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Come entrare nella storia di una città: un pomeriggio al Museo delle Storie di Bergamo

Arrivo a Bergamo poco prima del tramonto. Le luci soffuse delle lampade ai bordi delle strade trasmettono un’atmosfera quasi ottocentesca, e una volta arrivati in Piazza Vecchia comincio il mio percorso attraverso il Museo delle Storie di Bergamo: un museo diffuso che comprende sei luoghi della città con una propria identità ma uniti da un progetto unitario ed organico, cioè quello di narrare l’intera storia di Bergamo, dall’epoca romana al XX secolo, attraverso le sue storie. Partiamo dunque per questa macchina del tempo che comprende: il Campanone, il Palazzo del Podestà, il Museo Donizettiano, il Convento di San Francesco e la Rocca.

Sei luoghi per fare un salto nel passato e scoprire la città fra l'800 e il '90. Arte, fotografia e memoria: è il Museo delle storie di Bergamo

Foto di Mario Blaconà

La prima tappa è il Campanone, risale al XII secolo e con i suoi 52,76 metri di altezza è la torre più alta di Bergamo. Ho ancora un po’ di tempo prima della chiusura per salire fino in cima, dove scopro una vista incredibile su tutta la città antica. Alla sommità del Campanone, raggiungibile a piedi (230 gradini) o in ascensore, c’è anche la più grande campana della Lombardia, che ancora oggi, tutte le sere alle 22.00, batte cento rintocchi, a ricordo della chiusura delle porte della città, lungo le mura, durante la dominazione veneta. Nonostante il freddo sono molte le coppie di ragazzi che arrivano fino in cima alla torre, rimanendo affacciati al balcone ad ammirare lo spettacolo di luci che scende fino a valle, e da cui nei giorni più tersi, si può vedere anche il Duomo di Milano.

Sei luoghi per fare un salto nel passato e scoprire la città fra l'800 e il '90. Arte, fotografia e memoria: è il Museo delle storie di Bergamo

Foto di Martina Scalini

Accanto al Campanone c’è il Palazzo del Podestà, che mostra quanto la città di Bergamo abbia delle origini lontane e radicate in tutta la storia d’Italia. Al piano terra è possibile ammirare la Bergamo romana degli scavi archeologici, per poi salire al primo piano ed ammirare gli affreschi del cavedio rinascimentale. Qui si apre il Museo del Cinquecento, un percorso multimediale e interattivo per viaggiare indietro nei secoli e ritrovarsi tra palazzi antichi e conventi, per scoprire le storie di tutte le famiglie nobili di Bergamo, in lotta per il potere sotto il dominio della Repubblica di Venezia, o per assistere alla costruzione delle Mura, divenute oggi patrimonio Unesco.

Sei luoghi per fare un salto nel passato e scoprire la città fra l'800 e il '90. Arte, fotografia e memoria: è il Museo delle storie di Bergamo

Foto via Web

Uscito dal Palazzo chiedo informazioni per raggiungere il Museo Donizettiano, me lo indica un anziano signore fuori da una vecchia edicola che fa angolo tra Piazza Vecchia e una via stranamente silenziosa, via Arena, che sembra isolarsi dal via vai di turisti per le strade del centro. In fondo a Via Arena c’è la Domus Magna, dove si trova il Museo, un antico fabbricato che ospitò gli artisti che lavorarono presso la basilica di Santa Maria Maggiore. Nei suoi ambienti si conservavano i generi alimentari e il foraggio per le famiglie indigenti, tanto che, durante la carestia del 1629, i locali furono assaliti dai bisognosi in attesa della distribuzione gratuita del pane.

Sei luoghi per fare un salto nel passato e scoprire la città fra l'800 e il '90. Arte, fotografia e memoria: è il Museo delle storie di Bergamo

Foto via Web

Proprio all’interno della Domus Magna mi trovo circondato da cimeli, foto, lettere, alcuni pezzi di musica – quasi tutti autografi-, medaglie e libri su Gaetano Donizetti, il bergamasco più famoso del mondo. Anche se la via che conduce al museo è silenziosa e poco frequentata, la sala che lo ospita è sorprendentemente piena di visitatori che guardano con curiosità i mobili della camera di Donizetti (la poltrona, il letto e la coperta, il pianoforte che lo stesso compositore aveva acquistato per i Basoni a Vienna nel 1844), i suoi oggetti personali e il ritratto fattogli da Giuseppe Rillosi nel 1848. Dopotutto l’atmosfera celebrativa del genio del compositore bergamasco aleggia per tutta la città antica, lungo la quale sono diffusi altoparlanti che trasmettono la musica delle sue arie più famose.

