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Bergamo alta o Bergamo bassa? L’eterno dilemma che divide la città

“Sei di Bergamo? Alta o bassa?”
“Bergamo di sopra o di sotto?”
“De üra/hura/ohra o de utta/øtta/otha?”

Quando dici a qualcuno che abiti a Bergamo, la domanda che ti fanno è sempre la stessa. “Alta o bassa?”. Una sorta di approssimazione che riduce l’abitare in questa città a una questione di verticalità priva di alternative. O sei nell’androne, mesto e tristo, o nella penthouse signorile. Se vuoi parlare di panorami, quindi, la scelta è apparentemente limitata a due alternative. C’è un primo punto di vista, proletario, basso, terrestre dell’indice che punta un poco più in su rispetto alla linea dell’orizzonte, nella speranza di generare sorpresa e stupore nel proprio interlocutore. Questo è il panorama che chiameremo con l’appellativo di panorama “Guardalà”. E poi c’è l’altro punto di vista, quello di chi può guardare dall’alto al basso il mondo, quello nobiliare, elevato e trionfale, che si può godere dagli spalti delle mura venete. Questo lo chiameremo panorama “Figlio, tutto questo un giorno sarà tuo”.

Se dici che abiti a Bergamo, già sai che domanda ti faranno: ecco un percorso che parte dalla città bassa e arriva in quella alta

Foto di Silvia Cambiè

Possiamo però provare a spingerci oltre i luoghi comuni creati dall’immaginario collettivo. Osservando la conformazione della città di Bergamo. Che riserva più sorprese di quello che si pensi. Se non ci credete provate a prendere una cartina della città. O anche solo ad andare su maps. A una prima occhiata Bergamo ha l’aspetto tozzo, pacioso e spalmato di fiore schiacciato malamente tra due pagine di un libro.

Provando invece a spostarsi sul piano verticale, quello delle persone che provano a camminarla in lungo e in largo, dalla Malpensata allo Stadio Atleti Azzurri, si può notare che Bergamo ha inequivocabilmente una forma diversa. Più comune e diciamo esoticamente casalinga: perché Bergamo è, di fatto, una banana. Una banana, o un semicerchio (volendo rimanere in campo geometrico), che abbraccia Città Alta.

Se dici che abiti a Bergamo, già sai che domanda ti faranno: ecco un percorso che parte dalla città bassa e arriva in quella alta

Foto di Silvia Cambiè

Questo significa una sola cosa: non esiste una via breve per attraversare Bergamo. E se la vuoi vedere devi muoverti. E muoverti tanto perché qui la geometria basilare fatta di cateti ed ipotenuse e della strada più veloce per unire due punti non funziona. E allora parti dal punto più facile di tutti: la stazione. E lo vedi il primo panorama-in-versione-cartolina con Viale Papa Giovanni XIII, le colonnine dei Propilei, e poi su con lo sguardo fino ad arrivare alla città sopraelevata.

Se dici che abiti a Bergamo, già sai che domanda ti faranno: ecco un percorso che parte dalla città bassa e arriva in quella alta

Foto di Silvia Cambiè

Vagano gli occhi e vagano le gambe, verso piazza Pontida e poi su, attraverso via Sant’Alessandro. Si va in Città Alta? Non proprio. Prima di porta San Giacomo si fa una piccola deviazione per costeggiare le mura dal basso, tra giardini di ville private e pratoni pubblici. Si cammina e si sbuca lontano dalla folla, dietro alla Marianna, lo storico bar dove si dice sia stato inventato il gelato alla stracciatella. Non temete per la vostra linea: non ci passeremo.

Se dici che abiti a Bergamo, già sai che domanda ti faranno: ecco un percorso che parte dalla città bassa e arriva in quella alta

Foto di Silvia Cambiè

Perché, da dove si sbuca basta poco: basta proseguire verso la casa di Gaetano Donizetti e puntare verso il basso. La strada è morbida e fa curve pigre portando i piedi a rincorrersi l’uno con l’altro. Abbiamo detto che basta poco e poco davvero basta per imbattersi in un nuovo panorama. Lo sguardo è sempre sulla bassa lombarda, ma lo scorcio è per pochi.

Se dici che abiti a Bergamo, già sai che domanda ti faranno: ecco un percorso che parte dalla città bassa e arriva in quella alta

Foto di Silvia Cambiè

Questo è un panorama che unisce Città Alta e Città Bassa e che d’inverno e d’autunno si trasforma in uno struggimento dusiano: morbido, opaco, avvolto di una vestaglia di vapore acqueo. Scendiamo, troviamo una via come un’altra, che da camminare c’è tanto. Così tanto che passano le stagioni e ci si trova in estate ad arrivare in Campagnola che è un quartiere il cui nome dice tutto. D’estate, a girar per sterrati, evitando pozzanghere e zanzare, ci si può imbattere in un campo di grano. Di grano vero che ti punge quando ci provi a passare in mezzo che davanti non ti sembra di avere niente e la civiltà e la città è solo una striscia nera di asfalto percorsa da auto (o autodafè) che bruciano la poesia di questa città dove tutti hanno qualcosa da fare o da costruire.

Se dici che abiti a Bergamo, già sai che domanda ti faranno: ecco un percorso che parte dalla città bassa e arriva in quella alta

Foto di Silvia Cambiè

Cambiamo tutto, giriamoci di spalle e passiamo tra i graffiti del quartiere di Boccaleone. Seguiamo i binari e andiamo dietro, verso la via del conventino. Fino a un cavalcavia dove basta lanciare uno sguardo per imbattersi in un lembo di panorama antico che non sembra nemmeno di questa terra. Cavi penzolanti, comignoli spenti e incrostati i muri senza una casa intorno, come sparuti e dritti denti nella bocca di questa città che si rifà il trucco spesso e sorride sempre a labbra strette.

Se dici che abiti a Bergamo, già sai che domanda ti faranno: ecco un percorso che parte dalla città bassa e arriva in quella alta

Foto di Silvia Cambiè

Un altro pezzo di storia rimasto lì a memoria futura, per chi volesse vedere quello che resta di una città costruita strato dopo strato. Una città che può anche essere raccontata in orizzontale. Sulla linea del tempo. Per potersi poi chiedere: sei di Bergamo nuova? Di Bergamo vecchia? O di Bergamo antica?

L'autore: Simone Tempia

Simone Tempia, scrittore, abita a Bergamo in compagnia di un maggiordomo immaginario. Vita con Lloyd è un libro edito da Rizzoli Lizard e una pagina fb visitata da più di ottantamila curiosi. Di sé, e del suo maggiordomo, dice: "Un maggiordomo immaginario va comunque mantenuto. Tale pagamento è composto solitamente da storie. Storie che si raccolgono, che si osservano, che si trovano camminando per strada o entrando nei luoghi. È per questo che sono diventato un discreto ricercatore di storie in giro per la città”.

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