’ormai acclamato dj-set Rockit All Starz, ho affinato le mie tecniche di selezione brani carichi, coinvolgimento delle masse, e in generale la mia idiozia sul palco. Da Settembre, siamo in quattordici dj della tavola rotonda a ritrovarci tutte le settimane nella Discoteca Paradiso. Un posto brillantinato e sberluccicante che prende il posto dell’Ohibò quando scatta la mezzanotte, e senza accorgersene, dal Sabato si passa alla Domenica.
Serata dopo serata, sabato dopo sabato, c’è sempre più gente, l’atmosfera è carica e assolutamente scherzosa, anche i più bravi in consolle non si prendono troppo sul serio: l’ingresso, del resto, è sempre gratuito. Non saprei dirvi esattamente quale sia la linea musicale che si balla in Paradiso, quelli bravi sugli eventi di Facebook scrivono “Italo Disco, Electro, Funky”, il mio obbiettivo è in ogni caso stravolgerla.
Se ho la possibilità di mettere Bello Figo, Enzo Jannacci e Gianni Togni nella stessa ora e mezza posso già considerarmi in Paradiso. E dico sul serio; una delle più riuscite combo con cui io e Vitto abbiamo innescato il dancefloor è stata: “Swag Mattarella”, “Rehab”, “Acidoacdia”, “Sing sing sing” e “La forza dell’amore”.
Negli appuntamenti che ci sono stati finora ne abbiamo già visti di episodi singolari: un carrello che magicamente è comparso sul palco quando è scattata la mezzanotte, un attempato e confuso signore che è andato avanti a ballare fino a notte fonda agitando le braccia, Carlo che se ne voleva andare e Francesca che insisteva per rimanere, a costo di restare pressoché da sola a strillare “Mister Brightside” in faccia alla consolle, ben oltre l’ipotetico orario di chiusura, finché sulle notte di “Sotto il segno dei pesci” non abbiamo visto arrivare l’impresa di pulizie per il giorno dopo.
Per il resto si tratta di agitare le gambe, uscire a schiacciare dei cinque e tornare ad agitare le gambe, su una mobike, alle sei del mattino.