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Scusi, lei sa dov’è NoLo? Rinascita di un quartiere, raccontata da Matteo B Bianchi

È successo all’incirca due anni fa: di colpo sui social network, è comparsa una sigla apparentemente misteriosa: NoLo, ovvero l’abbreviazione di North of Loreto, nuovo nome dato a una zona periferica che non godeva certo di buona fama, tra via Padova, viale Monza e i dintorni Stazione Centrale. Da subito, sono partite le prese in giro, per il nome pretenzioso che riecheggia il quartiere SoHo di New York. Insieme alle ironie, però, si è messo in moto qualcos’altro: meno di tre anni dopo, NoLo è qualcosa che esiste davvero, che ha un spirito e persino un suo festival.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

Per capire meglio cosa significhi abitarci, abbiamo intervistato Matteo B. Bianchi, scrittore con una bibliografia che spazia dai romanzi (l’ultimo è “Maria Accanto”, uscito nel 2017 per Fandango) ai saggi, come il recente “Yoko Ono”, dedicato alla “giapponese più famosa al mondo”, ma anche autore tv e fanzinaro di vecchia data. Matteo è arrivato a NoLo molti anni prima che il quartiere si chiamasse così, per l’esattezza il giorno di Capodanno del 2010: “Consiglio a tutti di traslocare il giorno di Capodanno: non c’è traffico, si trova parcheggio anche per il furgone”. Ci incontriamo al GHEPENSI M.I., locale che serve ottime birre e ottimi cocktail, che organizza eventi senza sosta e che è diventato il simbolo stesso di NoLo.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

Prima di essere ribattezzato NoLo, questo era un quartiere come tanti?
Era un quartiere che prometteva di diventare migliore, ma era una promessa che c’era in giro da tempo. Io mi sono trasferito perché le case costavano molto meno di altri quartieri, anche se oggettivamente odiavo viale Monza. Nei primi anni non c’era niente: la sera quando si usciva si andava in altre zone, in giro c’erano solo gli spacciatori che ti offrivano da comprare.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

E come è rinato il quartiere?
NoLo rappresenta il primo vero esempio di social district a Milano, un quartiere che si è cementato grazie a una pagina Facebook: questo è un quartiere molto giovane e popolare, pieno di immigrati e di persone che non potevano permettersi di andare altrove. Nel momento in cui si è creata una comunità, subito tutti si sono dimostrati entusiasti di partecipare. Poi ci sono state un po’ di circostanze: ad esempio il GHEPENSI M.I. si è trasferito dove siamo ora e si è allargato. Di colpo, è diventato l’unico posto in cui aveva senso andare ed è stato preso d’assalto. Altri locali hanno iniziato a sentirsi parte del cambiamento, come il Cinema Beltrade.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

Il GHEPENSI M.I. che ruolo ha in questo quartiere?
Il GHEPENSI M.I. è il cuore pulsante di piazza Morbegno, perché ogni sera organizzano qualcosa: concerti, stand up comedian, spettacoli. Qui ad esempio ogni venerdì sera c’è Fantastico, che è nato come costola del Festival di San Nolo. Può far ridere, però il festival di San Nolo è diventato un appuntamento in tre serate al cinema Beltrame, tre serate tutte esaurite. Da quell’esperienza è nato Fantastico, che è gratuito, ma per cui non si trovano posti per un mese e ha fatto così scalpore che è stato invitato allo Zelig.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

Quindi i fattori sono stati due: i locali e il senso di comunità?
L’aspetto comunitario e sociale è molto forte: ogni tanto si organizza una colazione di quartiere in zone degradate, oppure è già successo un paio di volte che si attivasse una rete per emergenze sociali. Ad esempio c’era una famiglia di profughi che doveva andare in Germania, ma non aveva i mezzi per farlo. In un giorno si sono raccolti i soldi per comprare biglietti e vestiti.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

In tre anni il panorama è cambiato: hai già sperimentato il lato oscuro della gentrificazione, ovvero l’aumento dei costi e lo snaturamento della zona?
NoLo sta vivendo ancora il suo periodo d’oro: non è Isola, dove non puoi parcheggiare, c’è un locale dietro l’altro e si è persa l’identità del quartiere, che è diventato i nuovi Navigli. Certo, gli affitti e le case iniziano a salire. Per sei anni, nessuno mi ha mai chiamato, oggi ricevo ogni giorno telefonate da agenti immobiliari. La sensazione diffusa è che un quartiere morto si sia risvegliato: io sto vivendo l’esperienza di uscire di casa la sera e non abbandonare mai il quartiere, che è una cosa che non mi sarei mai aspettato. Qualche giorno fa sono salite sul tram tre turiste e hanno chiesto al conducente: “Scusi, lei sa dov’è Nolo?”.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

Dovendo immaginare una giornata a Nolo, quali sono le tappe?
Per fare colazione, ma anche per lavorare c’è l’Hug: un posto molto tranquillo dove lavorare o pranzare. Ha anche la caratteristica di fare da portineria da quartiere: puoi fare arrivare lì i pacchi, puoi lasciare le chiavi per farle ritirare da qualche amico. Cose piccole, che però ti cambiano la vita di tutti i giorni. Qui a fianco c’è la Caffineria per caffè e merende. Il Noloso è il bar gay, è molto amato per aperitivi e brunch. Per cenare c’è il Mezzé, che si chiama così perché puoi ordinare le mezze porzioni e assaggiare tutti i piatti.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

A Milano c’è un quartiere che può seguire il percorso di NoLo?
Forse quello che viene orrendamente chiamato SouPra, ovvero South of Prada, nel senso di Fondazione Prada. Va riconosciuto che ci sono caratteristiche simili: oltre a un locale centrale come Fondazione Prada, c’è l’ostello Madama Bistrot, c’è l’Ohibò che è un locale dove si fanno concerti, c’è Reading Room che è l’unico negozio di Milano che vende solo riviste. Quella è una zona che potrebbe vivere un cambiamento simile a NoLo, anche perché come NoLo è una zona estremamente popolare e multietnica.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

Cosa manca a NoLo?
Non c’è un locale vegetariano, che qui sarebbe la morte sua. Non c’è soprattutto una libreria, le presentazioni di libri sono ancora una rarità.

Matteo B Bianchi, scrittore, autore televisivo e locals di NoLo, ci porta a fare un giro fra i suoi luoghi preferiti del nuovo quartiere di Milano

Foto di Delia Parodo

E dove vai quando vuoi andare in una bella libreria a Milano?
Inesorabilmente ci sono due librerie che sono il cuore culturale della città e sono la Gogol (ne abbiamo parlato anche noi qui ndr.) e la Verso. Sono due librerie frequentatissime perché non sono solo dei negozi, ma sono dei centri culturali molto attivi. In questo si ricollega a NoLo: in questo momento la città è molto ricettiva e se non ti limiti a essere un rivenditore, ma scegli di essere parte attiva, allora hai una risposta da parte del pubblico.

 

L'autore: Marco Villa

Giornalista e autore, dal 2011 lavora per Better Days, dove ricopre il ruolo di redattore per Dailybest.it e Rockit.it e partecipa alla produzione del MI AMI Festival. Scrive di serie tv per Serialminds.com, sito di cui è uno dei co-fondatori. È tra gli autori di E Poi C’è Cattelan, late night televisivo in onda su Sky Uno.

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