Cristina e Federico, al numero 0A di Via Romani, dietro la Gran Madre, sorridono sempre. Nel 2011 hanno aperto L’ibrida bottega, una delle librerie indipendenti in cui amo rifornirmi di nuove letture, o regali.

Foto di Martina Merletti
Quando scendo le scale di legno con un titolo ben preciso in mente spesso lo hanno già.

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Ogni tanto, invece, devo ordinare qualcosa. Allora Federico o Cristina, dopo avermi offerto un caffè, battono velocemente sulla tastiera e “Sarà qui per le tre”, dicono. “Le tre di questo pomeriggio? Tra due ore?”, rispondo io. “Sì,” fa Cristina, e aggiunge, ridendo: “Sai com’è, dobbiamo battere Amazon”.

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L’ultimo arrivo speedy è stato “Ugo-go-go”, la graphic novel di Ilaria Mattioni ed Emanuele Racca, da regalare a un giovane amico di 8 anni.

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A Torino sono a decine le persone che, come Cristina e Federico, animano luoghi speciali: dalla Luna’s Torta – dove potete acquistare ebook allo stesso prezzo di internet –, alla Libreria Therese, passando per Il Ponte sulla Dora, i Comunardi di via Bogino – super forniti di riviste specialistiche e fumetti – e Il banco di via Garibaldi, una lunga galleria trasparente stracolma di libri.

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Questi posti non sono solo librerie ma anche calderoni di eventi che attirano autori e dibattiti durante tutto l’anno, con picchi considerevoli con il Salone Internazionale del Libro, Torino che legge e Portici di Carta.

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Ed ecco due coordinate fondamentali per andare alla scoperta di questa città del libro: portici e bancarelle.

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Ci sono poche cose che mi fanno star bene quanto l’andar per bancarelle di libri usati in via Po o nell’immensa struttura di piazza Arbarello, dove la concentrazione di meraviglie umane e cartacee si fa densissima e le ore si perdono una dietro l’altra, avvicinandosi alla sera.

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Le prime edizioni italiane delle poesie di Garcia Lorca, dell’Antologia di Spoon River e de La chiave a stella vengono proprio da lì, carta fragilissima, macchiata dal tempo, che ho comprato per pochi euro e conservo gelosamente nei ripiani più confortevoli della mia libreria. Senza parlare del fascino irresistibile dei libri segnati da vite altrui: dedicati, datati, scrigni di bigliettini, disegni e scontrini che raccontano storie.

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Se al ritorno dalla scorpacciata di volumi usati mi capita di passare da piazza Castello, difficilmente tralascio la meravigliosa Galleria Subalpina, dove hanno sede alcune delle più antiche botteghe antiquarie – prima tra tutte La casa del Libro.

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A pochi passi dalla Galleria, poi, una visita al Circolo dei Lettori, nel palazzo Graneri della Roccia – uno dei più belli della città – è d’obbligo.

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Lì potrete ascoltare grandi autori presentare le loro ultime fatiche, partecipare a gruppi di lettura tematici e in lingua o semplicemente prendervi un caffè e sfogliare il giornale in una delle fantastiche sale settecentesche.

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Una goduria fuori dal tempo.

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Se invece vi andasse di respirare aria di letteratura nel brulichio mondano del centro, non temete: Cesare Pavese non era da meno. In piazza Vittorio il dehors panoramico del Caffè Elena ha visto nascere molti dei suoi capolavori, così noi oggi possiamo far aperitivo fantasticando il costruirsi di Dialoghi con Leucò.

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D’altra parte, oltre a essere la capitale del Salone Internazionale del Libro, questa è la città dove le librerie decidono di battere Amazon, e ci riescono.