Leggere un libro facendo colazione in un birrificio. Incontrare un ballerino siriano palestinese cresciuto tra le bombe della guerra e le minacce dell’Isis. Trovarsi in centinaia a leggere la Pimpa. Imparare che un brano di Britney Spears può trasformarsi in un canone in perfetto stile barocco. Sono queste le cose che accadono a Cuneo tra il 14 e il 19 novembre. A renderlo possibile è scrittorincittà, il festival letterario giunto alla sua ventesima edizione.
A raccontarmelo è Cristina Clerico, da due anni Assessora per la Cultura del Comune di Cuneo. La raggiungo al telefono, ha il fiato corto di chi si barcamena tra scadenze assillanti e la voce appassionata di chi non vede l’ora che la manifestazione abbia inizio. “Per noi l’obiettivo è quello di ridurre le distanze tra pubblico e autori”, mi racconta, “perché troppo spesso la lettura viene percepita come un’attività per pochi, mentre scrittorincittà la rende un’esperienza da fare in compagnia. L’incontro con l’autore, la sua introduzione al tema, soprattutto quando parliamo di saggistica, rende la lettura accessibile”.
Dando un’occhiata al programma mi rendo conto che accessibile potrebbe aver assunto un valore più letterale del previsto. Non è solo il numero degli autori o dei temi trattati a sorprendermi, ma la quantità di luoghi coinvolti. Ci sono biblioteche, musei, caffè, scuole, teatri, birrifici e circoli ricreativi storici come ad esempio ‘L Capriss. Io, da amante di atmosfere informali quale sono, vi consiglio di iniziare la giornata godendovi un Book&Breakfast al birrificio Baladin e, a seguire, due passi nel centro storico per raggiungere la Libreria dell’Acciuga, dove Nello saprà aver cura di voi e delle vostre letture accogliendovi nella sua coloratissima tana di via Dronero.
Nel caso usciate di lì con un libro, magari proprio quello di cui avete conosciuto l’autore la sera prima, impazienti di attaccare i primi capitoli, sappiate che “tutti i caffè storici di piazza Galimberti sono luoghi ideali in cui fermarsi a leggere in pomeriggi piovosi”, suggerisce Cristina Clerico, e io le darei retta perché “io e il mio compagno”, dice, “abbiamo sempre un libro in tasca.”
Se non siete mai stati in città, poi, consiglia vivamente una visita al complesso monumentale di San Francesco, ma anche un giro alle esposizioni che animeranno Palazzo Santa Croce, Casa Galimberti e Palazzo Samone.
Le chiedo qual è per lei il ricordo più significativo di questi vent’anni di scrittorincittà. Lei fa una breve pausa, il tempo di un respiro meno affannoso degli altri, poi parla di un incontro dell’anno scorso, moderato dal prematuramente scomparso Alessandro Leogrande – a cui sarà dedicato, domenica 18 alle ore 14.30, l’incontro “Raccontare per comprendere” con Elena Stanchelli, Nadia Terranova ed Enrico Ianniello. “Due anni fa”, ricorda, “Piero Grasso parlando di Falcone e Borsellino ha dichiarato: ‘venticinque anni sono pochi per la storia ma tanti per la memoria’. Queste parole mi hanno fatto pensare a quella fetta di eventi che finisce in un limbo: troppo giovani da studiare e troppo vecchi per essere ricordati. Ecco perché continuare, attraverso scrittorincittà, a parlare di attualità e scrittura.”
La nostra telefonata continua e Cristina Cletico m’illustra con entusiasmo Carte da decifrare, un format ideato da Fondazione Artea in cui scrittori e musicisti si incontreranno per “decifrare” un testo letterario utilizzando musica e parole. “Spesso la musica è il fulcro del libro”.
L’intero programma del festival è chiamato a confrontarsi con un tema, lo scorso anno la parola chiave era briciole. Negli anni precedenti ci sono stati: orizzonti verticali, luci nel buio, in questo preciso momento. Per questa edizione, complice il doppio decennio trascorso dalla prima, la parola è venti. “L’abbiamo scelta apposta per le sue molteplici declinazioni”, mi spiega Cristina. Ci sono venti d’incontro, venti per danzare, venti per riflettere. Ognuno può seguire quello che preferisce. “I miei”, dice Cristina, “rimangono venti di storia e di attualità. È la mia cifra, sono un po’ mono maniacale in questo”.
Sarà l’increspatura finale delle parole, sarà la vibrazione fisica dei lineamenti, ma dall’altro capo del telefono percepisco il delinearsi di un sorriso.