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Il Club dei 27: giro nel covo verdiano di Parma

Conoscete il club dei 27? Janis Joplin, Kurt Cobain e Jimi Hendrix? No, non è quello di cui voglio parlarvi. A Parma esiste un altro circolo esclusivo del mondo musicale che per coincidenza porta lo stesso nome, ma che non c’entra nulla con le leggende metropolitane e coi giovani artisti maledetti.

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto via Facebook

Il club dei 27 in questione è composto da personaggi altrettanto importanti e al tempo stesso ancor più misteriosi: Attila, Aida, Rigoletto, Otello, Don Carlo, Simon Boccanegra, Stifellio… 27 membri, 27 come le opere di Giuseppe Verdi, il Maestro della lirica simbolo della città, 27 appassionati che hanno scelto di occuparsi, per tutta la vita, della promozione della musica verdiana. A Parma quando si tratta di lirica non si scherza, le cose si fanno in grande, con infinito rispetto per la tradizione e questo vale anche per Il club dei 27, un’istituzione serissima e molto intima.

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto di Mariagiulia Bertucci

Ho avuto l’onore di entrare nella loro sede, il cosiddetto covo verdiano accompagnata da Enzo Petrolini, il signor Un giorno di Regno, presidente dell’associazione. Quando dico signor “Un giorno di Regno” non c’è ironia: i componenti del club tra di loro si chiamano proprio così, con il nome dell’opera di cui sono rappresentanti. “Buongiorno, sono Aida” mi ha risposto al telefono il vicepresidente Stefano Bianchi, quando ho contattato il club la prima volta.

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto di Mariagiulia Bertucci

Un giorno di Regno ci racconta la storia della genesi dei Ventisette e i luoghi simbolo del gruppo: “Il club nasce nel 1958 all’interno di uno dei locali storici della città, la Grotta Mafalda (in via Cavestro) il nome del club era proprio “gruppo appassionati verdiani Grotta Mafalda”. Allora, come oggi, i componenti non erano studiosi o professionisti della musica, il primo presidente, Carlo Ziveri, addirittura era un cameriere dell’Orientale (ndr un altro bar molto popolare in piazza Garibaldi).

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto di Mariagiulia Bertucci

La Grotta Mafalda è una delle tavole calde più amate dai parmigiani e ancora oggi è luogo di ritrovo di moltissimi, soprattutto studenti e lavoratori. I Ventisette verdiani si ritrovavano ogni settimana in quella che era la cantina del bar a saracinesche abbassate.“Il giorno della fondazione – prosegue Petrolini – io avevo 8 anni ed ero presente, perché prima di me anche mio padre faceva parte del club. Come è avvenuta la prima assegnazione delle opere? Con un sorteggio”. Entrare nei Ventisette è un’impresa assai ostica: “Il titolo è a vita, tranne per qualche rara eccezione, e nessuno ha diritto di scegliere la propria opera: il posto lasciato libero viene occupato dal nuovo membro. Per entrare nel club infatti bisogna essere presentati da almeno uno o due membri che si fanno garanti davanti al Direttivo della vera passione dell’aspirante socio e poi mettiamo ai voti. Il candidato prescelto però deve attendere che qualcuno lasci il posto… ci sono persone che hanno aspettato anche cinque anni prima di poter far parte del gruppo!”

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto di Mariagiulia Bertucci

Il covo verdiano nel quale il circolo si ritrova ogni settimana ha cambiato negli anni diverse sedi, mantenendo però una regola, quella di rimanere in uno spazio sotterraneo. Oggi si trova nascosto in un cortile nel centro di Parma, vicino alla Casa della Musica in piazzale San Francesco, il museo della città dedicato al patrimonio storico-musicale locale. È un luogo affascinante, prima di tutto per il suo essere cristallizzato nel tempo, è stato infatti un rifugio antiaereo durante la guerra e di quel periodo conserva ancora la scritta “uscita” sul muro.

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto di Mariagiulia Bertucci

Tra cimeli del Maestro e ricordi delle attività del club, davanti ai miei occhi si spalanca la sala centrale, una grande stanza a volte nella quale 27 scranni attorniano il busto di Verdi. Ogni membro del club, durante i momenti più importanti, siede sulla propria sedia, contraddistinta da una targa con il nome dell’opera e da una statua che la rappresenta posta a fianco. Nel giorno dell’anniversario della nascita e della morte di Verdi, il gruppo si chiude nella sala, senza comunicare col mondo esterno e brinda usando 27 boccali speciali, in memoria del Maestro.

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto via Facebook

Il covo è visitabile, contattando il club, ma Petrolini ci tiene a specificare che per accedervi bisogna dimostrare un vero interesse per le attività del gruppo o per la lirica. Dal modo in cui mi parla capisco che dietro questa affermazione c’è la volontà di proteggere un luogo considerato quasi sacro: è qui che il gruppo porta avanti la propria missione, quella di diffondere il più possibile le opere del Maestro, attraverso l’organizzazione di attività sia divulgative che educative come incontri nelle scuole, concorsi letterari dedicati ai più piccoli, convegni e concerti con artisti di fama internazionale.

Sono 27 e sono uniti da un'unica passione: quella per Giuseppe Verdi. Ognuno di loro porta il nome di un'opera. Visita alla sede del Club dei 27 a Parma

Foto via web

“Il collante del gruppo è esclusivamente la passione. Siamo solo dei grandi appassionati, è una leggenda quella che dice che ognuno di noi sappia a memoria ogni dettaglio della propria opera. Io, ad esempio, conosco molto più nello specifico Rigoletto che Un giorno di regno, anzi, se devo dire la verità, forse Rigoletto è una delle mie preferite perché è come il maiale, è così perfetta che non si butta via niente!”. Petrolini mi racconta poi che il posto a cui è più affezionato, oltre al classico Teatro Regio è la casa natale di Giuseppe Verdi, oggi museo, a Roncole Verdi, paesello nella bassa parmigiana. “È il luogo dove ci ritroviamo ogni anno per festeggiare il compleanno del Maestro, ogni 10 ottobre, portiamo sempre un mazzo di 27 rose rosse nella stanza in cui Giuseppino è nato. Quando le rose appassiscono, c’è sempre un mazzo nuovo in sostituzione, le rose sono sempre lì, 27, come noi, per il nostro amato Giuseppe Verdi”

 

 

L'autore: Mariagiulia Bertucci

Classe 1986, 100% made in Parma, vive a Milano da più di 10 anni. Lavora come autrice per diversi programmi tv delle reti La7, Sky e Discovery. Portatrice sana di parmigianità, è orgogliosa delle sue origini emiliane e del suo nome composto, scritto tutto attaccato. Ama le storie di nera, i gatti rossi e tutto ciò che è fucsia.

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