Via San Vitale è una delle strade che parte a raggiera dalle due torri di Bologna, segna in qualche modo il limite della zona universitaria, e l’inizio di tutto il resto. Sotto il suo portico di destra, al numero 63, il passante disattento scorgerà solo un portone. Credendolo l’ingresso di un palazzo andrà oltre, noi invece, che siamo un po’ avventurieri, appoggiamo la mano, lo scopriamo aperto ed entriamo.
È il Teatro San Leonardo, chiesa sconsacrata, cuore dell’incontro tra teatro, musica e politica alla fine degli anni ’60, fondato da Luciano Leonesi e Loriano Macchiavelli all’epoca del GTV (Gruppo Teatrale Viaggiante). Oggi è la sede del Centro di Ricerca Musicale, progetto dell’Associazione Pierrot Lunaire, luogo di esplorazione e sperimentazione della musica che va oltre i generi. Laboratorio e rifugio di musicisti provenienti da tutte le parti del mondo. Un posto per curiosi, per gli irrequieti che si sentono stretti nelle classificazioni del mercato discografico.
Il Teatro San Leonardo ospita iniziative durante tutto il corso dell’anno, qui è possibile partecipare ad un concerto di musiche tradizionali della Tuva come ad un live per voce, elettronica e oggetti. A me è capitato di assistere ad un “Cell concert” ovvero una sperimentazione dal vivo sul dialogo tra musica, parola e cellule. Un progetto del Dott. Carlo Ventura di VID art|science, che studia come utilizzare campi magnetici e vibrazioni acustiche per guidare la capacità rigenerativa delle cellule staminali adulte.
Al Teatro San Leonardo ci girano giovani musicisti del Conservatorio, professori e professionisti, gente di tutte le età. Durante il corso dell’anno, sotto le arcate del XII secolo dell’ex chiesa, si svolgono una serie di incontri e di workshop, che conducono al festival Angelica.
Per tutto il mese di maggio nel teatro approdano artisti classici e contemporanei, protagonisti della musica di ricerca. Strumenti tradizionali dimenticati e moderni sintetizzatori, ensemble vocali e computer, si incontrano sul palco tra le mani di questi scienziati clandestini del suono, chiamati a raccolta dal direttore artistico Massimo Simonini e dal suo staff.
Con l’intento di conservare la memoria di queste collaborazioni, ma che si è poi subito aperta alla produzione di molti altri lavori, è nata anche l’etichetta discografica “I dischi di Angelica”. Trentacinque produzioni, ad oggi, di musica libera e non convenzionale.
Il Centro di Ricerca Musicale del Teatro San Leonardo e Angelica sono realtà vive e in continua evoluzione, quando passo lì davanti mi perdo a immaginare esperimenti che magari proprio in quel momento, stanno dando grandi risultati. Penso a riti tribali di giovani dj, a enormi macchine che ricercano suoni sconosciuti, captano segnali dall’invisibile. Mi ci affaccio ogni tanto, do un’occhiata al programma, e penso spesso di doverci collaborare, mischiando la poesia con la musica, cercando un territorio comune, e chissà che prima o poi non succeda. Se qualcosa va in porto, vi invito.