La piazza più poetica di Bologna? È quella vicina al cuore.
Per qualche anno, quando ero una studentessa fuori sede, ho abitato con mia sorella vicino alla Piazza della Pioggia, a qualche metro dal Circolo Arci La Paresse, l’osteria anarchica di Via Avesella 5. Studiare a Bologna per un’abruzzese fuorisede come me era quasi una rivoluzione e avevo scoperto un autentico rifugio nel cuore della città.
Un nascondiglio sicuro, un po’ rustico, un posto da vivere capace di farmi sentire fuori dal mondo. Una notte di settembre, immersa nella luce gialla e rossa dei portici, tornando verso casa, ho sentito una voce provenire dai muri e domandare: «La pioggia ha una pausa o un ritmo?». Ma io avevo altre teorie.
Quando inizia settembre torno sempre all’incrocio fra Via Galliera e Via Riva di Reno ad aspettare la prima pioggia del mese, ai piedi della chiesetta di Santa Maria della Pioggia intitolata alla Vergine della Pioggia. È il mio modo per tirare la coda all’estate. Vado da quelle parti anche per comprare un po’ di crescenta e mezzo chilo di pane a lievitazione naturale, ricavato da farine di frumenti locali, al Forno Brisa in Via Galliera 34d, un forno aperto da quattro ex studenti dell’Università.
Intorno alla piazza ci sono parecchi esercizi commerciali. Il ristorante Prima della Pioggia con un menù sfizioso e alimenti di alta qualità, un bar, una macelleria, una drogheria. Prendono tutti l’appendice della Pioggia: in particolare l’Antica Drogheria della Pioggia all’angolo con Via de’ Falegnami è il locale dove trovo tutte le risposte.
Le sue vetrine sono un vero e proprio tuffo nel tempo e nei ricordi d’infanzia. Scatole di latta, articoli da collezionismo, lieviti, cioccolate, spezie rare, prodotti per pulire qualsiasi macchia, dolci e caramelle. Starei ore a scegliere tra gli Amarelli, le pastiglie Leone e le Rossana, ma poi finisce che le compro tutte, mi ricordano tanto mia nonna.
Tra le altre botteghe storiche, depositarie di commercio e tradizione cittadina, svetta il Disco d’Oro, un negozio di dischi e dell’avanguardia anni settanta e ottanta. Merita davvero una visita.
È lì che ho iniziato a collezionare vinili. È una miniera di musica e nel catalogo c’è tutto l’underground internazionale e indipendente italiano, ma anche molta musica elettronica, black e grandi classici del rock. Con un pizzico di nostalgia e qualche ruga in più quest’anno ho lasciato la mia voce nei muri a ripetere «Se la pioggia è un luogo e altro non è».