Ho dovuto ricredermi appena la macchina ha imboccato il primo dei tanti magnifici viali alberati che ci sono in città: prima scoperta, Bolzano è una città bellissima. Ovunque ragazzi in bicicletta diretti all’Università, persone nei negozi e turisti a passeggio, e poi coppie con carrozzine e figli a seguito.
Il mio animo si è predisposto nei migliori dei modi, le vetrine dei negozi mi sembravano piene di occasioni, poi siamo arrivati al Museion, la nostra meta, il museo di arte contemporanea di Bolzano, un enorme cubo di cemento e vetrate che si trova accanto ai prati sul fiume Talvera e poco lontano da centro storico.
Con la macchina troviamo parcheggio subito, non è a pagamento, ma sembra essere sufficiente il disco orario: sono sempre più di buon umore. La signora della biglietteria ci accoglie con calore, prima salutandoci in tedesco, poi passando ad un italiano ruvido. In Sudtirolo parlano entrambe le lingue, ma il tedesco è senza dubbio la loro prima lingua, e forse quella che amano di più.
Il 24 maggio scorso, Museion ha compiuto dieci anni e fin dalle prime opere esposte all’interno del museo si intuisce il suo carattere acceso, pulsante, con una personalità sfaccettata e multiforme. Lo spazio è coinvolgente, si respira un certo dinamismo mitteleuropeo.
La cultura nordica qui è messa in forte connessione con quella mediterranea, i formativi espositivi utilizzati non sono certo convenzionali e hanno l’obiettivo di far riflettere chi li percorre, ma non si ha la tipica sensazione che il classico museo di arte contemporanea lascia. Non si è esclusi dalla riflessione, il visitatore viene, in modo mai spocchioso, coinvolto e aiutato a capire qual è il messaggio che l’opera vuole dare.
L’esperienza di chi visita il Museion è immersiva: sono molte le opere esposte che chiedono allo spettatore di farne parte, come nel grande disco luminoso rotante Große Lichtscheibe di Günther Uecker che ha una fortissima carica ipnotica o l’installazione luminosa di Spencer Finch Blue, 173 lampadine che pendono dal soffitto riproducendo la struttura molecolare di una specifica tonalità di blu.
In questi mesi la collettiva Somatechnics ha esplorato i processi di costruzione dell’identità etnica nei suoi legami con l’identità linguistica, sono stati esposti i primi libri fondamentali di Alexander Langer, politico, pacifista, scrittore e giornalista nato a Vipiteno ma cresciuto proprio a Bolzano.
In autunno ci sarà “Tutto. Prospettive sull’arte italiana”, una grandissima mostra di pittura e fotografia create dopo il 1950, da Lucio Fontana, Enrico Castellani e Dadamaino, fino alla fotografia concettuale di Luigi Ghirri e quindi a Mario Schifano.
Le vetrate del Museion guardano le vette del Catinaccio: Bolzano è circondata dalle montagne, ma la sua altitudine supera quella di Torino, e io e Giovanni ci guardiamo e come sempre quando visitiamo una città che ci piace, diciamo “E se ci trasferissimo qui?”.