Il Bar Chiuso di Moleto è un luogo unico e raro: sorge su una collina nel Monferrato, domina tutta la pianura che si srotola, umida e afosa, al suo cospetto. Fa parte del piccolo borgo di Moleto, paese fuori dal tempo che conta qualche casa, un bed&breakfast ed un ristorante, una trentina di abitanti ed immensi campi di girasoli che accolgono i visitatori dopo l’ultimo tornante.
“Il locale è nato nel 2003 – mi racconta Giuditta, colonna storica del Bar Chiuso – da un’idea di Bernard Glenat: all’inizio c’erano un po’ di baloc (balle, ndr) di fieno, vino e salame e serate minimal all’insegna del jazz. Poi s’è sparsa la voce, siamo cresciuti, abbiamo incrementato la proposta ogni anno: e oggi, guardaci qui”.
Il locale, val la pena specificarlo, di “chiuso”, non ha proprio nulla: lunghe tavolate, ombrelloni che tentano di smorzare un po’ il caldo, panche e, più in là, verso il bordo della collina, qualche baloc di fieno da usare come sgabello e pallet colorati, a mo’ di tavolino e una piccola chiesa dalla storia davvero bizzarra.
Originariamente, mi spiega Giuditta, l’edificio si trovava nella collina accanto, ad Olivola. Le cave sorte nella zona, però, ne mettevano a rischio la stabilità e così gli abitanti hanno deciso di spostarlo sulla collina accanto: un pezzo per volta, come fosse un gigantesco Lego. “E l’hanno ricostruita al contrario – mi fa notare – con l’abside ad occidente e l’entrata ad oriente. Sembra messa lì apposta per controllare la valle”.
Da sempre, il Bar Chiuso è sinonimo di musica dal vivo: serate di jazz, di swing, di blues, “diamo spazio ad artisti emergenti, a gruppi più o meno noti – mi racconta ancora Giuditta – e cerchiamo di proporre un programma che sappia coinvolgere ogni fascia d’età: il palinsesto, da qui a fine stagione, è ricco e lungo, spalmato su tre giornate a settimana.
C’è il classico giovedì live, il venerdì con dj-set ed il martedì che, nei mesi di luglio e agosto, ospita il Moleto Music Festival, permettendo a più band di esibirsi in una stessa serata”.
Accanto alla musica, cibo e birra. “Hai mai assaggiato la frisella con l’avocado?”, mi domanda una ragazza seduta accanto a me al tavolo. Poi, continua, “I taglieri sono l’ideale per un aperitivo, magari con un bicchiere di vino. Però ci sono anche dei piatti con la mozzarella di bufala o la burrata, che lasciano senza parole”.
“Sono diventato un fan del Bar Chiuso grazie alle serate di musica”, mi racconta Diego, motociclista torinese ”. I frequentatori del bar Chiuso, mi spiega Giuditta, arrivano spesso dalle grandi città, Torino e Milano, alla ricerca di un attimo di pace, di sospensione dalla frenesia quotidiana. Si ritrovano immersi in una quiete irreale, in questo borgo magico: a volte cenano nel ristorante “Le Cave di Moleto” dopo aver preso un aperitivo da noi, oppure passano con una coperta e si mettono a guardar le stelle, che qui si vedono magnificamente”. Turisti, motociclisti, persino appassionati di bicicletta che, tra una scollinata e l’altra, fanno tappa al bancone del bar per una birra.
Da qualche tempo, accanto ai cocktail pestati e alle proposte alla spina, il Bar Chiuso propone le birre artigianali del birrificio BSA – Birrificio di Sant’Andrea di Vercelli. “Ci piace lavorare in squadra, fare rete – mi spiega Giuditta – e loro sono diventati ormai di famiglia: la forza di questo posto, secondo me, sta proprio in questa sinergia, nell’entusiasmo che, come gruppo, investiamo ogni giorno per il periodo di apertura, che va da aprile a settembre, quando il tempo diventa brutto e dobbiamo chiudere”. Le domando se ha ricordi particolari legati ad un posto così unico e lei, sorridendo, mi racconta che capita una bizzarreria al giorno, dalla capretta che ha deciso di farsi adottare e per un po’ è stata la mascotte del locale alla comitiva di quattrocento motociclisti che, senza preavviso, ha fatto tappa sulla collina nel corso di un motoraduno.
“Il valore aggiunto di questo luogo è l’amore che ci si riversa: non soltanto da parte nostra, che qui lavoriamo, ma anche dei turisti, dei musicisti che ci vengono a trovare, degli affezionati che non si perdono una serata. Del resto, in un posto magico così, come potrebbe essere altrimenti?”.
Viene dunque da chiedersi infine perché una realtà così a cielo aperto e invitante, abbia scelto di denominarsi chiusa. “Quando piove, per ovvie ragioni, resta tutto chiuso – conclude Giudita Anche se tra le sorprese che stiamo preparando per il futuro c’è l’idea di una terrazza coperta e la possibilità di mangiare al chiuso. Il nome, però, non cambierà”.