A Piacenza, in via Trento 18, c’è una porta grigia con uno spioncino curioso. La sagoma ritagliata di una macchina fotografica lo trasforma in un obbiettivo che mi osserva mentre suono il campanello.
Entro nella prima galleria piacentina che tratta solo fotografia, la da.ga.llery di Gaetano Damasi. Nato da pochi mesi e presenza più giovane al recente Mia Photo Fair di Milano, lo spazio mi accoglie con gli scatti di Giovanni Chiaramonte nella Sicilia degli Anni Settanta.
Le esposizioni con cui ha iniziato l’attività la dicono lunga sulla qualità della linea che la galleria intende mantenere: le fotografie di Luca Nizzoli Toetti sono state l’avvio col botto, ora è esposto Chiaramonte e in aprile sarà la volta di Stefano Giogli che, racconta Damasi, «qui a Piacenza è rimasto affascinato dalle rive del Po, i suoi ponti e i suoi riflessi, e dallo sguardo che si perde lontano».
La da.ga.llery cerca immagini «che non siano NG». Damasi dice proprio così: Enne Gi. «Alla National Geographic, che, per carità, sono bellissime e adatte al loro target, ma vogliamo proporre qualcosa di meno scontato». Come lo stile minimal di queste due stanze, dove l’arte dell’osservazione non risparmia neppure le maniglie delle porte, sostituite da vecchi obbiettivi e dal rullino della Kodak.
Se chiedo a Damasi di scegliere un luogo fotogenico della città, mi sorprende facendomi affacciare alla porta. «Non andiamo lontano, io ti dico questa via. Via Trento». Una strada per lui intima. «Tutto dipende da come si vedono le cose. Via Trento è anche il soggetto di un mio portfolio, una sorta di analisi interiore perché è qui che sono nato e cresciuto. Ho fotografato angoli, prospettive e persone di questa via».
Questa strada, prima dell’apertura della da.ga.llery, era conosciuta per la sede “Spazio Esperienze” del lighting designer Davide Groppi.
Un luogo da non perdere per chi ama il design sposato alla magia della luce.
Chi pecca con il gusto, invece, al civico 7 di via Trento trova la bottega storica Amendolara.
Nata nel 1937 come caseificio e ora spaccio di salumi, specialità piacentine e quant’altro è possibile fantasticare.
La galleria, con i suoi workshop, la futura piccola libreria e il festival all’aperto già in programma, sta diventando un punto di riferimento irrinunciabile per chi passa a Piacenza con la fotografia in testa. E’ luogo d’incontro di fotografi, ciascuno con la sua idea di bellezza cittadina.
Uno di loro, Patrizio Maiavacca, ama scattare ai margini, nella zona industriale dove dalla tangenziale si abbracciano la chiesa di Torricella, il grattacielo dei Mille, la stazione e i tralicci sui binari che disegnano geroglifici nel cielo.
Marco Rigamonti, che con la da.ga.llery collabora, punta la macchina fotografica negli angoli verdi e nascosti alle spalle di via Rogerio, dove i giardini si alternano ai mattoni rossi delle case Ina, raccolte attorno alla chiesa del quartiere.
Per ogni occhio c’è uno sguardo non convenzionale sulla città.