Sei luoghi per fare un salto nel passato e scoprire la città fra l'800 e il '90. Arte, fotografia e memoria: è il Museo delle storie di Bergamo

Foto di Mario Blaconà

Ormai è quasi sera, i ristoranti cominciano a riempirsi di gente, la domenica sera Bergamo alta si riempie di vita, e io, avvolto dalla musica di Donizetti, attraverso Piazza Mercato ed entro nel Chiostro delle arche, le cui pareti compongono gli edifici che ospitano il Convento di San Francesco. La sala capitolare è immersa nel silenzio, che mi ricorda proprio quello di alcuni conventi del voto del silenzio. Mi sembra di riscoprire dal vivo la forte sensazione di spiritualità che vidi nel film “Il grande silenzio”, di cui le mura di questo luogo mi ricordano molto le atmosfere. Dopo qualche minuto decido di dirigermi verso la terrazza panoramica,  e anche qui davanti ai miei occhi si spalanca un orizzonte imperdibile: l’incrocio delle due valli, Brembana e Seriana.

Sei luoghi per fare un salto nel passato e scoprire la città fra l'800 e il '90. Arte, fotografia e memoria: è il Museo delle storie di Bergamo

Foto di Martina Scalini

Oggi sede degli uffici, degli archivi, della biblioteca del Museo delle storie di Bergamo, il convento ospita il Museo della fotografia Sestini, un tesoro di storie raccontate attraverso tantissime fotografie. Dai ricordi cinematografici del film passo ai fermo immagine di scatti a carattere storico e scientifico. La sezione scientifica si sviluppa in tre ambienti. In ciascuno si propongono attività che guidano i visitatori a scoprire il processo della vista, i fenomeni che regolano la propagazione della luce, gli inganni percettivi, le analogie tra il funzionamento dell’occhio umano e della macchina fotografica. La sezione storica conduce i visitatori alla scoperta della fotografia tra dimensione locale e internazionale. Le installazioni multimediali ripropongono le tecniche di lavorazione delle fotografie dalla prima metà dell’800 alla seconda del ‘900, ricostruiscono la diffusione degli studi fotografici nella bergamasca e illustrano i fondi dell’Archivio fotografico Sestini.

Sei luoghi per fare un salto nel passato e scoprire la città fra l'800 e il '90. Arte, fotografia e memoria: è il Museo delle storie di Bergamo

Foto di Martina Scalini

Ritorno in Piazza Vecchia, sto per prendere la funivia per tornare in città bassa, ma vengo attratto da una mostra che si tiene al Palazzo della Ragione, all’ombra del Campanone e di fianco al Palazzo del Podestà. Il nome della mostra è Il Corpo Insensato, che si tiene fino al 6 gennaio ed espone le opere di ventiquattro artisti tra cui Maurizio Cattelan, Bill Viola, Joseph Beuys e Anish Kapoor, che offrono una riflessione sul corpo contemporaneo privo di senso e sensi.

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Foto di Martina Scalini

Dalla cima delle scale del Palazzo della Ragione si riesce a intravedere anche la Rocca, che sorge sul colle di Sant’Eufemia. Fortificazione di origine trecentesca, la sera viene illuminata da luci che la rendono visibile anche dalla città bassa. Considerato come uno dei luoghi del cuore dei bergamaschi, l’intero complesso della Rocca offre una vista panoramica a 360°: oltre alla città alta è possibile ammirare anche le Prealpi Orobie e l’intera pianura bergamasca. 

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Foto di Mario Blaconà

È ora di andare, avvolto dalla musica classica vado verso la funivia. Ma prima di tornare a casa mi aspetta un’ultima tappa a Bergamo bassa. Arrivo all’ultimo luogo del Museo delle storie: la Torre dei Caduti, monumento dedicato alla memoria dei caduti della Grande Guerra. All’ingresso  trovo un itinerario che racconta la vita della città intorno alla Torre, divenuta simbolo della Bergamo contemporanea. Al termine del percorso, lungo sei piani, concludo la storia della mia giornata sulla terrazza godendomi un ultimo pezzo da museo: il panorama.

L'autore: Mario Blaconà

Documentarista e critico cinematografico, lavora presso il Centro Culturale San Fedele di Milano e collabora con filmidee, The Submarine e Cultweek. Gli piace il post rock e il cinema sperimentale americano e italiano.

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