Se si pensa alla street art, la prima immagine che viene in mente è il muro di una metropoli, magari estera, posti in cui è naturale nascano movimenti underground. Più difficile che si pensi alla provincia italiana, eppure anche Alessandria, negli ultimi decenni, ha assistito al nascere di diverse opere di street art. Indubbiamente il fatto di essere al centro del famigerato triangolo Torino-Milano-Genova ha fatto sì che la città, da piccola realtà di provincia, diventasse un luogo di fermento per queste forme artistiche.
Si è passati dalla stagione dei graffiti nei primi anni ’90, nella quale la scena alessandrina era particolarmente attiva e affermata anche a livello nazionale (Emon, Suede, e in generale tutta la crew “Ok”), alla sua naturale evoluzione nel gran calderone della street art.
Nel libro “Graffiti world” di Nicholas Ganz, per Thames & Hudson, il primo volume a grande distribuzione dedicato a metà ai graffiti e metà alla street art, uscito nel 2004, oltre a venir segnalato 108 (il nome attuale del già citato e alessandrino Emon) come uno fra i maggiori artisti della scena internazionale, si segnala Alessandria come la prima città italiana ad aver ospitato i primi interventi di street art.
Successivi esperimenti si sono avuti con la manifestazione del 2004 “Fuori dal carrello” all’ex mercato ortofrutticolo, organizzata da Informagiovani e Punto D, durante la quale sono stati ospitati diversi writer della scena italiana che hanno realizzato diverse opere sui muri del mercato, fino ad arrivare al muro interno del palazzo sede della CGIL, ispirato al Quarto Stato di Pelizza Da Volpedo, realizzato dai torinesi Style1, Sens400, Asker e Weik.
Altre opere degne di citazione sono il grande murales della facciata del Laboratorio Sociale, realizzato dal catalano Jordi Galindo, che aveva firmato in precedenza alcuni graffiti al centro sociale Crocevia, e una piccola porzione del muro della Casa di Quartiere, dipinto da 108 e dallo svedese Ekta.
Seguendo il filone dei murales realizzati sulle facciate cieche dei palazzi periferici, significativo è il lavoro su commissione completato dal sardo Tellas su due facciate di un ex edificio di edilizia popolare di fronte al ponte Meier.
Infine ci tengo a segnalare l’intervento, sempre su commissione, sul campo da basket del Parco Carrà (skate park), per opera del duo siculo Guè: quest’opera, vuoi per la sua originalità, vuoi per l’impatto estetico che i due artisti sono riusciti a dare all’insieme, ha avuto una risonanza mediatica enorme su diversi siti web e riviste di arte e creatività.