Vivo una specie di compiaciuta esaltazione quando trovo ambienti in cui l’illuminazione è perfetta. Camminando nella parte interrata di Piazza Isolo, a Verona, dopo le diciassette, si trova la vetrina dagli infissi in ferro di un vecchio negozio, l’unica per metri. La luce che esce da quel piccolo locale vi attirerà come falenottere notturne. Il rosso, il nero, un pavimento seminato vintage, i bulbi caldi delle lampadine riflettono una soffusa, calda atmosfera dorata. Il soffitto è altissimo e le lampade calano molto basse, appena più in alto, una palla strobo diffonde tantissimi minuscoli riflessi argentati, com’è bello! Il giradischi collegato ad un ottimo impianto suona musica nera, jazz, hip hop, funk soul e si fonde seducente al rosso predominante dell’ambiente. L’arredo è un industrial/vintage, incredibilmente semplice ed efficace, dagli sgabelli al bancone al salottino vi sentirete sempre a casa di un amico, un amico stiloso.

Foto di Giulia Turrini
Il Grande Giove, dall’esclamazione anni ‘80 di “Ritorno al Futuro”, è un bar DIY, ispirato ad un locale di Copenhagen, il suo preferito, sì perché Giovanni è un giovane veronese che per sette anni ha deciso che la sua casa sarebbe stata in Danimarca. Lo stile di vita Hygge, lo skateboarding, la città, lo hanno conquistato e formato, anche un po’ per casualità, in quello che ora è il suo mestiere. Dopo aver ricoperto la posizione di bar manager al Copenhagen Jazzhouse e allo Spisebar nr20 Giovanni torna alla sua città natale e si innamora di quella che attualmente è sua moglie, Martina. Lascia Copenhagen ma non le passioni coltivate negli ultimi anni e un giorno, skateando in Piazza Isolo, si immagina il Grande Giove dietro quella piccola vetrina sgangherata, è in vendita ed inizia una storia.

Foto di Giulia Turrini
In questa storia il protagonista rimane Giovanni anche se il bar vive, soprattutto nella sua fase embrionale, un piano di coppia in cui Martina è parte integrante dell’idea che gravita nella testa del fidanzato. Creano un progetto con un’impronta molto soggettiva per persone come loro, gente a modo, aperta, curiosa, il che può sembrare un’ovvietà ma a Verona l’atmosfera che si respira al Grande Giove è una rarità, un bar quasi esotico come a lui piace definirlo.

Foto di Giulia Turrini
La scelta del menù è fondamentale, tutto è perfettamente coerente e rafforza l’immagine che questi ragazzi hanno abilmente costruito, lavorare con prodotti di qualità e di nicchia di cui si conoscono origini e produttori, una scelta personale e di carattere che amerete già dalla prima lettura di un listino che cambia stagionalmente. L’idea di drink di Giovanni è semplicità ed efficacia, drink di cui si percepiscano gli ingredienti. Anche un “Like a Bonfire” che inquadrandolo da menù può scoraggiare, Rum Bianco, distillato di linfa di betulla Freya Birch Spirit, Bobsbitter al cioccolato, liquore al caffè, lime e sciroppo d’acero, si rivela essere sorprendentemente centrato. Un bancone dalle modeste dimensioni ottimizzato per lavorare in tre non fa mai aspettare troppo i clienti e li sorprende, bere un cocktail al Grande Giove è senza dubbio un’esperienza di novità, non assomiglia mai a qualcos’altro a meno che non voglia farlo.

Foto di Giulia Turrini
La rara corrispondenza tra nome e identità del drink è poi qualcosa che mi ha davvero colpita, è un dettaglio di grande raffinatezza che completa l’opera, quando sorseggerete un “Raspberry Christmas”, Espolon Tequila Bianco, Ancho Reyes liquore al peperoncino, lamponi freschi, lime e sciroppo d’agave, non potrete che chiamarlo in quel modo e vi troverete a vivere un momento meravigliosamente evocativo.

Foto di Giulia Turrini
Il Grande Giove è il classico bar che tutti vorremmo avere dietro l’angolo di casa, quel posto caldo, intimo e rilassante dove annegare gli stress della giornata in un cocktail rosso ravanello, è un bar che ti coccola e ti fa sentire cool anche in jeans felpa e capelli raccolti. Un bar con cui, io, ho fatto subito naturalmente amicizia.

Foto di Giulia Turrini
Pensandoci, nella vita di Giovanni il film Ritorno al Futuro è stato una molla importante, se da piccolo non lo avesse guardato non avrebbe mai iniziato con lo skate, forse non avrebbe trovato Copenhagen una città così affine e forse non sarebbe volato in uno dei suoi trick proprio davanti a quella vetrina in vendita dove avrebbe poi creato questa piccola scatola un po’ magica, Grande Giove!!!